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Economia

«A Padova e provincia rischiano di abbassare definitivamente le serrande in 5.000»: l'allarme

Tra i settori più colpiti, nell’ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-15%), ambulanti (-10%) e distributori di carburante (-10%); nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registreranno, invece, per agenzie di viaggio (-25%), bar e ristoranti (-15%) e trasporti (-15%)

I numeri reali non arriveranno prima della fine di gennaio, ma nel frattempo l’analisi di Confcommercio lascia poco spazio all’ottimismo «anche se questo - ricorda il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin - in un imprenditore non può mai mancare, soprattutto adesso che è partita la campagna di vaccinazione contro il Covid».

I dati

Cifre definite dallo stesso Ufficio Studi Confcommercio “impietose” ma determinate dall’effetto combinato del Covid e del crollo dei consumi fissato al 10,8%. Questo significa che, in Italia, assisteremo alla chiusura definitiva di oltre 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato, fenomeno non compensato dalle 85mila nuove aperture. A Padova e provincia, dove sono attive 27.673 imprese nel commercio, 6.210 nell’alloggio-ristorazione e 25.850 nei servizi, le serrande abbassate potrebbero aggirarsi intorno alle 4/5mila unità, frutto avvelenato dell’emergenza sanitaria che, con tutte le conseguenze che ne sono derivate, restrizioni e chiusure obbligatorie incluse, ha acuito drasticamente il tasso di mortalità delle imprese.  A patire maggiormente saranno i servizi di mercato, che si ridurranno del 13% rispetto al 2019, mentre nel commercio la quota rimarrà più contenuta, ma comunque elevata, pari all’8%. Tra i settori più colpiti, nell’ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-15%), ambulanti (-10%) e distributori di carburante (-10%); nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registreranno, invece, per agenzie di viaggio (-25%), bar e ristoranti (-15%) e trasporti (-15%). C’è poi tutta la filiera del tempo libero che, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente un vero e proprio crollo con la sparizione di un’impresa su tre. Alla perdita di imprese va poi aggiunta anche quella relativa ai lavoratori autonomi, ovvero quei soggetti titolari di partita Iva operanti senza alcun tipo di organizzazione societaria. All’Ascom di Padova, per il territorio provinciale, stimano la chiusura per circa 2mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici, operanti nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi, attività artistiche, di intrattenimento e divertimento e altro.

Il commento

Commenta il presidente Bertin: «Per contrastare l’emergenza sanitaria ci stiamo affidando al vaccino. Anche per contrastare l’emergenza economica abbiamo bisogno di un vaccino che si chiama indennizzi congrui rispetto ai fatturati. Abbiamo subìto perdite ingentissime per cui ci attendiamo ristori tempestivi e, ripeto, adeguati; meglio se con moratorie fiscali ampie e decise fin da subito per consentire agli imprenditori di guardare all’agognata ripresa senza sentirsi la spada di Damocle del fisco che incombe e che può essere l’elemento che fa pendere l’ago della bilancia dal “tengo aperto” al “chiudo definitivamente”».

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