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Economia

«Noi non ci stiamo»: parrucchieri e centri estetici sul piede di guerra

«Situazione insostenibile che in alcuni casi potrebbe causare anche disobbedienza civile»: Confartigianato Padova stima che i 2.236 saloni di acconciatura ed estetica della provincia stiano perdendo oltre 16 milioni di euro

«Incomprensibile e inaccettabile». Così Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Padova, definisce la decisione del Governo di rinviare al primo giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici. 

«Non ci stiamo»

Afferma Boschetto: «Con senso di responsabilità Confartigianato ha elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività, osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale, pulizia e sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità, per ora. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E ora non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per le nostre attività. Del resto, al primo giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo. Questo procura un allarme che potrebbe causare, in alcuni casi, anche disobbedienza civile».

16 milioni di euro

L’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Padova ha stimato che, durante il lockdown, i 2.236 saloni di acconciatura ed estetica che operano nella nostra provincia stanno perdendo oltre 16 milioni di euro. Precisa Ennio Mazzon, presidente del sistema di categoria Acconciatura ed Estetica di Confartigianato Imprese Padova: «Non è più sostenibile questa situazione. Le nostre imprese occupano oltre 4.500 addetti. Come possiamo pensare di riprendere senza subire gravissime conseguenze?». Acconciatura ed estetica rappresentano gli unici codici Ateco che, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, non hanno avuto alcuna possibilità di guadagno. Come aggravante, devono anche fare i conti con il fenomeno dell’abusivismo, che da sempre rappresenta un grave problema del settore, ma che in queste settimane è diventato un autentico danno per la salute pubblica. Aggiunge Mazzon: «Servono alcune misure fondamentali e urgenti: avremo poi bisogno di deroghe per permettere di aprire i nostri saloni anche nel fine settimana, dal momento che dovremo procedere con aperture contingentate. È poi indispensabile un incremento deciso dei bonus che tenga conto delle gravi conseguenze che subiscono gli operatori del settore. Molti di noi, nonostante abbiano inoltrato la richiesta dei 600 euro, non hanno ancora visto un euro». In queste ore i centralini di Confartigianato Imprese Padova non smettono di squillare, come sottolinea Boschetto in conclusione: «C’è tanta preoccupazione. La scelta di ieri sera ha affievolito le speranze di poter ripartire. Vogliamo davvero affossare il settore?».

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