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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sport

Gli psicologi chiedono di racchiudere in un unico evento olimpiadi e paraolimpiadi

Federica Sandi: «Giochi 2020, un’occasione per andare oltre i pregiudizi e il pietismo. Sarebbe bello vedere un giorno un' unica grande manifestazione con atleti con e senza disabilità»

Si sono concluse le Paralimpiadi 2020 che hanno portato a Tokyo 17 atleti veneti con 26 medaglie su 69 a livello nazionale. Un’occasione per riflettere sullo sport con disabilità. L’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto plaude con orgoglio ai risultati raggiunti con determinazione e forza che a Tokyo, ancora una volta, ha portato le competenze e l’esperienza dei membri della Consulta

Sandi

«Le Paralimpiadi hanno rappresentato una vera e propria occasione per andare oltre i pregiudizi e un certo pietismo nei confronti della disabilità e della diversità - spiega Federica Sandi, psicologa, Consigliera e Segretario dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto -. I nostri atleti hanno raggiunto risultati eccellenti. Mai Paralimpiadi sono state così straordinarie. Sono state l’occasione per portare al grande pubblico il tema della disabilità e di come si possa vivere esperienze di gioia, di competizione, di delusione, di fallimento, di esultanza. Sarebbe bello un giorno vedere un unico grande evento Olimpico eliminando la distinzione tra persone con disabilità e persone senza, semplicemente i “Giochi Olimpici”, includendo tutti gli atleti naturalmente mantenendo separate le competizioni e mettendo al centro lo sport, l’impegno, la concentrazione, la costanza, il mettersi in gioco, il vedere oltre al limite. Purtroppo ancora oggi le persone con disabilità vengono viste con troppi pregiudizi sulle loro possibilità nel raggiungimento degli obiettivi. Questo anche nel campo dello sport. Durante le Paralimpiadi gli atleti hanno gareggiato grazie alla forza di volontà, alla
determinazione e alla voglia di rappresentare il proprio paese agli occhi di tutto il mondo. Conoscere il modo attraverso il quale gli atleti, grazie a protesi o ad altri ausili, riescono ad accedere alla disciplina più adatta a loro, può essere l’occasione per vedere il mondo da unanuova prospettiva e comprendere l’importanza della creatività e di come i nostri obiettivi possano essere raggiunti in tanti modi diversi. Ognuno può attingere alle proprie risorse e trovare il proprio modo per raggiungere i propri obiettivi, non solo quello “classico” di cui si conosce già l’esistenza. Non deve essere “straordinario”- conclude Sandi - ma ordinario fare le cose in tanti modi differenti e sentire di possedere delle risorse personali»

Preparazione mentale (Bargnani)

Le Paralimpiadi si sono chiuse ma lo sport per loro rimane. Cosa può fare lo psicologo dello sport nella preparazione mentale di un atleta con disabilità? «Lo psicologo dello sport “allena”, prepara la mente e ha sempre davanti l’atleta non le disabilità - spiega Alessandro Bargnani, psicologo dello sport, membro della Consulta dell’Ordine e consulente per Atleti Paralimpici -. Tutti gli atleti lavorano con gli stessi programmi di preparazione mentale, nessuna differenza tra persone con e senza disabilità. La psicologia dello sport opera sul controllo delle emozioni e dei pensieri, sulla modulazione dello stato ottimale per iniziare una prestazione, sull’attenzione e la concentrazione, sulle capacità immaginative e di visualizzazione. Gli atleti con disabilità chiedono di essere più performanti, più precisi nella prestazione, di gestire meglio il dolore, la maggior parte convive con il dolore cronico e anche per questo devono avere una forza mentale superiore. Nel percorso di preparazione mentale così come nel corso di una terapia si è visto che è fondamentale trasmettere che tanto più si sta male tanto più si ha la possibilità di stare bene. Dietro ad una performance ci sono traumi, dolore, sacrifici, fisioterapisti, medici, famiglia e staff. In queste Paralimpiadi abbiamo visto tanta solidità, forza e alleanza all’interno del gruppo, elementi che costituiscono il vero spirito sportivo e che a Tokyo erano un corpo unico. A volte lo sport adattato viene usato anche come veicolo di inclusione. In conclusione
posso dire che abbiamo visto le Paralimpiadi dell’ “antifragilità”, ovvero la capacità di un atleta di cambiare e migliorare a fronte di fattori di stress esterni, altamente invalidanti, al fine non solo di proteggersi, ma soprattutto di adattarsi e migliorarsi»

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