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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Lottizzazione al Basso Isonzo, l'IRA mette a rischio il parco. L'appello a Giordani: «Ci stupisca»

In via Bainsizza, zona Basso Isonzo, potrebbe potenzialmente sorgere il più grande parco agricolo urbano della Regione. 3,7 ettari sono però di proprietà dell’IRA che vorrebbe costruire un centinaio di unità abitative

In via Bainsizza, zona Basso Isonzo, potrebbe potenzialmente sorgere il più grande parco agricolo urbano della Regione. Sono una trentina di ettari divisi in terreni di proprietà del comune e di privati, ed in particolare le aziende agricole Terre Prossime e Le Terre del Fiume che hanno acquistato quelle aree proprio per dare vita a questo che è più di un sogno. Terreni che sono stati convertiti ad agricoltura biologica con finalità di riconversione agro ecologica. Cosa vuol dire? Che non si parla solo di agricoltura ma di riportare l’equilibrio naturale nei campi e un po’ alla volta questo processo sta facendo il suo corso. Crescono siepi che sono una ricchezza per l’ecosistema che permette di far trovare cibo a tante specie di uccelli e insetti. 

Unica incertezza su quest’area è rappresentata dal fatto che 3,7 ettari sono di proprietà dell’IRA, l’ istituto di riposo per anziani, ente a partecipazione pubblica in cui il comune siede in consiglio di amministrazione. Un ente che ha finalità comunque sociali e non di speculazioni anche se c’è un bilancio a cui bisogna rendere conto. Eppure nelle intenzioni dell’ente c’è quella di costruire una serie di palazzine per un totale di cento unità abitative senza offrire nessun’altra proposta. IRA ha bisogno di mettere a posto il bilancio e farebbe questa operazione con quell’unica finalità. Però alla città non sembra davvero servire visto che ci sono migliaia di unità abitative vuote e si è già abbondantemente superato il 50% del territorio comunale urbanizzato, cioè coperto da cemento.

Siamo così stati con Matteo Sandon, noto attivista ambientale che partecipa al percorso di Coalizione Civica e che per anni ha gestito il progetto Ca’ Sana. Con lui Sergio Lironi presidente onorario di Legambiente, molto noto in città visto anche il suo passato anche come consigliere comunale, fa anche lui parte di Coalizione Civica,. C’è anche Carletto Bettio, storico ambientalista oggi portavoce di Slow Food Padova. Sotto la loro guida abbiamo attraversato questo che se unito in tutte le sue unità diventerebbe appunto un parco agricolo. Durante questa interessantissima visita si è potuto vedere da vicino cosa vuol dire coltivare la terra avendone rispetto e non trattandola «come un bancomat da cui pensare solo a trarre immediato profitto».

La coltura intensiva porta a risultati immediati ma nel tempo inaridisce il terreno, inquina canali e aria. Incontriamo, durante il lungo giro tra campi, gallerie naturali di cui si servono gli animali per muoversi, la biologa Michela Seveso, che si è reinventata apicoltrice. Ci racconta quello che fa e soprattutto l’importanza che hanno le api nell’ecosistema. Senza di loro, di fatto, non crescerebbe più nulla. Eppure pare che non sia una grande preoccupazione, non è certo nell’agenda politica difendere le api dall’estinzione. C’è anche Valentina Chiesura che è la titolare dell’azienda agricola Le terre del fiume. Lei e il marito hanno cominciato questa attività circa quattro anni fa. Producono e praticano vendita diretta. Anche qui tutto è prodotto rispettando le regola della natura. 

Attorno a tutto questo, anzi dentro tutto questo, l’idea di costruire un centinaio di unità abitative pare davvero un’idea strampalata. La richiesta che fanno, al sindaco Giordani in primis, è quello di stupire tutti trovando una soluzione per il parco agricolo urbano più grande della Regione. A un passo dal centro storico, neppure troppo distante dalle mura. Insomma un chiaro segno di discontinuità non solo rispetto al passato, ma anche al presente. 

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