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La comunità ebraica di Padova ricorda il partigiano Angelo Finzi: «È il simbolo dei tanti ebrei italiani che diedero la vita per la libertà»

La storia e il ricordo per la festa della Liberazione, il 25 aprile

«Mio zio Angelo partecipò  alla Resistenza aderendo alla brigata partigiana “Giustizia e Libertà”, doveva consegnare ai compagni il denaro degli inglesi che finanziavano la resistenza partigiana, ma qualcuno lo tradì e venne assassinato dalla banda fascista Ettore Muti». Gianni Parenzo, presidente della Comunità ebraica di Padova, conserva ancora gli articoli di stampa del processo alla “banda Muti”, che si tenne a Milano nel 1947, e le foto dello zio Angelo, fratello di sua madre, ucciso quando aveva solo 34 anni.

La storia

Nato a Pavia nel 1910, Angelo si stabilisce molto presto a Padova con mamma Rina Massarani e il papà Arturo, che morirà a causa della Spagnola nel 1919. In città Angelo Finzi frequenta le classi di ragioneria, dopo il diploma si iscrive all’università e si laurea in Economia e Commercio a Ca’ Foscari, ma la guerra incombe e Angelo Finzi decide di dare il suo contributo. Durante la Resistenza si stabilisce a Milano, nelle fila della brigata  “Giustizia e Liberà” diventa ufficiale di collegamento, il suo compito era portare in Italia in gran segreto i fondi provenienti dall’Inghilterra, denaro essenziale per finanziare la Resistenza al fascismo. Sarà tradito da una spia.

La storia

Il 25 gennaio del 1945 viene catturato dalla banda della legione autonoma Ettore Muti, composta da fascisti milanesi. Angelo viene torturato e ucciso a Quinto Romano, alle porte della città di Milano. «Ogni anno il 25 aprile ricordiamo il sacrificio di zio Angelo, come quello di tanti ebrei partigiani che diedero il contributo alla Resistenza arruolandosi nella brigata Giustizia e Libertà o militando nel partito Comunista – spiega ancora Gianni Parenzo - in quegli anni gli ebrei che riuscirono a sfuggire alle persecuzioni razziali, donarono la vita per combattere la barbarie fascista».

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