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Europa Verde: «Prandina, auditorium e ampliamento Alì, tutte facce della stessa medaglia»

Il mirino è puntato sull'amministrazione, che dovrebbe difendere le battaglie "green" ma che secondo il gruppo politico invece starebbe favorendo il consumo di suolo

A breve il Consiglio Comunale sarà chiamato a votare sulla richiesta della società Alì di edificare 15 ettari di terreni agricoli. Europa Verde Padova sostiene convintamente la lotta di Comitato e Associazioni per evitare un nuovo consistente consumo di suolo.

Due facce della stessa medaglia

«Come per l'attuale parcheggio alla Prandina, per non parlare della proposta dell’Auditorium, l’ampliamento del magazzino merci Alì in via Svezia, avrebbe lo stesso esito. In entrambi i casi si aumenta il consumo di suolo non urbanizzato e non si recuperano e riqualificano gli edifici esistenti - si legge in una nota - .Si sottraggono 15 ettari di superficie agricola nella zona di via Svezia e 3,6 ettari destinati a verde pubblico nell’ex caserma Prandina. In contrasto con le norme per arrestare il consumo di suolo dettate dalla Legge regionale 14/2017, dal Piano Territoriale Regionale di Coordinamento e dal Piano degli Interventi adottato dal Comune. Norme da rispettare poiché, rispetto alla superficie totale del Comune di Padova, quella cementificata è passata dal 47.5 % del 2006 al 49,6 del 2021, anno in cui si sono consumati tre ettari (fonte: Ispra, per il 2022 non ci sono ancora i dati). Solo con l’ampliamento del magazzino Alì se ne consumerebbero 5 volte tanto, oltretutto quasi il triplo del consumo di suolo concesso dal Piano degli Interventi per tutte le aree di nuova urbanizzazione».

“Urbanistica creativa”

«Ci sgomentano le disinvolte capriole amministrative con cui le norme a salvaguardia del suolo e del verde vengono aggirate. Nel caso Prandina è bastato dichiarare “temporaneo” il parcheggio per ignorare i vincoli sull’area e la destinazione d'uso a verde pubblico. Per bypassare la normativa, in via Svezia si fa passare l’ampliamento del magazzino Alì per un'opera di rilevante interesse pubblico. Possibilità realmente prevista dalla normativa che però non è dimostrabile. La realtà fattuale invece dimostra il contrario: c’è forse carenza di ipermercati a Padova con i relativi magazzini merci? Come è possibile sostenere la inderogabile  necessità di costruirne un altro - un vero ecomostro- quando in zona industriale il 15% dei capannoni risulta dismesso - ben 11.000 - per una superficie complessiva 31 ettari? E’ lampante che il rilevante interesse è solo del privato che possiede i terreni. Godrà dell' incremento del valore patrimoniale grazie alla nuova destinazione d'uso assegnata all’area, se sarà approvata dal C.C. la variante urbanistica richiesta da Alì».  

Ladri di futuro

«Ma quel che è peggio, è che l’utilizzo di questi escamotage per aggirare norme e leggi sta diventando prassi amministrativa. Ed al peggio non c’è mai fine, come quando non si da corso a delibere approvate dal  C.C, ad esempio quella su Acqua bene Comune. Un modo di governare Padova a favore di pochi e a danno non solo di ambiente e territorio: impedisce infatti anche il decollo di uno sviluppo economico sostenibile e duraturo. Proprio quando i fondi UE per la transizione ecologica ne sarebbero il volano».

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