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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Acconciatori ed estetisti, nel Padovano due esercizi ogni mille abitanti: «Via la zona arancione»

In provincia di Padova sono attive 2.082 imprese di acconciatura ed estetica, con 4.700 addetti che vi lavorano, e che forniscono i propri servizi ad oltre 700 mila persone: «Serve una deroga agli spostamenti per salvare la categoria»

In 4 comuni su 10 della provincia di Padova il numero di imprese ed addetti dell’acconciatura e dell’estetica è insufficiente a soddisfare le potenziali esigenze della popolazione residente, in 2 comuni su 10 è addirittura scarsa se non quasi assente e solo nel 19% dei casi i residenti nei comuni padovani possono essere abbastanza tranquilli di poter trovare risposta alle proprie esigenze, pur limitando la scelta ai confini del proprio comune. Ecco perché il divieto, imposto alle regioni in zona arancione, di uscire dal comune di residenza per usufruire dei servizi del proprio parrucchiere o estetista di fiducia è «tecnicamente insostenibile»: a sostenerlo è Cna Padova, il cui Ufficio Studi ha recentemente raccolto una serie di dati ed elaborato alcune simulazioni con la collaborazione degli operatori del settore.

Acconciatori ed estetisti

Dati che evidenziano quanto sia necessario aprire alla possibilità di spostarsi dal proprio comune di residenza almeno in presenza di un “rapporto fiduciario” tra cliente ed operatore e venire in questo modo incontro alle richieste di un settore già pesantemente colpito dalla crisi causata dal Covid, che ha già causato perdite di fatturato nell’ordine del 20%. «Le nostre attività da sempre hanno la particolarità di basarsi su un legame di fiducia molto forte e difficilmente rinunciabile» spiega Gian Carla Tasso, presidente della categoria benessere di CNA Padova. «Per questo crediamo che sia necessario, per venire incontro ad un settore in grave sofferenza, consentire gli spostamenti verso il proprio parrucchiere o estetista di fiducia, almeno nell’ambito della propria provincia. Non dobbiamo dimenticare che i nostri operatori si sono impegnati costantemente nell’applicazione di tutti i protocolli di sicurezza. Auspichiamo tutti i controlli necessari, noi non ci sottraiamo. Ma le attività devono poter lavorare e ricevere i loro clienti. Anche perché, in questo periodo di diffusa stanchezza per le restrizioni, c’è una crescente attenzione alla cura di sé, anche da parte di una clientela maschile, e la domanda di questi servizi è molto alta».

I dati

In provincia di Padova sono attive 2.082 imprese di acconciatura ed estetica, con 4.700 addetti che vi lavorano, e che forniscono i propri servizi ad oltre 700 mila persone considerando quelle nell’età maggiormente interessata, dai 14 ai 74 anni. Si tratta dunque di 2,2 negozi e 5 professionisti ogni 1.000 abitanti. Pur essendo le attività in questione non interessati da provvedimenti di chiusura o limitazione nell’orario o nei giorni di apertura, la loro operatività è comunque ridotta nelle capacità di accoglienza, poiché le misure di prevenzione dal contagio da Covid obbligano gli esercenti a limitare il numero di persone presenti nei locali, e dunque la possibilità di servire simultaneamente più clienti. Il Dpcm in vigore per la zona arancione, però, non consente ad un cliente di scegliere liberamente il proprio operatore di fiducia. La legge permette infatti di recarsi dal parrucchiere solo rimanendo all’interno del proprio comune, o di poterne varcare i confini solo se non è presente in quel comune alcuna attività. Nelle simulazioni effettuate da Cna sono stati considerati: il numero di imprese attive e gli addetti impiegati alla fine del 2020, il numero medio di appuntamenti fissabili, tenendo conto della riduzione determinata dalla minore capienza dei locali. Questi dati sono stati raffrontati con la popolazione residente nei singoli comuni e la frequenza media dell’utilizzo annuale dei servizi. Il rapporto tra la quantità di domanda e la quantità di offerta ha fornito un indicatore che, se inferiore a 1, evidenzia l’impossibilità di soddisfare la domanda, e che cresce via via fino ad essere uguale o superiore a 2 (domanda pienamente soddisfatta). In tutti i 102 comuni della provincia sono dunque 19 quelli con un buon rapporto domanda-offerta, 25 quelli in cui il rapporto è medio, 40 quelli in cui è basso e 18 quelli in cui l’offerta è bassissima o del tutto assente.

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