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«I negazionisti sono dei pagliacci e degli idioti»: parla il primo guarito da Covid-19 di Schiavonia

Parla Graziano Ruzza, idraulico 53enne di Agna, primo paziente Covid dimesso la scorsa primavera dalla Terapia intensiva: «Il virus non è un gioco, non è uno scherzo, purtroppo esiste. Ed è capace di far male, molto male»

«Io so quello che passato la scorsa primavera, ho solo da ringraziare Dio e i medici che hanno trovato il modo di tenermi in vita. Quelli che negano l’esistenza del virus sono dei pagliacci, degli egoisti che non amano l’esistenza propria e quella degli altri. Non credo proprio che tutte le Terapia intensive del mondo siano alleate a raccontare fandonie. Il virus non è un gioco, non è uno scherzo, purtroppo esiste. Ed è capace di far male, molto male. I negazionisti sono degli idioti».

Primo guarito

Quando l’hanno stubato ed è uscito in barella dal reparto di rianimazione, Graziano Ruzza ha trovato ad accoglierlo il lungo applauso dei sanitari. È lui, idraulico 53enne di Agna (Padova), il primo paziente Covid dimesso la scorsa primavera - vivo e guarito - dalla Terapia intensiva dal Covid Hospital Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia. Un’esperienza per forza di cose indimenticabile, e adesso che stiamo affrontando una nuova ondata del virus, Graziano rinnova l’invito al ferreo rispetto delle regole, e alla prudenza. «Sono uno dei pochi fortunati che ce l’hanno fatta”, racconta in questi giorni durante i quali il suo lavoro lo porta a girare tra Milano, Bergamo, Parma, e il ricordo di quell’essere sospeso tra la vita e la morte si rinnova. «Quando mi hanno comunicato che mi avrebbero intubato, tutta la vita mi è passata davanti. I ricordi, quello che ho fatto o avrei voluto fare, mia moglie, mio figlio. Un quarto d’ora dopo venivo sedato e partivo per il mio "lungo sogno", durato 18 giorni».

Il caso

Inizialmente asintomatico, Graziano ha capito che qualcosa non andava una mattina di marzo che, salendo le scale, gli è mancato il fiato. «Il suo caso ci ha colpiti molto - spiega il dottor Fabio Baratto, primario dell’Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale di Schiavonia - perché allora si pensava che solo i grandi anziani potessero essere colpiti gravemente dal virus. Vedere Graziano uscire dalla rianimazione è stata una grande soddisfazione ed emozione per noi sanitari, perché finalmente cominciavamo a riconoscere i risultati dei nostri sforzi, dopo tante frustrazioni». Oggi Graziano sta bene, ha eseguito tutti gli esami di controllo, la malattia non ha lasciato strascichi. Se non una fortissima consapevolezza: «Quando mi sono svegliato in Terapia intensiva - aggiunge - attorno a me c’erano molti biglietti di incoraggiamento, per me l’Ospedale di Schiavonia è stato come un albergo a cinque stelle. Ora ho imparato a vivere con la mascherina costantemente addosso, è la nostra cintura di sicurezza contro il virus. Giovani, anziani: dobbiamo tenere tutti alta la guardia e rispettare il lavoro dei sanitari, perché il virus c’è e ci sarà, non si sa ancora per quanto. Se verranno introdotte ulteriori restrizioni, poi staremo tutti a casa. A guardare le stelle dalla finestra»

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