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Zona gialla, ripartono le visite guidate a Palazzo Bo: nella prima settimana saranno gratuite

A partire da lunedì primo febbraio è disponibile il tour "Palazzo Bo - Giro storico": dall'1 all'8 febbraio, data della storica festa delle matricole, la visita guidata sarà gratuita, sempre su prenotazione

A partire da lunedì primo febbraio è disponibile il tour "Palazzo Bo - Giro storico" che prevede la visita guidata dei Cortili (con le opere d’arte in essi contenute), della "cucina anatomica" e del Teatro anatomico. Sono inoltre visitabili: l'Aula Magna Galileo Galilei, la Sala dei Quaranta, la Sala di Medicina, la Sala di Giurisprudenza (solo se non occupate da eventi o attività istituzionali).

Tour

Dall’1 all’8 febbraio, data della storica festa delle matricole, la visita guidata a Palazzo Bo sarà gratuita, sempre su prenotazione. Non solo: in una primavera all’insegna di un ritrovato rapporto con la natura e con la cultura, il ritorno del pubblico all’Orto botanico a marzo e la riapertura del complesso ottocentesco di Villa Parco Bolasco, a Castelfranco Veneto, nel mese di aprile. Le date di apertura saranno definite tenuto conto delle disposizioni normative per il contenimento dell’epidemia da Covid-19. Orari e prenotazioni "Palazzo Bo - Giro storico": dal lunedì al venerdì. Turni di visita: 11.00 (in italiano) - 12.00 (in inglese) - 15.30 (in italiano) - 16.30 (in inglese) - 17.30 (in italiano). Prenotazione obbligatoria: Ufficio Public engagement, centro prenotazioni +39 049.827.3939 lunedì-venerdì: 9-17 o mail tour@unipd.it. Biglietteria Palazzo Bo: lunedì-venerdì 10-13 e 14-18

Storia

Già prima del 1222, considerato l’anno ufficiale della fondazione dell’Università di Padova, esistevano in città scuole superiori di diritto. All’origine dello Studio contribuì il trasferimento spontaneo di un gruppo di docenti e studenti allontanatisi dalla vicina Università di Bologna “per le gravi offese ivi arrecate alla libertà accademica e per l’inosservanza dei privilegi solennemente garantiti a docenti e discenti”. A Padova, dunque, l’Università non nacque ex privilegio, cioè per speciale licenza del pontefice o dell’imperatore, ma come “prodotto spontaneo di particolari contingenze e felici condizioni di civile cultura” e la grande libertà accademica, che ne aveva contrassegnato la nascita, si conservò nei secoli, garantita e tutelata prima dal libero Comune (secolo XIII), dalla Signoria dei Carraresi (secolo XIV) e poi dalla Repubblica di Venezia, dal 1405 alla fine del Settecento. Ancora oggi il motto che contrassegna l’Università di Padova è a buon diritto: Universa Universis Patavina Libertas. Formatasi inizialmente come centro di studi giuridici, l’Università si allargò progressivamente e ampiamente ad altre discipline, e nel 1399 fu divisa in due universitates: quella Iuristarum, nella quale si coltivavano diritto civile e diritto canonico, e quella Artistarum, comprendente medicina, filosofia, teologia, grammatica, dialettica, retorica e astronomia. Inizialmente l’Università fu organizzata come libera corporazione di studenti e articolata secondo criteri etnicogeografici, le nationes, che a loro volta facevano riferimento a due grandi gruppi citramontani (italiani) e oltramontani (non italiani). Inizialmente infatti erano gli studenti che approvavano gli statuti, eleggevano i rettori all’interno del corpo studentesco e sceglievano i docenti, pagandoli con il ricavato di collette. In seguito, la condotta dei docenti e la relativa retribuzione passò all’autorità pubblica. Dal Quattrocento, e almeno per i tre secoli successivi, si registra un periodo di grande sviluppo e splendore, in cui lo Studio patavino assurse a fama internazionale beneficiando soprattutto dello straordinario clima di libertà e tolleranza religiosa favorito dal governo della Serenissima, che volle l’Università di Padova come suo unico Gymnasium Omnium Disciplinarum. Il rapido sviluppo del pensiero filosofico, le grandi scuole di medicina e anatomia, la grande avventura in astronomia, fisica e matematica, riassumibile nei diciotto anni di magistero padovano di Galileo Galilei, contribuirono enormemente al nascere della rivoluzione scientifica e resero Padova la meta prediletta di studenti provenienti da tutta Europa. Tra i momenti più significativi di questo periodo ricordiamo la nascita della medicina moderna, ad opera di Gian Battista Da Monte il quale, primo in Europa, insegna la clinica medica presso il letto del malato; la fondazione del primo Orto Botanico universitario e pubblico (1545); lo sviluppo dell’anatomia come mezzo per accrescere le conoscenze mediche e la costruzione del primo Teatro Anatomico stabile (1594-95). L’Ateneo patavino si distinse anche in altri campi del sapere. Ricordiamo lo sviluppo del pensiero filosofico, il distacco dagli schemi della filosofia scolastica e il prestigio della giurisprudenza con l’emanazione di pareri richiesti dai governanti di tutta Europa. Con la caduta della Repubblica di Venezia (1797) e le successive traversie politiche fino all’unificazione dello stato italiano (1866) l’Università svolse a buon livello il suo ruolo regionale nonostante i forti condizionamenti alla libertà intellettuale e il ridotto sostegno. Professori e studenti padovani parteciparono numerosi alle lotte risorgimentali per l’indipendenza dell’Italia, anche con sommosse insurrezionali locali (febbraio 1848). L’Università si trovò in prima linea in occasione del primo conflitto mondiale (1915-18), quando Padova fu la capitale della zona di operazioni. Memore del suo plurisecolare motto, prima citato, l’Università divenne ancora più il centro della regione Veneto nella lotta di liberazione contro il nazifascismo (1943-45) guidata dal rettore Concetto Marchesi e dal proretttore Egidio Meneghetti. Per il sacrificio di tante giovani vite nella lotta per la conquista della libertà è l’unica tra le Università italiane ad essere stata decorata di medaglia d’oro al valore militare. Oggi l’Università di Padova occupa uno dei primissimi posti tra gli Atenei italiani di maggior prestigio, ha impostato una controllata politica di articolazione e diffusione territoriale dilatando la sua presenza nel Veneto e dal 1995 è dotata di statuto autonomo.

Palazzo Bo

Nei primi decenni del Cinquecento si attua il trasferimento delle varie scuole, sparse in diverse contrade della città, nel complesso di edifici noti col nome di Palazzo Bo, appellativo derivante dall’insegna del famoso albergo Hospitium Bovis, situato vicino all’antica strada delle beccherie. Ma già sul finire del XIII secolo in quest’area sorgevano gruppi di case appartenenti al patriziato cittadino, tra le quali appunto quella in seguito occupata dall’Hospitium Bovis. I lavori di riadattamento a destinazione universitaria, iniziati nel 1493 si conclusero all’inizio del Seicento, mentre una nuova serie di interventi si attuò a partire dal 1889. Il completamento dell’intero edificio, compreso il cortile moderno, fu realizzato nel 1938-1942, per volere dell’allora rettore Carlo Anti, dall’architetto Ettore Fagiuoli, mentre la decorazione artistica e l’arredamento sono opera del famoso architetto Gio Ponti.

Cortile antico e stemmi

Iniziato nel 1546, è opera di Andrea Moroni, il maggiore architetto che operò a Padova intorno alla metà del XVI secolo. Si tratta di una tra le più belle costruzioni del Rinascimento, circondato da una doppia loggia a due ordini, con colonne doriche nell’ordine inferiore e ioniche in quello superiore. Le pareti e le volte del porticato sono interamente decorate dagli stemmi dei rettori e dei consiglieri delle due universitates, artista e giurista, risalenti agli anni dal 1592 al 1688, anno in cui la Repubblica di Venezia si vide costretta a proibire di porre “altre memorie al Bo”, sia per frenare gli esibizionismi sia perché la necessità di fare posto a nuove serie non aggravasse la distruzione dei più antichi. Anche l’Aula Magna è ornata da stemmi originali.

Aula magna

Dal ’500 al ’700 ospitò la “Scuola grande dei legisti” e vi si tennero le lezioni: vi insegnò anche Galileo Galilei, al quale l’aula è oggi dedicata. Nella prima metà dell’800 servì come aula da disegno. Per essere destinata ad Aula Magna fu restaurata (1854-56) e decorata con gli affreschi del soffitto, con al centro l’allegoria “La sapienza e le altre discipline”, ad opera del pittore Giulio Carlini. La parete di fondo, dove siedono i membri del Senato Accademico durante le cerimonie più importanti (inaugurazione dell’anno accademico, conferimento di lauree honoris causa, ecc;) è opera di Gio Ponti (1942). Vi si legge l’antico motto dell’Ateneo: “Universa Universis Patavina Libertas”.

Sala dei Quaranta

La sala prende il nome dai 40 ritratti collocati alle pareti: si tratta di illustri stranieri, studenti a Padova ma provenienti da tutti i paesi d’Europa. Eseguiti a tempera da Giangiacomo dal Forno (1942), pur senza pretese di fedeltà iconografica, essi ritraggono tra gli altri: Antonio Augustin, spagnolo ambasciatore di papi e di Filippo II; Michel de L’Hospital, francese collaboratore di Caterina de’ Medici e cancelliere di Francia; Thomas Linacre, inglese medico di Enrico VIII e insegnante ad Oxford; William Harvey, inglese famoso per i suoi studi sulla circolazione del sangue e fondatore della scuola medica inglese; Olof Rudbek il Vecchio, svedese docente di botanica, anatomia e medicina all’Università di Uppsala, promotore di un orto botanico sul modello padovano; Thomas Bartholin, danese tra i fondatori della scuola medica danese; Nicola da Cusa, illustre filosofo tedesco del ‘400 e cardinale; Werner Rolfinck, tedesco promotore degli studi di anatomia e chimica in Germania; Peter Vasiljevic Postnikov, russo inviato a Padova da Pietro I il Grande per studiare medicina; Stefan Báthory, ungherese che divenne re di Polonia nel 1576; Giovanni Capodistria, greco, nominato nel 1828 presidente dittatore del governo ellenico; Emanuele Sciascian, armeno, medico della corte imperiale di Costantinopoli e promotore del primo istituto superiore di medicina in Turchia.

La cattedra di Galileo

La Sala dei Quaranta ospita la cattedra che, secondo la tradizione, fu allestita dagli studenti affinché Galileo potesse insegnare nella “sala grande dei legisti” (attuale Aula Magna), non essendo bastate le altre aule a contenere la folla che accorreva alle sue lezioni. Nell’Aula Magna la cattedra è stata conservata fino a metà dell’800. Galileo insegnò nello Studio patavino per diciotto anni (1592-1610) che ricordò come i più belli della sua vita: molto ammirato dagli studenti e tutelato dal governo veneziano, a Padova diede inizio al metodo scientifico moderno.

Teatro Anatomico

Fu fatto costruire nel 1594 dal celebre professore di anatomia Gerolamo Fabrici d’Acquapendente secondo i suggerimenti – si dice – di fra’ Paolo Sarpi. Primo teatro stabile del mondo – in precedenza, per assistere alle autopsie, si costruivano strutture smontabili – è il più antico che sia ancora conservato. È una struttura in legno a forma di cono rovesciato, a pianta ellittica, con sei ordini concentrici di gradini che si alzano intorno al tavolo anatomico. Le balaustre sono in noce intagliato. In origine le finestre erano cieche (vennero aperte soltanto nel 1844) e la lezione di anatomia era tenuta alla luce delle torce. Utilizzato per l’insegnamento fino al 1872, il Teatro ha subito modifiche negli anni 1842-44 ed è stato restaurato nel 1991-92. Nella saletta adiacente al Teatro – un tempo “cucina” del teatro stesso, cioè luogo in cui si preparavano i corpi da sezionare – è allestita una piccola mostra permanente.

Aula di Medicina

Una delle sale accademiche più belle e tra le più antiche del palazzo, è l’aula che oggi ospita le discussioni delle tesi di laurea degli studenti di medicina e di altre facoltà. È l’antica aula in cui si tenevano le lezioni teoriche di anatomia, ma le sue origini sono più remote, infatti il soffitto a cassettoni lignei, perfettamente conservato, e il fregio tipicamente medioevale che decora le pareti, ricordano che la sala era parte integrante di una delle tre case nobiliari della famiglia Da Carrara, che costituivano il nucleo trecentesco su cui sorse la locanda del Bo.

Sala di Giurisprudenza

Affrescata negli anni Quaranta da Gino Severini, che disegna in stile neocubista anche la decorazione delle imposte, poi realizzate da Fulvio Pendini.

Prima donna laureata al mondo

Alla base di uno dei due ampi scaloni che conducono al loggiato superiore del Cortile Antico è situata la statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo, che nel 1678 ottenne la laurea in filosofia presso l’Università di Padova.

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