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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute

Dal cancro al lockdown, la speranza regalata a Luca dallo Iov

La scoperta della malattia il 25 dicembre 2019. Gli interventi, le terapie, il Covid: «Ogni tanto rivivo in flasback le sofferenze della chemio, i giorni in cui sono stato ricoverato, le brutte notizie, ma posso sicuramente dirvi che dopo aver affrontato questo genere di cose sarà come una rinascita e si vive la vita come non si è mai fatto prima»

Tutto è iniziato qualche giorno prima di Natale 2019. «Ero sotto la doccia quando mi accorsi che il testicolo destro era di dimensioni maggiori rispetto a quello sinistro, ma inizialmente non ci diedi troppo peso sia perché pensavo che fosse una cosa innocua, sia perché provavo un certo pudore. Il 25 dicembre, dopo aver festeggiato a casa di mia nonna, appena mi sedetti in macchina avvertii un dolore fortissimo al testicolo e decisi di andare al pronto soccorso». La vita di Luca, 24 anni di Comacchio (Ferrara), viene stravolta proprio il giorno di Natale. «Mi ricoverarono e dopo svariati esami del sangue e una Tac, arrivò la diagnosi: tumore al testicolo destro. Il 3 gennaio venni operato e il giorno dell’Epifania feci rientro a casa».

La storia

Seguono un ciclone di paura, ansia, confusione. «Nella mia testa alla parola cancro associavo solo la parola morte, ed io di morire non ne avevo la minima intenzione: avevo, e ho ancora, troppe cose da fare nella mia vita. Decisi quindi di mettermi nelle mani dello Iov, così accompagnato dai miei genitori e da mio fratello venimmo a Padova». Qui il dottor Marco Maruzzo, referente della Patologia genitourinaria presso l’Oncologia 1, specialista in tumori urologici e genitali maschili, dopo aver visto i risultati delle analisi del sangue e delle Tac, spiegò a Luca nel dettaglio cosa stava succedendo dentro al suo corpo. «Ricordo la frase che mi disse: “Potrà anche essere un percorso lungo, ma sono sicuro che guarirai”. Uscii dall’ospedale più fiducioso e motivato. La settimana successiva – prosegue il giovane - iniziai il primo dei tre cicli di chemioterapia a cui mi sarei dovuto sottoporre. Alla fine del primo ciclo mi caddero i capelli, barba e le unghie diventarono nere cessando di allungarsi. In quel momento c’era da usare la testa perché guardarsi allo specchio e vedersi così cambiati non è semplice. E fu davvero lunga: man mano che i giorni passavano il malessere aumentava, il senso di nausea e di stanchezza non mi abbandonava mai, arrivavo a fine giornata esausto come dopo una giornata di lavoro quando invece l’unica cosa che avevo fatto era stare seduto su una comoda sedia».

Lockdown

Con l’inizio del lockdown, proprio mentre era in corso il secondo ciclo di terapie, la situazione peggiorò: «Mia mamma ed io avevamo affittato una camera a Padova e nel pomeriggio andavamo a fare delle passeggiate per la città per svagarci, ma con il lockdown fummo costretti a stare chiusi in casa. Se ho superato quei momenti lo devo soprattutto a lei, che in quei giorni terribili non mi ha mai fatto mancare niente». Arriviamo così a Pasqua, chemioterapia finita, analisi del sangue perfette con markers tumorali azzerati. «Ero felicissimo. Passai un mese a casa spensierato perché pensavo che fosse tutto finito. Purtroppo non era così: alla visita del 21 maggio, il giorno prima del mio compleanno, mi venne detto che alcuni linfonodi nel retroperitoneo erano ingrossati e ne fu consigliata l’asportazione. Nel giro di qualche settimana fui contattato dal team di urologi dell’ospedale di Padova, che mi spiegarono l’intervento, ed il 24 giugno 2020 subii la seconda operazione.

La "guarigione"

Anche questa volta l’attesa dell’esame istologico fu stressante, ma quando mi chiamò l’oncologo per dirmi che non c’era segno di ripresa di malattia feci i salti di gioia. Adesso, dopo quasi un anno e mezzo dal secondo intervento, non posso dire di essere ancora guarito. Come spiegatomi dagli oncologi devono passare cinque anni dall’ultimo intervento per potermi dire guarito, però come mi hanno detto loro “sei sulla buona strada”. Adesso continuo a fare visite ed esami ad intervalli regolari. Ho voluto raccontare la mia storia per chi dovrà affrontare tutto questo: non è detto che sarà così, la reazione alla terapia è molto soggettiva e varia da paziente a paziente. Ogni tanto rivivo in flasback le sofferenze della chemio, i giorni in cui sono stato ricoverato in ospedale, le brutte notizie, ma posso sicuramente dirvi che dopo aver affrontato questo genere di cose sarà come una rinascita e riuscirete a vivere la vita come non avete mai fatto prima». E si accinge a festeggiare un Natale, finalmente diverso dagli ultimi due.

Benini

«Mai sottovalutare i primi sintomi – sottolinea il Direttore Generale dell’Istituto Oncologico Veneto – IRCCS, Patrizia Benini -, il nostro corpo spesso ci parla e ci mette sulla strada giusta per capire, per individuare che qualcosa non va, e per apportare i relativi correttivi. Movember, la campagna di sensibilizzazione sui tumori maschili, con la fine del mese di novembre volgerà al termine, ma la cultura della prevenzione non manchi mai, durante tutto l’arco dell’anno».

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