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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Crollo di assunzioni, e Pil in picchiata: l'analisi sul mercato del lavoro veneto nel primo trimestre

A fare il punto della situazione è la "Bussola", relazione pubblicata dall'Osservatorio Veneto Lavoro: aumenta a 127mila il numero degli inattivi, mentre il divieto di licenziamento e l'estensione della cassa integrazione hanno limitato il numero delle cessazioni

L'Italia si è trovata suo malgrado tra i Paesi più colpiti dall'emergenza Coronavirus, con le misure di contenimento adottate per contrastare la diffusione del contagio che hanno avuto pesanti ripercussioni a livello economico. E il Veneto, prima regione turistica d'Italia e fortemente vocato all'internazionalizzazione, ha pagato più di altri il prezzo di questa crisi: la dinamica del Pil regionale è prevista al -7,1% per il 2020 (a fronte di un dato nazionale del -6,5%), le esportazioni sono viste in calo del 9,1%, gli investimenti fissi del 13,1%, i consumi delle famiglie del 5,3% e l'occupazione del 3,8%.

Occupazione, inattività e disoccupazione

A fare il punto della situazione è la "Bussola" sul mercato del lavoro veneto nel primo trimestre 2020, relazione pubblicata dall'Osservatorio Veneto Lavoro (e disponibile a questo link) e che assume se possibile ancor più importanza. In un contesto di rallentamento della crescita occupazionale già in atto da tempo, i primi tre mesi dell'anno mostrano i primi effetti dell'emergenza Coronavirus sul mercato del lavoro regionale: il saldo trimestrale risulta positivo, come tradizionalmente avviene ad inizio anno, ma per appena 20.200 posizioni lavorative, un terzo rispetto agli analoghi periodi degli anni precedenti. Il risultato è determinato dal brusco calo registrato a partire dal 23 febbraio, data di entrata in vigore delle prime misure di contenimento e di lockdown, e in particolare dal crollo delle assunzioni (-17,6% rispetto al primo trimestre 2019). Il divieto di licenziamento e l'estensione della cassa integrazione hanno invece limitato il numero delle cessazioni (-2,3%). Questo spiega anche la diminuzione dei disoccupati registrata nel trimestre. Secondo i dati Istat le persone in cerca di occupazione sono scese in regione a 119mila (erano 143mila nel primo trimestre 2019), ma ciò è dovuto principalmente all'aumento degli inattivi: 127mila a fronte degli 85mila del trimestre precedente e dei 101mila del primo trimestre 2019. Il tasso di disoccupazione scende al 5,2%, mentre il tasso di inattività sale al 28,8%. Stabile al 67,4% il tasso di occupazione. Secondo gli elenchi dei Centri per l'Impiego, nel primo trimestre dell'anno sono state rilasciate 29.500 dichiarazioni di immediata disponibilità, un valore inferiore del 14% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per i motivi già enunciati il flusso di nuovi disoccupati è quasi esclusivamente limitato a chi ha visto concludersi nel periodo un rapporto di lavoro a termine.

Contratti e turismo

A determinare la tendenza negativa del trimestre sono soprattutto i contratti a tempo determinato, che complici il mancato avvio o la chiusura anticipata delle attività turistiche stagionali, oltre che il blocco delle attività produttive con il lockdown, mostrano un saldo di appena +4.300 contratti, il più basso di sempre. Proprio il settore turistico, innanzitutto ricettività e ristorazione, risulta il più colpito, con un saldo trimestrale negativo (-6.500) e un calo delle assunzioni pari al 37%. Positivi l'agricoltura, che guadagna +13.600 posti di lavoro (valore equivalente a quello del 2019) e l'industria, che segna un +7.000 a fronte però del +13.000 registrato lo scorso anno. A livello territoriale, Belluno accentua la tradizionale caduta del primo trimestre a causa della chiusura anticipata della stagione invernale e risulta l'unica provincia con saldo negativo (-3.300), mentre Venezia si distingue per la più consistente flessione della domanda di lavoro: le assunzioni crollano del 30%, il saldo si attesta a +2.600 posizioni lavorative contro le +11.000 dell'anno precedente. Saldi in diminuzione anche a Verona (+6.900 contro +15.200), Treviso (+4.400 contro +9.200), Padova (+3.900 contro +8.500), Vicenza (+3.000 contro +6.300) e Rovigo (+2.700 contro +3.600).

61mila posti di lavoro

La tendenza negativa dei primi tre mesi dell'anno si è poi aggravata nelle settimane successive, come ampiamente rilevato nelle misure di monitoraggio dell'Osservatorio di Veneto Lavoro: tra il 23 febbraio e il 31 maggio 2020 si è registrata una variazione dei posti di lavoro pari a -26.000 unità, che sommate alle 35mila guadagnate nello stesso periodo del 2019 comportano una perdita netta di 61mila posti di lavoro dipendente nell'intero periodo di emergenza da Covid-19.

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