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Per lo Iov alla maratona di New York: 12 pazienti e 4 dottoresse tagliano il traguardo

L'iniziativa per raccogliere fondi alla ricerca ma anche, come ha precisato l'ideatrice, Sandra Callegarin: "Con la nostra impresa sportiva vogliamo, in un certo senso, correre simbolicamente per tutte le donne che si trovano ad attraversare sfide così difficili"

Insieme hanno intrapreso un anno di duro allenamento. Sempre unite, domenica, dopo quello più importante, aver sconfitto il cancro al seno, hanno tagliato un altro significativo traguardo: quello della maratona più famosa del mondo, a New York. Dodici pazienti e quattro dottoresse dell'Istituto oncologico di Padova hanno partecipato, il 6 novembre, al grande evento podistico, con l'obiettivo di raccogliere fondi a favore dello Iov per la ricerca sul cancro al seno.

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UN SOGNO CHE SI REALIZZA. Con queste entusiastiche parole, che trasudano grinta e tenacia da vendere, Sandra Callegarin, paziente Iov, alla quale venne diagnosticato un tumore al seno nel 2014, ideatrice dell'iniziativa e fondatrice con il marito della onlus Run Your Life Again–Ryla, commenta così la prima missione compiuta: "Il sogno si è realizzato! Che emozioni, che sensazioni, lacrime, sorrisi, continue grida di risposta agli incitamenti urlati col tuo nome, insomma un fiume umano che ti travolge distraendoti a tratti persino dalla corsa. Dopo 42,195 km abbiamo avuto la gioia di tagliare il traguardo insieme, le nostre mani intrecciate. Ci siamo tirate, aspettate, spronate, insomma ci siamo guadagnate insieme questa medaglia. Grazie ragazze".

Run for Iov alla Maratona di New York

CORRERE PER TUTTE LE DONNE. “Nessuna delle partecipanti è una sportiva professionista - aveva sottolineato Callegarin prima della partenza - né ha pregresse esperienze di maratone, sono tutte donne straordinarie e 'comuni' che, con la stessa tenacia con cui hanno combattuto il tumore al seno, hanno deciso di portare a New York il nome dello Iov. Davvero meravigliosa, vi posso assicurare, la condivisione ed il legame che si è creato fra noi. Nell'affrontare la malattia è fondamentale parlare e condividere. Le donne non devono sentirsi sole davanti ad essa. Con la nostra impresa sportiva vogliamo, in un certo senso, correre simbolicamente per tutte le donne che si trovano ad attraversare sfide così difficili”.

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