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Cronaca

Omicidio Isabella Noventa, il punto sulle indagini: la testimonianza della Cacco

Il capo della squadra Mobile di Padova, Giorgio Di Munno, ha reso nota la ricostruzione ufficiale su cui stanno lavorando gli inquirenti in base alle dichiarazioni della tabaccaia

È credibile, secondo gli inquirenti, la ricostruzione resa da Manuela Cacco in merito all'omicidio di Isabella Noventa, la segretaria 55enne di Albignasego scomparsa lo scorso 15 gennaio. Dopo giorni di indiscrezioni, il capo della squadra Mobile di Padova, Giorgio Di Munno, ha riferito la versione ufficiale (video) della ricostruzione del delitto in base alla testimonianza fornita dalla tabaccaia di Camponogara (Venezia).

IL DELITTO SECONDO LA CACCO: VIDEO-INTERVISTA AL CAPO DELLA MOBILE

IL RACCONTO DELLA CACCO AGLI INQUIRENTI. La donna - nel corso dell'interrogatorio avvenuto il 25 febbraio scorso in presenza del pm Giorgio Falcone e dei rappresentanti della squadra Mobile - ha riferito che ad ammazzare la donna sarebbe stata Debora Sorgato, sorella di Freddy, l'autotrasportatore e ballerino legato ad Isabella da un rapporto sentimentale conflittuale. I dettagli dell'uccisione sarebbero stati riferiti alla Cacco dalla stessa Debora, in presenza del fratello, all'interno dell'abitazione di quest'ultimo, in via Sabbioni a Noventa Padovana. Dopo l'omicidio, avvenuto la notte del 15 gennaio, tra le 23.15 e le 0.10, e dopo essersi sbarazzati del cadavere, Debora avrebbe, infatti, telefonato alla tabaccaia, riferendole che lei e Freddy stavano rientrando. La chiamata è delle 0.43. La Cacco avrebbe atteso i due fratelli per un quarto d'ora davanti alla villetta, non avendo a disposizione le chiavi per entrare nell'abitazione. I tre sarebbero quindi entrati insieme e si sarebbero diretti in cucina.

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I DETTAGLI DELL'OMICIDIO. Qui, Debora avrebbe raccontato alla Cacco i dettagli dell'omicidio: Isabella, di ritorno con Freddy dalla pizzeria "Est est est" di Lion di Albignasego, sarebbe stata colpita da Debora con una mazzetta. La vittima sarebbe stata aggredita appena entrata in casa (Debora probabilmente era già lì), forse senza avere neppure il tempo di rendersene conto e di reagire. Le martellate, alla testa, sarebbero state due. Subito dopo, Debora - sempre secondo quanto quest'ultima avrebbe riferito alla Cacco - avrebbe infilato un sacchetto sul capo di Isabella, per evitare spargimenti di sangue: il decesso sarebbe quindi avvenuto per asfissia (Freddy agli inquirenti ha dichiarato di avere usato due sacchi di nylon neri, di averli zavorrati e chiusi e di avere gettato il corpo nel fiume. Secondo il suo racconto la morte sarebbe avvenuta a seguito di un gioco erotico finito in tragedia). Dopo l'omicidio, i due fratelli avrebbero occultato il corpo e l'arma del delitto.

RESTA PER TUTTI E TRE L'ACCUSA DI OMICIDIO PREMEDITATO. La Cacco avrebbe appreso dell'omicidio, ma non avrebbe partecipato materialmente all'esecuzione. La tabaccaia ha dichiarato di non sapere neppure dove si trovi il cadavere. Il suo ruolo sarebbe stato esclusivamente quello di inscenare il passaggio di Isabella davanti alle telecamere del centro di Padova, indossando i suoi vestiti, per depistare le indagini. La donna, infatti, era di costituzione la più simile alla vittima. Resta da accertare se la tabaccaia sia stata messa a parte di tutti i dettagli della vicenda, e se quindi fosse al corrente dell'intenzione dei due fratelli di uccidere la segretaria, o se il suo coinvolgimento si sia limitato alla messinscena. Per il momento, per tutti e tre - Manuela Cacco e Freddy e Debora Sorago - resta l'accusa di omicidio premeditato.

LE TRACCE DI SANGUE. Per quanto riguarda le tracce biologiche ed ematiche rinvenute nella cucina dell'abitazione di Freddy, gli inquirenti precisano che non c'è ancora alcun responso ufficiale dal laboratorio scientifico. Non ci sono ancora riscontri neppure sulle indagini patrimoniali nei confronti dei fratelli Sorgato, né sulle mazzette rinvenute nell'abitazione del compagno carabiniere di Debora e sulla loro provenienza.

LE RICERCHE NEL BRENTA. Il capo della squadra Mobile, Giorgio Di Munno, ha parlato anche delle ricerche del corpo di Isabella nel Brenta: "Abbiamo dato tanto in quel fiume - spiega - ma i resti non sono riemersi, né in altri tratti né nell'Adriatico. Dopo 26 giornate di ricerche intense e ad altissimo costo, anche in termini di perdite umane (il riferimento è al sub morto durante le perlustrazioni, ndr), non si può dire che le operazioni siano concluse, ma riprenderanno solo se ci saranno spunti investigativi ulteriori".

IL TRASFERIMENTO NEL CARCERE DI VENEZIA. In merito al trasferimento di Manuela Cacco dal carcere di Verona a quello di Venezia, si apprende che la decisione è stata presa per evitare un incontro tra la tabaccaia e Debora Sorgato, prima reclusa nella stessa struttura penitenziaria.

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