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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Caos BusItalia, stipendi bassi e carenza di autisti: rischiano di saltare almeno 50 corse al giorno

I sindacati: «Hanno lasciato anche autisti del tram, essenzialmente per motivi economici, ma anche perché tanti turni sono troppo pesanti. Stiamo valutando di intraprendere un’azione legale contro BusItalia: gli amministratori continuano a non concedere il certificato di servizio»

Saltano altre corse di BusItalia. Per fronteggiare la carenza di autisti, l'azienda che gestisce il trasporto pubblico sta faticando a garantire invece i passaggi dei mezzi. Domani, 6 novembre, secondo quanto sostengono i sindacati di base Adl/Cobas, Sgb, Fast e Sls, ne dovrebbero saltare, tra servizio urbano ed extraurbano, almeno una cinquantina con i conseguenti disagi per gli utenti. I sindacati di base: «Hanno lasciato BusItalia anche autisti del tram, essenzialmente per motivi economici, ma anche perché tanti turni sono troppo pesanti. Solitamente si rivolgono all’Actv, dove i conducenti ricevono un’indennità di guida di 15 euro - sostengono Stefano Pieretti e Davide Parpaiola di Adl - a tale proposito stiamo valutando di intraprendere un’azione legale contro BusItalia perché gli amministratori continuano a non concedere agli autisti, che hanno scelto di lavorare in altre aziende, il certificato di servizio. È un fatto grave perché i lavoratori in fuga dall’azienda non possono effettuare la ricostruzione della loro carriera. Evidentemente dicono di no come deterrente».

I confederali

Non ci sono solo i sindacati di base a mobilitarsi, ma anche i confederali, con strumenti di lotta diversi, ma non per questo meno incisivi: «La musica è sempre la stessa rispetto a quando è iniziato il servizio autunno-inverno, lo scorso settembre - dice Andrea Rizzo, della segreteria territoriale della Filt-Cgil - mancano autisti su tutti i fronti, sulle linee urbane, extraurbane e anche sul tram. Li cercano come fossero oro la maggior parte delle aziende, sia pubbliche che private, in particolare quelle del nord dove i lavoratori, quasi tutti provenienti dalle regioni meridionali, devono pagarsi anche l’alloggio. Si salvano solo le aziende in cui arrivano più contributi e dove ci sono situazioni di risorse interne differenti da quelle di BusItalia Veneto. All’Actv, ad esempio, gli stipendi leggermente più alti con varie indennità accessorie li pagano i turisti, costretti a pagare la corsa di un vaporetto ben 9,50 euro». Rizzo, inoltre, mette sotto accusa anche i turni dei lavoratori: «In BusItalia Veneto ci sono troppi turni spezzati. Tanti conducenti, per fare le sette ore giornaliere devono restare a disposizione dell’azienda anche fino a tredici ore. Questo è uno dei tanti motivi per cui alcuni autisti, appena possono, vanno via da BusItalia. A tale proposito, l’azienda, di recente, è venuta incontro alle nostre rivendicazioni con alcune turnazioni leggermente meno pesanti, ma invitiamo i vertici dell’azienda a fare molto di più a vantaggio dei lavoratori. BusItalia Veneto è di proprietà delle Ferrovie dello Stato al 79%. Perché i ferrovieri devono prendere un buono stipendio, mentre gli autoferrotranvieri sono retribuiti molto di meno?».

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