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Serie B, Cittadella: Romano Perticone "Servirà qualcosa di straordinario per i playoff, ma ci stiamo giocando qualcosa di bello"

Parla uno dei leader dello spogliatoio del Cittadella alla ripresa degli allenamenti, Romano Perticone. Per il centrale granata, il concetto è chiaro "I playoff? Devono essere un sogno per noi, non un obbligo"

Silenzio, parla Perticone. Nelle sue parole non c'è mai banalità. Nemmeno questa volta, nemmeno a sette giornate dalla fine del campionato. In ballo un'avventura da godersi al massimo per lui e i suoi compagni: la lotta per accedere ai playoff. Un sogno, non un obbligo. Da vivere con entusiasmo, perché anche quest'anno la salvezza è stata portata a casa con largo anticipo, da giocare con leggerezza e spensieratezza, consci che il destino del Cittadella è nelle mani di mister Gorini e dei  giocatori. Le parole di Perticone: 

"Abbiamo avuto un mese e mezzo di partite ravvicinate e ci voleva la sosta per ricaricare le pile. L'aspetto mentale in questo momento è fondamentale. Ci siamo allenati al meglio, con serenità e senso di responsabilità. Cerchiamo di dare sempre il massimo. Questa è la stagione di cui sono più orgoglioso, da un certo punto di vista. Anche di più delle due precedenti. Ci siamo ritrovati ad affrontare difficoltà inusuali per noi, anche a livello psicologico. Abbiamo cambiato il mister e anche i capitani. Quest'ultimo ruolo l'abbiamo cambiato all'inizio e a metà stagione Queste situazioni non succedono a tante squadre non solo in Italia, ma nemmeno a livello internazionale. Abbiamo perso anche due punte come Okwonkwo e Tounkara, che stavano facendo benissimo, nel momento più delicato della stagione. Tutti fattori che se si riproponessero in altre realtà, creerebbero problematiche importanti. Questi non sono dettagli che si possono derubricare ad episodi, perché sono situazioni che scuotono. Qui invece c'è uno zoccolo duro nello spogliatoio che regge, si compatta e va avanti. Prendiamo la gara con il Parma. Metà squadra è tornata influenzata a Cittadella nel cuore della notte dal ritiro di Parma, con tutto quello che ne consegue. Squadra stravolta tecnicamente e mentalmente, eppure siamo andati al Tardini ed abbiamo fatto una partita eccezionale. Questi episodi si sono ripetuti spesso durante la stagione. Ripeto, sono orgoglioso della stagione che stiamo facendo. Chiaro, a Cittadella si è abituati "bene" a fare i playoff, ma diciamo che è una "cattiva abitudine". Ogni stagione ha le sue difficoltà e conosco bene i miei compagni. Nei momenti delicati sono venuti fuori prima gli uomini che i calciatori. Un senso di appartenenza e responsabilità che ci ha fatto vincere partite determinanti. Le gare con Lecce, Frosinone andata e ritorno, Reggina, ci consentono adesso di giocarci qualcosa di bello. Il più del lavoro è stato fatto nei mesi precedenti, perché ci siamo messi in una posizione tranquilla. Nonostante i tanti cambiamenti, siamo riusciti a fare qualcosa in più rispetto al solito. Tutto questo bisogna riconoscerlo al gruppo Cittadella."

I playoff restano solo a 5 punti di distanza: "Abbiamo il destino nelle nostre mani, ma ci tengo a sottolineare che è un grande merito del gruppo che ha creato i presupposti per lottare fino alla fine. Senza le problematiche stagionali, con le qualità che abbiamo, questa squadra poteva vincere il campionato. È un Cittadella veramente forte, ma non siamo stati continui. Per momenti avversi e talvolta per situazioni contingenti. A Febbraio, ad esempio, siamo rimasti senza regista per alcune gare. Non possiamo essere contenti, ma al tempo stesso dico che non era così scontato che il gruppo reagisse in questa maniera positiva. Ora ce la dobbiamo godere. Personalmente ho giocato partite difficilissime a livello emotivo, dove in una partita si decidevano i destini non solo della stagione, salvezza sul campo e mantenimento della categoria, ma anche della vita stessa della società. Qui ci stiamo giocando qualcosa di bello, di entusiasmante. Dobbiamo scendere in campo con gioia. Poi ce la faremo, non ce la faremo, l'importante è che siamo noi stessi."

A livello personale la stagione di Perticone: "Sto vivendo bene questa stagione. A Cittadella mi sento a casa. Vedo gente che mi conosce bene e che mi vuole bene. Sento fiducia e cerco di ripagarla con entusiasmo. Al di là dell'età, ho la mia personalità e quello che cerco di fare con i miei compagni è di essere me stesso. In allenamento dò sempre l'anima. Quando c'è da non appesantire, sono il primo a sdrammatizzare le situazioni, anche perché sono il primo a cui piace scherzare. Mi piacerebbe che i giovani capissero prima queste dinamiche, per diventare presto giocatori importanti."

La gara con la Ternana: "Conosco bene Lucarelli per averci giocato assieme. Tireranno fuori gli artigli, perché sono una squadra di questo tipo dal punto di vista dell'atteggiamento e del temperamento. Noi dobbiamo fare il Cittadella. Entusiasmo e voglia di giocare. Dobbiamo scendere in campo con emozioni positive, perché così facendo ti viene tutto più semplice. Non ci stiamo andando a giocare i playout, bensì un playoff. Chiaro, la Ternana sarà agguerrita, ma noi abbiamo dimostrato di essere forti in questa stagione. In ogni partita dobbiamo giocare da Cittadella. Per noi i playoff devono essere un sogno, non un'ossesione. Il Cittadella non si può permettere di vivere i playoff come qualcosa di scontato e di logico. Se si fa qualcosa di straordinario, allora si arriva ai playoff. Ed è giusto celebrarlo. Altrimenti si perde la percezione della dimensione del Cittadella."

Sull'uscita dell'Italia dai Mondiali: "Io sono in controtendenza sull'opinione comune. Quando sfornavamo campioni, avevamo meno squadre in campionato e nelle squadre i giovani facevano più fatica ad emergere. Giocavano solo i campioni. Noi siamo andati a modificare un sistema che produceva campioni e che competeva con molte squadre in Europa. Prima per arrivare a giocare in Serie A, ci voleva la gavetta. Pensate a Vieri, Inzaghi, tutti transitati per la serie B. C'era tanto valore e competizione. Il giovane forte, a mio avviso gioca. Con il sistema attuale invece, il giovane gioca per qualche situazione legata ai limiti d'età o simili, e magari passati gli anni in cui faceva comodo alla società, viene messo da parte. A mio avviso deve giocare chi è forte, se i ragazzi sono forti sapranno emergere e così facendo avranno maggiore consapevolezza del proprio valore. In giro per l'Europa non è dissimile il ragionamento. Mi vengono in mente i Maldini, i Totti, i Donnarumma. Tutti loro a 16 anni giocavano. Nell'attività di base forse si, c'è da lavorare e forse c'è qualcosa di strano nel nostro Paese. Ai miei tempi, durante le ore di Educazione Fisica a scuola, ci facevano giocare a palla guerra!" 

Il momento del Milan: "Il passaggio tra Silvio Berlusconi e Yonghong Li l'ho sofferto. Ora che rivedo Maldini in società, associo tanti ricordi. Maldino è un'istituzione, un certificato di garanzia. Senza nulla togliere a nessuno, Maldini è una di quelle persone che può anche non parlare e ti comunica tutto. Ho conosciuto solo lui così nella mia carriera. Il debutto a San Siro è stata una fortuna. In quegli anni il Milan si giocava le coppe europee e nelle ultime gara di campionato c'era spazio anche per noi delle giovanili. Quella era una squadra pazzesca."

Il Cittadella: nei playoff si o no?: "Per farli dobbiamo fare qualcosa di straordinario, le altre sono solide."

Milan scudetto si o no?: "Nell'ultima partita mi ha fatto una grande impressione. Vince tutti i tipi di partite. Non so se lo vincerà, ma se lo merita."    

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