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Economia

«Fatturato più che dimezzato per il 54% delle aziende venete»: i dati di Uiltec Veneto

L'interscambio commerciale veneto nel primo trimestre 2020 ha visto una contrazione del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (un dato peggiore rispetto a quello nazionale, che segna un -1.9%)

Per oltre il 54% delle aziende venete il fatturato, nei mesi di marzo/aprile 2020, si è ridotto di più della metà, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e in particolare il 12,6% delle imprese, in questi due mesi, non ha registrato alcun fatturato: i dati sono stati presentati durante l’esecutivo seminariale “L’economia del Veneto ai tempi del Covid 19” di Uiltec Veneto e Venezia Centro Orientale che si è tenuto a Monselice.

I dati

All’incontro hanno partecipato il segretario generale Uiltec Veneto Giampietro Gregnanin, l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, il segretario generale nazionale Uiltec Paolo Pirani e il segretario generale Uil Veneto Gerardo Colamarco. Mentre la ricerca è stata presentata dal direttore dell’ente di ricerca Local Area Network Luca Romano. Complessivamente, l’interscambio commerciale veneto, nel 1° trimestre 2020 ha visto una contrazione del 3,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (un dato peggiore rispetto a quello nazionale che segna un -1.9%). A soffrire, in particolare, l’occhialeria che in Veneto cala del 15,3%, il settore energia e petrolio che registra un -12,2% e il tessile con un -3,9%. Ci sono comparti, però, che dalla pandemia hanno saputo uscire rafforzati, tra questi il settore gomma e plastica che, nei primi tre mesi dell’anno, cresce dell’1,6% e soprattutto il chimico-farmaceutico capace di aumentare l’interscambio commerciale del 40,3%. Questo andamento si è tradotto in uno scenario che, a livello lavorativo, ha impattato in maniera diversa nella nostra regione a seconda dello sviluppo produttivo. La ricerca individua quattro diverse aree a seconda di come hanno reagito allo scenario Covid-19. L’impatto più forte è stato vissuto dalle aree a forte vocazione turistica; seguono, in negativo, le grandi aree urbane, come Venezia e Verona, in cui alla componente turistica si aggiunge la criticità degli impieghi nel terziario. Poi stanno soffrendo i territori manifatturieri, soprattutto i distretti legati al made in Italy (calzature e occhialeria) e all’automotive. Infine, hanno reagito con più dinamismo le aree a vocazione agricola e agroalimentare e, come emerge dai dati, la chimica, la farmaceutica e la plastica.

Giampietro Gregnanin

Spiega Giampietro Gregnanin: «La chimica e la farmaceutica hanno retto meglio l’impatto con la pandemia e rappresentano un volano per il futuro, visti anche i grandi player presenti nella nostra regione. Soprattutto in un’ottica di sviluppo e green deal, anche per la chimica di base è importante digitalizzare e accorciare le filiere. Si deve puntare sull’industria della salute, quel “Patto della Salute” di cui parla anche il segretario nazionale Pirani in cui far convergere innovazione, ricerca, tecnologie e miglioramento del sistema socio sanitario. Gli stanziamenti ci sono visto che l’Unione Europea mette a disposizione decine di miliardi di euro per l’Italia con i fondi MES e Sure. Infine, per quanto riguarda il settore energetico, un’opportunità può venire dall’aggregazione tra le aziende partecipate Agsm e Aim: la scelta del terzo partner deve essere accurata perché porterà alla nascita di un gruppo leader in questo settore».

Paolo Pirani

Aggiunge Paolo Pirani: «Il Veneto ha grandi opportunità: è una Regione proiettata verso un contesto internazionale,  dove occorre rafforzare la dimensione della piccola e media impresa unendola  a grandi progetti strategici. Penso a una rivisitazione di Porto Marghera e del suo ruolo, della sua capacità di passare anche a tecnologie nuove come quella all’idrogeno su cui si stanno facendo delle sperimentazioni, penso a una diversa visione anche del sistema moda più legata al territorio a filiera più corte, penso ad un rapporto tra agricoltura e produzione di chimica verde su cui ci sono competenze e su cui potremmo essere dei leader mondiali. Quindi ripensare il Veneto con un diverso rapporto con il  territorio e con le scelte internazionali».

Elena Donazzan

Conclude l'assessore regionale Elena Donazzan: «Noi dobbiamo rafforzare il capitale umano, quindi non dobbiamo smettere di fare formazione. Dobbiamo farla sempre legata alle imprese che sempre di più stanno vivendo ulteriori fragilità in un contesto che è il peggiore della storia. Credo che si debba lavorare sulla riduzione del costo del lavoro, ma questo è un impegno nazionale, e per quanto ci riguarda agiremo attraverso politiche attive di inserimento, di rafforzamento e di potenziamento della rete».

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