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«Niente più costi fissi sulle bollette di imprese e famiglie»: la richiesta

A chiederlo è il presidente dell'Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin, all'indomani della diffusione dei dati, da parte di Confcommercio, sulle spese obbligate che arrivano ad incidere per il 44% del totale dei consumi delle famiglie

«Niente più costi fissi sulle bollette»: a chiederlo è il presidente dell'Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin, all'indomani della diffusione dei dati, da parte di Confcommercio, sulle spese obbligate che arrivano ad incidere per il 44% del totale dei consumi delle famiglie.

La proposta

«A dire il vero - segnala Bertin - c'è una proposta autorevole in tal senso ed è quella dell'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera), ma non sembra che abbia fatto breccia a livello governativo, per cui penso sia il caso di rilanciarla. Non vi è dubbio che l’epidemia di Coronavirus stia ponendo pesanti battute d’arresto all’economia: tutto questo si traduce in un continuo mutamento di ciò che riguarda i consumi sempre più condizionati, come ha documentato Confcommercio, dalle spese fisse che, conseguentemente, riducono le spese libere. Ebbene, una delle idee dell'Arera era quella di valutare delle norme immediatamente successive al rientro dall’emergenza che avrebbero dovuto avere effetti positivi sia sui bilanci delle famiglie che in quelli delle imprese. In particolare l’Autorità per l’energia si era spesa anche in favore delle piccole e medie imprese introducendo il concetto di niente più costi fissi sulle bollette: una sorta di messaggio positivo nei confronti dei molti imprenditori che attualmente versano in gravi difficoltà economiche». 

Oneri e costi

Come risaputo gli oneri e i costi sul trasporto della materia e dei servizi costituiscono un pesante balzello sulle bollette stesse. La proposta che ora Bertin fa sua, rilanciandola, è che si proceda all’abbattimento dei costi fissi nei riguardi delle imprese di piccole e medie dimensioni che si sono dapprima trovate a dover sostenere mesi di chiusura forzata ed ora a viaggiare a scartamento ridotto. «Una proposta - continua il presidente dell'Ascom di Padova - che dovrebbe interessare anche le famiglie dal momento che la profonda crisi del 2020 ha amplificato la tendenza di lungo periodo ad una compressione delle spese determinate dai gusti e dai desideri delle famiglie consumatrici a vantaggio delle spese per le quali si ha poca, o nessuna, libertà di scelta». Prova ne sia che, in questo 2020, i servizi commercializzabili, che indicano il benessere economico, sono crollati dal 21% al 15,6% mentre sono cresciute le spese obbligate che oggi si attestano al 44% contro il 18% che veniva registrato nel 1995. Significativi, inoltre, gli indici relativi alle spese obbligate legate alla mobilità (assicurazioni, carburanti e manutenzione dei mezzi di trasporto) che denunciano una riduzione sia dei volumi sia dell’incidenza, sintomatici di un andamento ancora più negativo rispetto al totale. Conclude Bertin: «Se consideriamo che in questo 2020 stiamo spendendo più per alimentari che per servizi (e non accadeva dal 2007) significa che le famiglie hanno margini di manovra ristrettissimi e questo finisce per riverberarsi negativamente sul commercio e sul turismo. Occorre dunque una contrazione delle spese fisse che passi anche attraverso una delle riforme necessarie al Paese, vale a dire il rafforzamento del processo di liberalizzazione dei mercati di offerta di molti beni e servizi obbligati, elemento che non potrebbe che giovare al sistema economico nel complesso e al miglioramento del benessere economico della popolazione».

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