Atleti nazionali di apnea in test di immersione a secco nella camera iperbarica di Padova
Tre atleti della nazionale italiana di apnea studiati dalla medicina iperbarica presso il Centro di Medicina Iperbarica ATIP di Padova in una seduta di immersione a secco fino alla profondità di 50 metri
Tre campioni mondiali di apnea e il loro allenatore studiati dagli specialisti di medicina subacquea e iperbarica del centro iperbarico Atip di Padova, per la prima volta in immersione a secco fino a 50 metri di profondità. Un evento unico ospitato mercoledì 31 marzo nel centro Atip di Padova, seguito online dagli studenti di scienze motorie dell’Università di Padova, realizzato in collaborazione con la Fipsas, la Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee Nuoto Pinnato
Apnea
Protagonisti i campioni di apnea azzurri Alessia Zecchini, Antonio Mogavero e Livia Bregonzio, guidati dal loro CT Michele Tomasi, da Michele Geraci, Direttore Sportivo della nazionale italiana di apnea outdoor e dal Presidente della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica Gerardo Bosco. Per la prima volta i tre atleti hanno provato l’esperienza della camera iperbarica e sono stati così sottoposti ad un test di esposizione in ambiente simulato secco, rispetto alle immersioni in acque libere che sono soliti fare. Il tutto scendendo gradualmente fino a 50 metri di profondità con assistenza medica e con la possibilità di interrompere, se necessario, la compressione , agevolando la fuoriuscita, con la somministrazione dell’ossigeno, se ovviamente indicato dai medici. Il tutto per stimolare e simulare possibili rischi nell’immersione in apnea primo tra tutti la narcosi da profondità. Afferma il campione padovano di apnea Antonio Mogavero, varie medaglie internazionali in bacheca e una carriera in ascesa: «È stata la mia prima esperienza in camera iperbarica e direi che è stata entusiasmante: siamo stati contenti di aver fatto da cavie al prof Bosco per le sue ricerche così importanti per il nostro settore. In seduta ho avvertito quella narcosi da azoto in profondità che ti dà quella sorta di euforia, che gli specialisti stanno studiando proprio per capire la differenza tra il subacqueo e l’apneista. Ho iniziato a fare apnea molto presto, a 15 anni e sono diventato professionista nel 2018. Qui ormai la mia casa, anche in pandemia, è la piscina Y-40 di Montegrotto, ovviamente la seconda cosa dopo il mare. Eppure devo confessare una cosa. Anche in nazionale e nella nostra disciplina in genere sono più brave le donne».
Camera iperbarica
Il pensiero di Mogavero è confermato anche dal Ct della nazionale Michele Tomasi che parla di Livia Bregonzio come di un «mastino che uccide tutte e quando focalizza il suo tunnel non la sfiora nessuno, con una grinta incredibile, arriva dove i maschi non si sognano nemmeno» e di Alessia Zecchini come di una «fuoriclasse, la donna nella sua disciplina più forte al mondo in piscina e in mare con pochissime avversarie, che pratica l’apnea con una facilità incredibile». Aggiunge il ct: «Abbiamo una nazionale davvero speciale, io direi anche la più forte al mondo, che si sta allargando: una nazionale molto unita. È anche per questo che siamo felici di essere stati sottoposti a questo test con questi primi tre atleti perché non può che migliorare le nostre prestazioni e capire i nostri limiti». Spiega Livia Bergonzio: «Esperienza bellissima quella della camera iperbarica: ho provato quella sensazione simile a quella che provo quando sto in acqua oltre 3 minuti e mezzo, quando faccio dinamica, una sensazione che provi ma di cui non hai la consapevolezza. Sono curiosa di sapere cosa verrà fuori dal test. E poi queste esperienze fanno gruppo, ci confrontiamo sempre è la forza della nostra nazionale. Le donne? Sono sicuramente più forti degli uomini, noi l’apnea ce l’abbiamo nel dna perché abbiamo più accoglienza nel non respiro, ci viene più semplice. Per questo abbiamo risultati migliori a livello internazionale». Alessia Zecchini la chiama esperienza surreale quella della camera iperbarica, lei che ha iniziato a fare apnea a 13 anni e che non ha alcuna paura anzi «sto bene sotto acqua, voglio scoprire come farlo al meglio, anche per questo ho deciso di sottopormi al test di Padova».
Medicina iperbarica
«La medicina iperbarica - spiega Gerardo Bosco professore associato in Fisiologia dell’esercizio al Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova nonchè Presidente della Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica - ha solo aggiunto un quid in più ad un movimento e ad una scuola nazionale che ha alti livelli di preparazione e di disciplina, con un prestigio ormai internazionale. Con i simulatori come quello di Padova possiamo guardare al futuro con più tranquillità rispetto al protocollo di riabilitazione e recupero sportivo degli atleti con quel farmaco favoloso che si chiama ossigeno».