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Economia

Ora ci si mette pure la siccità: a rischio nel Padovano le coltivazioni di ortaggi e cereali

A lanciare l’allarme è Roberto Betto, presidente Cia Padova: «A causa della perdurante siccità, che sta mettendo in ginocchio sia l’Alta Padovana che la Bassa, rischiamo che nell’anno in corso gli agricoltori non giungano nemmeno al pareggio di bilancio»

«A causa della perdurante siccità, che sta mettendo in ginocchio sia l’Alta Padovana che la Bassa, rischiamo che nell’anno in corso gli agricoltori non giungano nemmeno al pareggio di bilancio». Almeno relativamente alle coltivazioni di cereali vernini (frumento, orzo, colza), mais, soia e ortaggi in generale: a lanciare l’allarme è il presidente di Cia Padova, Roberto Betto.

Siccità

Per quanto riguarda il mais, Padova è la prima provincia del Veneto per investimenti, con 27.800 ettari vocati; la seconda, invece (subito dietro Venezia), relativamente alla soia: 32.350 ettari. Così per il frumento tenero: 21.900 ettari, dopo Rovigo (23.400 ettari). La colza vale 900 ettari, mentre l’orzo 3.080 ettari. Aggiunge Betto: «Le previsioni non sono buone, non pioverà per almeno un’altra settimana. Motivo per cui le aziende agricole stanno sopperendo alla mancanza d’acqua avvalendosi di appositi impianti di irrigazione». Il problema, però, è che questi hanno dei costi ingenti. Ad esempio, irrigare a pieno regime un ettaro a grano - per un intero ciclo produttivo - viene tra i 150 e i 200 euro. «Proprio il margine che andrebbe in tasca agli agricoltori. In pratica, il loro guadagno viene letteralmente mangiato da costi fissi quali la manodopera e il carburante che serve per far funzionare i motorini; questi ultimi pescano l’acqua da fossati e canalette». Cosa che invece non accadrebbe se piovesse in maniera regolare: «Oggi succede che i chicchi di soia e mais, messi a dimora in terreni polverosi, finiscono per non attecchire bene. A tal proposito non è sufficiente l’umidità che si crea nelle prime ore del mattino. Diventa difficile, se non addirittura impossibile, lavorare la terra in queste condizioni». I cereali, inoltre, sono a rischio in termini di resa e qualità. Conclude Betto: «Se non maturano bene possono venire attaccati da agenti esterni come funghi e batteri. Peraltro in questi giorni gli stessi Consorzi di bonifica della Pianura stanno chiedendo più acqua al Consorzio di bonifica di secondo grado Lessinio, Euganeo-Berico. Si tratta di alzare i livelli dei canali. I mutamenti climatici rischiano di mettere a repentaglio il reddito degli agricoltori. Occorre garantire entrate certe a chi lavora la terra con passione e spirito di dedizione. Non lo fanno certo per speculazione, ma per una logica di bene comune e condiviso. Non bastava il Coronavirus a metterci i bastoni fra le ruote. Quella dei cambiamenti del clima è una partita che siamo chiamati ad affrontare e vincere».

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