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Boom di ultraottantenni nel Padovano: sono 68mila e rappresentano il 7% della popolazione

Emblematico il raffronto con il 1982: a quel tempo il rapporto fra numero di anziani (over 65) e numero di giovani (under 14) era di 57 a 100, ora si è completamente invertito: 176 contro 100 ragazzi

Il Coronavirus lo ha evidenziato con forza: c'è una fascia di popolazione anziana, quella formata dagli ultraottantenni, che necessita di un'assistenza (spesso) continua e che ha bisogno di servizi adeguati e creati su misura. Anche nel Padovano questa necessità si rivela in tutta la sua urgenza ancor più dopo la diffusione della pandemia.

I dati

In provincia - secondo gli ultimi aggiornamenti demografici diffusi dall’Istat in questi giorni ed elaborati dal sindacato dei pensionati (Spi) della Cgil regionale - gli Over 80 sono quasi 68 mila (per il 64% donne) e rappresentano ormai più del 7% della popolazione totale. Rispetto all’anno prima, sono circa 2.380 in più e guardando indietro di un lustro, a cinque anni fa, sono addirittura aumentati di 8 mila e 500 unità con una variazione percentuale notevole (14,5%). Andando a ritroso nel tempo, a quel 1982 in cui è avvenuto l’ultimo censimento prima dell’inversione demografica registrata a partire dagli anni 90, il quadro appare ancora più emblematico. A quel tempo il rapporto fra numero di anziani (over 65) e numero di giovani (under 14) era di 57 a 100, ora si è completamente invertito: 176 ultrasessantacinquenni contro 100 ragazzi. Gli over 80, invece, sono quadruplicati passando da 16 a 68 mila. ll trend, che ha aspetti confortanti in quanto testimonia una nuova aspettativa di vita, nasconde naturalmente tutte le insidie legate a una età caratterizzata spesso da acciacchi, problemi fisici e molte volte, non autosufficienza.

I commenti

Perciò, come spiegano Renato Bressan della segreteria dello Spi Cgil Veneto, e Alessandro Chiavelli, segretario generale dello Spi Cgil di Padova, «questo radicale cambiamento demografico porta con sé la necessità di modificare le politiche di welfare a partire da quelle socio-sanitarie, ma anche quelle legate ad altri servizi come i trasporti, la spesa a domicilio, l’assistenza domiciliare. La pandemia ha messo ancora più in evidenza questa necessità. Eppure ci troviamo di fronte ai tagli dei servizi essenziali da parte dei comuni, soprattutto in campo sociale. A pagare le conseguenze sono le fasce più deboli della popolazione come gli anziani e in particolare gli ultraottantenni. Ecco perché il nostro sindacato è da sempre in prima fila nell’ambito della negoziazione con Comuni, aziende sanitarie ed Enti locali per promuovere politiche a favore delle persone più fragili. Ma per essere davvero incisivi - concludono Bressan e Chiavelli - è necessaria una svolta vera, fatta di recuperi di imposte non pagate anche attraverso la firma dei patti anti-evasione da parte delle amministrazioni locali. Bisogna allargare la cultura della legalità perché sono troppi coloro che fanno dell’illegalità diffusa un modello di vita. Servono politiche sociali e socio sanitarie dedicate agli anziani perché possano trascorrere l’ultimo periodo della loro vita in serenità e in modo dignitoso».

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