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Venerdì, 19 Aprile 2024
ELEZIONI 2022

Mancano 5 giorni al voto, domenica sarà già ballottaggio tra Giordani e Peghin

Lo spoglio ci sarà lunedì 13 dalle ore 14. Gli altri sette candidati rischiano di rimanere fuori dal consiglio comunale e di lanciare un duello già al primo turno. A pesare sarà il voto della Lega

Mancano 5 giorni. Lunedì sera Padova saprà se avrà un nuovo sindaco o se verrà riconfermato l'attuale primo cittadino, Sergio Giordani. Domenica si va al voto, ma lo spoglio inizierà solamente alle 14 del lunedì e successivamente a quello dei referendum. In campo ci sono 9 candidati sindaco. Giordani punta ad un secondo mandato, ma dovrà vedersela soprattutto con Francesco Peghin, imprenditore ed ex campione del mondo di Vela, sostenuto dall'intero centrodestra. E' lui l'unico vero competitor del sindaco in carica, che invece godrà dell'appoggio di 9 liste, tra cui quella del Pd, di Coalizione Civica (che nel 2017 aveva espresso invece un proprio candidato) e del Movimento Cinque Stelle.

Gli outsider

Nel centrosinistra c'è anche Francesca Gislon, che rappresenta i delusi di Giordani e gli affezionati ad Arturo Lorenzoni, ex vicesindaco e candidato anti Zaia alle ultime regionali. Più a sinistra ancora c'è Luca Lendaro, che invece arriva da Potere al Popolo, ma ha chiamato il suo progetto 'Tutta Nostra la città', incassando il sostegno anche di Rifondazione Comunista. Un progetto completamente civico è invece quello di Lorenzo Innocenti e 'TornaPadova', che nella sua lista ha inserito tutti candidati mai entrati in politica. Poi c'è Salim El Maoued, "medico degli ultimi" palestinese e trapiantato a Padova 30 anni fa, Domenico Minasola di 'Alleanza per Padova', Chiara Zoccarato per 'Alternativa', che raccoglie molti ex Cinque Stelle. Non manca il rappresentante dei No Vax, Paolo Girotto.

Le previsioni

Tutto lascia pensare che domenica possa già tradursi tutto in un vero e proprio ballottaggio tra Giordani e Peghin. I sondaggi danno per favoritissimo l'attuale sindaco e in leggera ripresa lo sfidante del centrodestra. Nessuno degli altri 7 candidati sembra poter superare il 3% e questo lascia quindi presupporre che Giordani e Peghin possano dividersi la fetta più grande dell'elettorato già al primo turno. Finora è stata una campagna elettorale sottotono, senza grandi temi e con qualche colpo basso. Peghin è sceso in campo a gennaio per farsi conoscere dai padovani, dividendo però molto soprattutto la Lega, che in parte voleva proporre un proprio candidato o comunque lasciarlo scegliere alla base. Nessuno ha mai discusso la persona, ma le modalità. A portarlo davanti a Matteo Salvini è stato infatti Massimo Bitonci, ex sindaco e oggi parlamentare della Lega, che ha scelto Peghin insieme a Nicola Lodi, il coordinatore cittadino di Forza Italia. Il 12 giugno si saprà se l'ombra di Bitonci (che alle elezioni del 2017 ha perso proprio contro Giordani) è stato un punto di forza per Peghin o un punto debole e quanta Lega lo voterà. O se aveva ragione quella parte del Carroccio che non voleva candidare Peghin. Il parlamentare, soprattutto in queste ultime settimane, ci ha messo molto la faccia, presenziando quasi a tutti i comizi del candidato sindaco, quasi al punto di oscurarlo con la sua forte personalità. Nel frattempo però la Lega sostiene di essersi ricompattata attorno a Peghin, così come Fratelli d'Italia. Il partito di Giorgia Meloni è dato in testa da tutti i sondaggi a livello nazionale e oltre il 20%, ma a Padova dovrà dimostrare quanto vale. Dentro c'è chi non pensa di poter superare il 10%. Dall'altra parte Sergio Giordani ha scelto la linea “zaiana” di continuare ad amministrare, avendo il vantaggio di poter sfruttare praticamente tutti i progetti in corso per evidenziare quello che è stato fatto in questi 5 anni. Ha imbarcato dentro anche il Movimento Cinque Stelle e una fetta "nascosta" di centrodestra, perdendo almeno in partenza un pezzo di sinistra che ha deciso di correre da sola e di bersagliare proprio lui in campagna elettorale. Ha rifiutato i faccia a faccia pubblici con Peghin, chiesti invece a gran voce da quest'ultimo, partecipando solamente ad un paio di incontri organizzati con tutti gli altri candidati. Su di lui c'è il peso più grande, perché una bocciatura sarebbe difficile da digerire.

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