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Cronaca

«Porteremo Giuseppe Conte in Tribunale»: tre avvocati padovani fanno causa al Premier

«Non possiamo più tollerare l'insensata e insostenibile violazione e repressione dei più elementari diritti civili ed economici che il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il suo Governo stanno compiendo ai danni degli italiani»

«Come avvocati, ma prima ancora come cittadini di uno Stato che vogliamo ancora ritenere democratico, non possiamo più tollerare l'insensata e insostenibile violazione e repressione dei più elementari diritti civili ed economici che il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il suo Governo stanno compiendo ai danni degli italiani». Ad affermarlo sono Anna Bellon, Matteo Cavatton e Andrea Frank, tre avvocati del Foro di Padova. I quali hanno deciso di portare Giuseppe Conte in Tribunale.

La causa

I tre avvocati spiegano in coro le motivazioni che li hanno portati a intentare - a nome di decine di esercenti e lavoratori autonomi - una causa collettiva contro il Presidente del Consiglio: «La tutela della salute pubblica non può comprimere, sino ad annullarli, gli altri diritti garantiti dalla nostra Carta Costituzionale, fra i quali il diritto al lavoro ed all’iniziativa economica. E anche ammettendo che i reiterati provvedimenti governativi trovino ragione e causa nello stato di necessità, non è giuridicamente sostenibile che a pagarne le dolorose ed irreparabili conseguenze siano, tra l’altro quasi esclusivamente, gli esercenti e le partite IVA. Per non parlare delle imprese, per le quali ancora nessuna misura concreta è stata discussa. La chiusura delle attività commerciali, quale unica soluzione al contenimento del Covid-19, è incostituzionale sotto innumerevoli profili ma, soprattutto, non è stata bilanciata da adeguate misure di sostegno al reddito: la corresponsione di 600 euro una tantum, oltre che una misera, offensiva e meschina elemosina, non può considerarsi sotto alcun profilo sufficiente a salvaguardare i lavoratori danneggiati dal cosiddetto “lockdown” imposto e a ripagarli non solo e non tanto per la perdita reddituale che stanno coraggiosamente affrontando, ma specialmente per le spese che sono costretti, comunque, a sostenere. È il caso di notare che, oltre agli affitti e i costi di gestione, gli esercenti e le imprese stanno coprendo a proprie spese anche le bollette invernali. Per moltissime persone tutto ciò è economicamente insostenibile e mina la loro stessa sopravvivenza, in palese contrasto (tra l'altro) con gli artt. 4 e 36 della Costituzione».

Le richieste

Aggiungono gli avvocati Bellon, Cavatton e Frank: «Lasciamo speranzosi ad altri il compito di opporsi politicamente a un’azione governativa che sta sempre più manifestamente assumendo i connotati e i contenuti di un regime dispotico; dal canto nostro, noi intendiamo lottare con le armi del diritto e portare il collega Conte e i Ministri competenti davanti all'Autorità Giudiziaria, perché rispondano in tempi celeri degli incalcolabili danni economici che hanno arrecato a centinaia di migliaia di lavoratori con la loro sconsiderata miopia e arroganza. Abbiamo già raccolto decine di adesioni da parte esercenti e liberi professionisti, per i quali stiamo procedendo con un’azione collettiva convenendo in giudizio il Presidente del Consiglio e i Ministri responsabili: la legge assicura loro il diritto al risarcimento per i danni subiti a causa dei provvedimenti illegittimi adottati dal Governo e tale indennizzo deve essere congruo, tenendo conto quanto meno delle passività in cui sono incorsi nei mesi di chiusura. Non solo: molti di loro non hanno nemmeno ricevuto l’obolo governativo e si trovano da mesi ad affrontare esborsi di migliaia di euro con le serrande abbassate. Per questo è necessario fare presto ed agire con una procedura d’urgenza motivata dal reale e imminente pericolo che l'attendere oltre possa essere fatale a migliaia di attività. Come giuristi, sentiamo l’imprescindibile obbligo morale e professionale di agire per la tutela dei diritti violati dei nostri concittadini in questo momento di estremo bisogno e difficoltà, anche assumendoci la responsabilità di posizioni forti e determinate: riteniamo infatti doveroso chiedere alla magistratura che i danneggiati vengano risarciti per le perdite subite secondo un principio di proporzionalità, guardando quindi alle spese effettivamente sostenute e ai mancati guadagni, e non con una somma arbitraria che non assicura loro nemmeno quanto necessario a un’esistenza dignitosa».

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