Le famiglie coinvolte insieme al figlio Mattia nel tragico incidente del 5 aprile 2005 a Riese Pio X chiedono siano loro risarcite le spese legali. L'avvocato Tolomei che difende la famiglia Tindaci: «Tra i paradossi di questa vicenda c'è che gli unici che davvero hanno rincorso la verità e se la sono invece vista negare si trovano costretti a grossi costi per averla inutilmente cercata»
La famiglia Tindaci lotta per dimostrare, mettendo a disposizione prove e testimoni che vengono sistematicamente ignorate, che loro figlio Mattia non poteva essere alla guida dell'auto. Le parole del dottor Paolo Tognato confermano questa tesi. Eppure, per 17 anni, nessuno lo ha mai voluto ascoltare
Paolo Tognato è stato uno dei primi ad arrivare sul posto la tragica notte del 5 aprile 2005, quando 3 giovanissimi della "Padova bene" persero la vita in un incidente stradale. Nessuno lo ha mai cercato. Anni di battaglie legali tra genitori, ma la verità non è mai emersa tutta. Lui conferma la versione della famiglia Tindaci
L'avvocato Vieri Tolomei, uno dei legali della famiglia Tindaci: «La vicenda si caratterizza da una sostanziale espropriazione dei mezzi di prova e da un’arbitraria interpretazione al di fuori dei canoni normativi degli elementi emersi in giudizio. Vi erano tutti gli elementi tra cui la prova oggettiva del Dna che avrebbero dovuto portare all’esclusione di Mattia Tindaci o comunque ad una decisione per cui non si poteva individuare il conducente»
L'avv. Tolomei: «Il capitolo non è quindi ancora chiuso, tutt’altro. La Corte di Cassazione può ancora decidere tutto, le strade sono tutte aperte, compresa quella della Corte Europea»
In un pauroso incidente avvenuto nel 2015 persero il figlio Mattia. Insieme a lui morirono anche i due fratelli De Leo, Vittorio e Nicola. L'auto però era di Francesca Volpe, che aveva patteggiato assumendosi la responsabilità del fatto che avesse ceduto la guida a qualcuno senza patente. La mamma è un’importante giudice penale del tribunale di Venezia e finora tutto è stato nelle mani di magistrati che con lei lavoravano a stretto contatto