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Appe lancia l'allarme: «Dpcm ha creato confusione, ristoranti e baristi sono nel caos»

Secondo l'associazione ci sono stati ristoranti che hanno rifiutato prenotazioni oltre i 6 posti per tavolo ma anche catering che hanno visto annullare eventi già organizzati nel rispetto delle norme anti-Covid

«Come temevamo, il Dpcm del 13 ottobre ha avuto lo stesso effetto dirompente di un uragano per il nostro comparto». Parole di Erminio Alajmo, Presidente dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (Appe) di Padova che il 14 ottobre, nella prima giornata di entrata in vigore del Decreto del Premier Conte, ha ricevuto decine e decine di telefonate da parte di baristi e ristoratori “spaesati”, tentando di dare un minimo di certezze nel caos normativo ingenerato dal provvedimento governativo. 

La confusione

«Immagino che il Governo stia disperatamente tentando di risolvere il problema dell’aumento dei contagi da Covid-19 – sottolinea Alajmo – ma la “stretta sulla socialità”, così come è stata declinata, rischia di paralizzare un settore importantissimo per l’economia del Paese». Ieri, 14 ottobre, riferisce l’Appe, ci sono stati ristoranti che hanno rifiutato prenotazioni oltre i 6 posti per tavolo, gruppi di amici che hanno annullato pranzi e cene, ristoratori e clienti che non sapevano come comportarsi con alcuni eventi conviviali, come i compleanni. «E poi ci sono le attività di catering che dall’oggi al domani si ritrovano con matrimoni annullati, pur avendo organizzato l’evento con gli stessi standard di sicurezza di un ristorante – continua – La questione sta, soprattutto (ma non solo), nella parte del Dpcm che vieta le feste al chiuso ed all’aperto e contingenta quelle conseguenti alle cerimonie civili o religiose a 30 persone. Secondo il nostro punto di vista il termine “festa” non può essere equiparato ed esaurirsi nel mero momento conviviale, ma sottintende un’organizzazione e la presenza di altre attività  collaterali (musica, intrattenimento, inviti, ecc.). Se passasse il concetto che ogni occasione in cui ci si ritrova in un pubblico esercizio è una festa, allora le nostre attività possono anche chiudere oggi stesso, non si lavorerebbe più».

La richiesta

Appe e Fipe Veneto, in attesa degli auspicati chiarimenti da parte dell’Esecutivo, hanno scritto una lettera al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia chiedendo un suo intervento per sollecitare precise indicazioni alle attività di pubblico esercizio, che peraltro già garantiscono tutte le prescrizioni igieniche e di distanziamento, richiamando i clienti a tenere sempre comportamenti che evitino qualsiasi rischio.

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