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Lo scatto al mercato, parla il fotografo: «Non sono un manipolatore, non cerco scandali»

Nicola Fossella: «Non era mia intenzione fare male alla città o creare un caso ad hoc. Ho fatto quello che faccio sempre con gli strumenti che uso sempre. Sabato nelle piazze non era come gli altri giorni, ho solo potuto constatarlo»

Una fotografia, di per sé, falsa non può essere. Può essere in qualche modo enfatizzato un aspetto in essa contenuto, che può essere la luce, la saturazione, la messa a  fuoco di un particolare. Ma una foto è una foto. Cattura un attimo. E l’attimo che ha catturato la macchina fotografica di Nicola Fossella, molto stimato e altrettanto noto fotografo della città, sabato 28 marzo, è finito per innescare un putiferio. Uno scatto in particolare, il suo, contenuto tra i quindici messi a disposizione per un’agenzia di stampa, che trasmette un immagine in cui tra i banchi ci sono più persone, non alla distanza di sicurezza, il metro che viene stabilito dal Dpcm per il contenimento della diffusione del Covid19. 

Scatti

Nicola Fossella insieme a dei colleghi fotografi si trova nei pressi delle piazze che sono da poco passate le 11 e 30. Come ogni giorno, lo fa quotidianamente e ne siamo spesso testimoni, si reca in centro per fotografare i diversi angoli della città in questo particolare momento. Sabato mattina ha fatto quindi quello che fa sempre. Ha fatto delle fotografie, senza nessun intento specifico, intendiamoci. E sabato, tra le 11 e 43 del suo primo scatto, o meglio quello che ha selezionato per le agenzie di stampa di cui è di fatto un fornitore, e le 11 e 53 dell’ultimo, ha potuto constatare che ci fosse più gente del solito al mercato di piazza delle Erbe e piazza della Frutta. Non la folla che si vuol far credere, perché va ricordato che a corredo di una foto minimo minimo ci va una didascalia, se non un articolo o un editoriale, ma decisamente più gente che nei giorni feriali. 

Centro storico 

Va detto, a onor del vero, che all’interno delle mura delle città vivono più di ventimila persone che non sono certo servite, se si pensa a negozi di alimentari e supermercati, come chi vive nei quartieri fuori dalla cinta. E queste persone in qualche modo devono potere acquistare dei prodotti e il mercato è uno dei pochi luoghi dove possono farlo. La maggior parte di queste persone sono anziane e spesso sono costrette ad arrangiarsi. Per questo il comune non vuole assolutamente chiudere le piazze del centro e la vendita al dettaglio perché questo, secondo l’amministrazione, comporterebbe l’ovvio emigrare dal centro verso le periferie, per chi può. L’isolamento per anziani e più deboli.  Visto l’impegno che, va detto, ci sta mettendo l’amministrazione, Giordani in primis, che si è speso tantissimo se non fosse solo per fatto arrivare più mascherine possibile alla cittadinanza, mascherine chirurgiche, certificate dal ministero della salute, è chiaro che a Palazzo Moroni non sono stati contenti di come è stata raccontata Padova dai media non solo nazionali.

Schiacciasassi

Nello schiacciasassi però c’è finita non le testate che hanno pubblicato quel particolare scatto, ma il fotografo, il cui nome è finito sui media nazionali, fatto questo di cui non si ha memoria in precedenza. Anzi fa anche un po’ sorridere conoscendo lo stato del mercato dell’informazione nel nostro Paese, e le poche garanzie che praticamente tutti i fotografi hanno, vista la precarietà in cui si trovano la maggior parte di loro. Non se n’è capita la necessità, ma tant’è. Per questo Nicola Fossella, che raggiungiamo al telefono, è molto amareggiato: «Non era mia intenzione fare male alla città o creare un caso ad hoc. Assolutamente. Ho fatto quello che faccio sempre con gli strumenti che uso sempre. Sabato non era come gli altri giorni, io ho solo potuto constatarlo». Però ti si è scatenata contro una bufera: «Si è messa in discussione la mia credibilità di professionista e questo non è accettabile. Non posso accettarlo. Faccio da tanti anni questo lavoro, ne conosco passione ma anche sacrifici. Perché avrei dovuto costruire una narrazione che non c’è?».

Il fotografo

Palazzo Moroni non ha gradito, si carpisce che non c’era bisogno di una polemica di questo tipo, in un momento come questo: «In un momento come questo tutti dobbiamo metterci impegno e rispetto, ancora più del solito. La differenza la fanno i comportamenti delle persone. Al netto dei decreti e della vigilanza poi sono le scelte personali che determinano più di tutto, quindi anche come fare la spesa. La foto mostra gente in piazza del mercato, ce n’era più del solito. Tanto è vero che l’assessore Bressa ha annunciato che farà spostare i banchi del mercato proprio per consentire alle persone di stare più distanti. Polemiche a parte, la foto ha prodotto anche un effetto di miglioramento che magari durante i giorni feriali non si percepiva ma sabato mattina è stato evidenziato dai fatti ce ne fosse bisogno. Non c’è nulla di male in questo, anzi». Si però non è passata così, la vicenda:  «Questo è vero ma non si può neppure giustificare quella situazione dicendo che ho bluffato e che ho usato un teleobiettivo. Non lo posso accettare, anche perché creerebbe un brutto precedente non solo per me ma per tutti. La cosa che sta passando malamente, soprattutto sui social, è che quindi io sarei quello che ha falsificato la realtà. In quel momento in cui ho fatto la foto c’erano quelle persone a quella distanza. Quelle che ha pubblicato ad esempio il Corriere dello Sport, sono state scattate con un 70 o con un 85mm. Nonostante siano fatte con un medio tele obiettivo, sono molto vicine alla vista naturale dell’occhio che è 50mm. Posso aver enfatizzato in uno scatto la questione della “giusta distanza”, ma non ho manipolato nulla».

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