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Coronavirus, Crisanti: «Non sono preoccupato. Focolai? Stiamo seguendo la strada tracciata a Vo'»

Spiega il direttore dell'Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova: «Non abbiamo nessun controllo sull'indice di contagiosità. Non stiamo facendo male, sta semplicemente accadendo quello che avevamo previsto»

«Non sono preoccupato»: bastano tre parole al professor Andrea Crisanti, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova, per "vestirsi da pompiere" al pari del viceministro Pierpaolo Sileri e abbassare il livello di guardia risalito dopo l'ultimo punto stampa di Luca Zaia.

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Aggiunge il professor Crisanti: «Io avevo già detto che il futuro sarebbe stato caratterizzato da focolai e quindi finché avremo la capacità di individuarli e spegnerli io non sarò preoccupato. Stiamo seguendo passo passo la strada tracciata a Vo'. L'aumento dell'indice di contagiosità? È chiaro che se uno prende questo dato su una scala così microscopica non ha nessun significato. La sfida si misura sulla capacità di identificare i casi, perché sull'R con t che aumenta noi non abbiamo nessun controllo. L'unica cosa che possiamo fare è continuare con le misure di prevenzione, mentre dalla parte delle istituzioni ci vuole la capacità di reazione tempestiva e sono due cose che vanno di pari passo. Lo ripeto: il virus non è sparito, è ancora tra di noi e siamo avvantaggiati dal fatto che abbiamo imparato come combatterlo e dalle condizioni climatiche che non favoriscono la diffusione. Un nuovo caso è sempre e comunque un caso di troppo, quindi dobbiamo sfruttare questa opportunità per azzerare continuamente il virus. Non stiamo facendo male, sta semplicemente accadendo quello che avevamo previsto».

Assembramenti

Domanda finale sugli assembramenti, ultimi in ordine di tempo quelli registrati al Padova Pride Village: «I giovani non hanno la consapevolezza che sono a loro quelli più a rischio di trasmissione della malattia, però è anche vero che dopo tre mesi di lockdown e con il bel tempo i ragazzi di 18-19 anni è difficile tenerli sempre con la mascherina. I comportamenti che stanno assumendo stanno tra virgolette "sfruttando" la bassa trasmissione e le condizioni climatiche, ma se dovessero ripetersi anche in autunno allora non sarebbero certo perdonati».

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