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Borse universitarie, gli studenti protestano con le maschere di Bernini, Donazzan e Zaia

Esclama Domenico Amico, coordinatore di Udu Padova: «Devono guardarci in faccia, e vedere che dietro ogni borsa negata ci sono studenti e famiglie che dovranno fare dei grandi sacrifici»

Udu Padova, Udu Verona e Udu Venezia si sono mobilitate insieme oggi, martedì 16 aprile, in occasione della Giornata per il Diritto allo Studio organizzata dall'Andisu a Padova, dove sarebbe dovuta intervenire il Ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.

Borse di studio

Gli studenti hanno indossato delle maschere di cartone raffiguranti proprio la ministra Bernini oltre a quelle di Luca Zaia ed Elena Donazzan. «Chiediamo risposte sul persistente disinteresse da parte della Regione Veneto per quanto riguarda la copertura delle borse di studio: la seconda assegnazione, cioè quella di aprile che dovrebbe coprire le borse non coperte a inizio anno, non ha visto stanziamenti significativi coinvolgendo solo 200 studenti, mentre gli idonei non beneficiari rimangono 2.470 solo a Padova; sono 5.318 in tutto il Veneto, e in crescita in tutta Italia» dichiara Francesca Pollero, rappresentante degli studenti nel Consiglio di amministrazione dell'Esu di Padova, e prosegue: «Le borse di studio sono un diritto costituzionale, e l'atteggiamento dell'assessore Elena Donazzan é inaccettabile. Questa situazione insostenibile porta gli studenti ad allontanarsi dalla città e dal nostro Ateneo, negando quindi a migliaia di persone il diritto allo studio».

Udu Padova

Domenico Amico, coordinatore dell'Udu Padova, aggiunge: «Quest'anno il problema degli idonei non beneficiari è scoppiato anche a livello nazionale senza nessuna risposta da parte della Bernini, e sembra che ne alla regione e ne al ministero interessi risolverlo, con una chiara una volontà politica di fondo: a questa destra non interessa investire sugli studenti, minando così il presente e il futuro di migliaia di giovani, e di conseguenza, del nostro Paese. Non stupiamoci quindi della cosiddetta fuga di cervelli, sintomo naturale del continuo taglio di fondi all'istruzione. Devono guardarci in faccia, e vedere che dietro ogni borsa negata ci sono studenti e famiglie che dovranno fare dei grandi sacrifici».

Udu Venezia

Marco Dario, coordinatore di Udu Venezia: «L'assenza della Regione e del ministero dell'università alla giornata di oggi sono la dimostrazione plastica di quanto questa classe dirigente abbia a cuore la condizione di migliaia di studenti idonei non beneficiari - dichiara Marco Dario di Udu Venezia. Il Governo, come la Regione, se ne lava le mani e scarica le responsabilità ai governi precedenti senza dare reali soluzioni. Oltre al danno la beffa: vogliono dipingerci come poco collaborativi, remando contro l'interesse della nazione, mentre la nostra unica richiesta è che ci venga garantito un diritto fondamentale per costruirci un futuro. Chi rema contro gli interessi della nazione è il Governo stesso».

Udu Verona

Aggiunge Laura Bergamin, coordinatrice di Udu Verona: «La formazione deve essere un diritto per tutte e tutti indistintamente e la mancanza di agire in questa direzione è una responsabilità politica. Lo scorso anno il numero di persone idonee non beneficiarie di borsa di studio in Italia era 4.947, di queste, il 65% solo in Veneto e quest’anno il numero è andato solo aumentando. La mancata presa di responsabilità sia a livello Ministeriale che a livello Regionale, si pone in contrasto con l’articolo 34 della Costituzione e rende sempre più il percorso universitario un privilegio».

Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari

Durante il convegno, si è anche potuta sentire la voce dissonante di Alessia Conti, presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (sempre con Udu), che ha ritenuto importante precisare: "Non può essere un privilegio studiare senza dover lavorare, eppure il reddito medio di una famiglia in Italia è di 2800 euro al mese, al fronte di una vita da fuorisede che costa circa 1500 euro al mese. Non può essere un privilegio non aver bisogno di uno psicologo. Non può essere un privilegio quello di non avere paura tornando a casa da un gruppo studio finito tardi, eppure una donna su tre fra i 16 e i 70 anni in Italia subisce una forma di violenza fisica o sessuale. Quelli che ho menzionato dovrebbero essere diritti, di cui devono farsi garanti prima di tutto le istituzioni come le scuole e le università, come i comuni e gli enti per il diritto allo studio».

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