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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Sfruttano l'azienda per corrompere i privati: "mazzette" in cambio di appalti

C'è un padovano fra i quattro arrestati nell'ambito di un'inchiesta condotta dai carabinieri di Vicenza su un'associazione a delinquere che sfruttava il loro datore di lavoro

Forti della fiducia riposta in loro dall'azienda, truccavano le gare d'appalto assegnandole a privati in cambio di una percentuale del guadagno. Hanno così intascato circa 300mila euro i quattro uomini finiti in arresto martedì mattina con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione fra privati.

L'inchiesta

L'indagine è nata lo scorso novembre da un'esposto del titolare della ditta per la quale lavorano tre dei quattro arrestati. L'imprenditore è a capo di una nota azienda vicentina del campo della ristorazione, che fornisce servizi a enti pubblici e privati, e ha segnalato ai carabinieri del capoluogo berico il comportamento sospetto di alcuni suoi dipendenti. Sospetto che cinque mesi di stringenti indagini da parte del Nucleo investigativo hanno trasformato in certezza. Coordinati dal procuratore Orietta Canova, gli inquirenti hanno portato a galla un articolato giro di tangenti messo in piedi tra quattro uomini alle spalle del loro datore di lavoro.

Gli arrestati

L'associazione a delinquere era gestita dal 44enne veneziano Mattia Foffano, responsabile dell'area tecnica dell'azienda. I complici erano due suoi sottoposti, il 43enne Alessandro Zinato, veneziano residente nel Padovano, e il 36enne palermitano Antonino Ivan Cocheo, responsabile dell'area tecnica per il Sud Italia. A loro si aggiunge Giacomo Massini, imprenditore 47enne di Cecina (Livorno) che agiva come procacciatore d'affari per trovare i privati disposti a fare il gioco illecito del quartetto. Sono stati arrestati all'alba di martedì su disposizione del Gip di Vicenza dai carabinieri di Venezia, Padova, Palermo e Livorno e posti ai domiciliari. Con loro sono stati denunciati e si trovano indagati altri 45 soggetti, i professionisti che si sarebbero fatti corrompere consegnando loro le mazzette.

Il modus operandi

Le aziende compiacenti venivano agganciate da Massini che proponeva la "spintarella" illecita in cambio di una provvigione. Una volta accettato, faceva i loro nomi a Foffani che aveva creato una società fittizia intestata al padre. Con questa, spacciandola per procacciatrice d'affari, fingeva d'aver trovato i candidati perfetti facendo assegnare loro i lavori. Nel gioco intervenivano poi Zinato e Cocheo che, in quanto responsabili dei cantieri, aggiornavano il capo area sull'andamento dei lavori e il pagamento delle mazzette. Gli inquirenti hanno stimato che in tal modo l'associazione a delinquere abbia intascato circa 300mila euro, tanto che sono stati sequestrati 331mila euro sui conti correnti degli arrestati.

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