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Arriva anche a Padova CibusPay, l'app made in NordEst che manda in pensione i buoni pasto

Dopo una fase di incubazione svolta all’interno di I3P, l’incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino, la startup altoatesina si è di recente trasferita a Padova, all’interno dell’acceleratore "Le Village"

Rivoluzionare il buono pasto trasformando il tradizionale tagliando cartaceo in una “mensa diffusa” gestita interamente in digitale grazie a un’app: nasce con questo obiettivo Cibuspay, startup avviata nel 2020 da Nick Preda e Davide Baio, imprenditori altoatesini attivi nell’ambito della ristorazione. Una soluzione innovativa che consente di semplificare i processi, ottenere risparmi per aziende e lavoratori e ridurre l’impatto ambientale.

Cibuspay

Ad oggi hanno adottato il sistema 50 aziende e 200 ristoratori, con oltre mille utenti registrati, metà dei quali utilizzano Cibuspay quotidianamente. Un’utenza concentrata in Trentino-Alto Adige, ma ora l’app è pronta a mettere radici in Veneto, proponendosi a questo nuovo mercato. L’idea nasce nel 2019 al ristorante Cibus di Bolzano, gestito da Preda e Baio: è in questo contesto che i due hanno iniziato ad elaborare le basi della soluzione poi sviluppata e messa sul mercato. Dopo una fase di incubazione svolta all’interno di I3P, l’incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino, la startup altoatesina si è di recente trasferita a Padova, all’interno dell’acceleratore Le Village. «Ci scontravamo tutti i giorni con i problemi legati ai buoni pasto, che richiedono molto tempo di lavorazione al personale del nostro ristorante – spiega Nick Preda, co-founder e Ceo di Cibuspay –. Con il supporto di Confesercenti Alto Adige abbiamo maturato un know how in pratiche fiscali e sviluppato un primo prototipo dell’app, sperimentato su alcuni dei nostri clienti abituali. Quello che facciamo con Cibuspay è eliminare la burocrazia sia per l’azienda che per il ristoratore, eliminando allo stesso tempo il tempo di attesa alla cassa per i clienti».

Come funziona

La gestione tradizionale dei buoni pasto da parte degli esercenti prevede due fasi: prima l’incasso dei ticket al momento del pagamento, poi la richiesta di rimborso alle società che li emettono. Queste ultime richiedono agli esercenti una commissione per l’intermediazione il cui valore, negli ultimi anni, è cresciuto notevolmente (in alcuni casi passando dal 3% a punte pari al 20% del valore del buono). Un problema che lo scorso 15 giugno ha portato le principali associazioni di categoria a protestare in tutta Italia. Cibuspay adotta una prospettiva differente, e si basa sul concetto di “mensa diffusa”: nei fatti, una rete di ristoranti e aziende che stipulano tra loro, digitalmente, contratti di somministrazione di mensa aziendale. Concretamente, l’azienda che aderisce alla “mensa diffusa” pre-carica il proprio credito digitale sulla piattaforma di Cibuspay e lo assegna ai propri lavoratori in base alle necessità e agli accordi interni. A quel punto il dipendente, accedendo all’app di Cibuspay dal proprio smartphone, seleziona il ristorante convenzionato nel quale intende consumare il pasto e inserisce l’importo dovuto. Il ristorante visualizza il pagamento in entrata e non deve fare altro che accettarlo e ricevere, ogni settimana, il bonifico con il saldo. In questo modo si eliminano anche le code alla cassa per pagare il pasto.

I vantaggi

Notevoli i vantaggi per tutti gli attori in campo. Per l’azienda, in primo luogo, l’importo speso è totalmente deducibile e detraibile, grazie ai contratti di somministrazione mensa. Inoltre, la digitalizzazione del processo permette di risparmiare ore di lavoro per chi opera in amministrazione o alle risorse umane. Per gli esercenti il vantaggio è doppio: da un lato la semplificazione burocratica - l’esercente non deve inoltrare la richiesta di rimborso ma riceve l’importo in automatico - e dall’altro un vantaggio fiscale, dal momento che possono godere dell’Iva agevolata al 4% e di un’unica commissione fissa del 10% calcolata sul transato. Il vantaggio fiscale c’è anche per i lavoratori: l’importo caricato sul loro profilo Cibuspay, infatti, non va a concorrere alla formazione del reddito e quindi non è tassato. Il buono pasto, invece, non è interamente deducibile perché sul valore che supera una certa soglia (4 euro per il ticket cartaceo, 8 euro per quello elettronico) vanno calcolate le aliquote Inps e Irpef. In aggiunta a tutto questo, Cibuspay contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2 abbattendo il consumo di carta, di plastica e di circuiti stampati, oltra ad offrire la possibilità di sostenere campagne con impatto sociale. Per ogni transazione, infatti, è possibile prevedere una piccola percentuale da devolvere ad associazioni socialmente utili del proprio territorio.

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