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Cronaca

Decesso al Due Palazzi, detenuti mettono in atto una protesta

L'episodio è avvenuto mattina, giovedì 29 febbraio, un uomo di 25 anni è deceduto, sembrerebbe in seguito a un malore, all'interno del carcere di Padova. Lievemente contusi due poliziotti

Ieri mattina, giovedì 29 febbraio, un uomo di 25 anni è deceduto all'interno di una cella del carcere Due Palazzi di Padova. Non si può ancora con certezza affermare cosa avrebbe portato al decesso del giovane che, da quel che si sa, aveva seri problemi di dipendenza da stupefacenti. 

Quando si è sparsa la voce nel carcere della morte del detenuto ci sono state proteste che il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, il Sappe, ha definito violente anche se "gestite" dal personale del carcere. Il Sappe, come aveva già fatto nei giorni scorsi in relazione alla situazione del carcere di Vercelli, ha colto l'occasione per rilanciare la proposta di espulsione dei detenuti stranieri in modo da liberare le carceri dal sovraffollamento e poi ha invitato il sottosegretario Andrea Ostellari a far visita al carcere di Padova, cosa che però in realtà è avvenuta frequentemente da quando il senatore patavino è stato nominato dal ministro Nordio. Per fugare ogni dubbio su quanto accaduto alla giovane vittima, saranno decisivi gli esiti dell’autopsia, che definiranno con certezza le cause della morte del detenuto defunto. 

Naturalmente immediato è arrivata la nota del Sappe, sindacato di base «Già la notizia della morte di un detenuto in carcere, per cause naturali, è triste e grave, ma amareggia ancora più che ciò ha indotto altri detenuti a scatenare violenze inaudite e inaccettabili», si legge nel comunicato del sindacato Sappe "Verso le 10, dopo il decesso per cause naturali dell’uomo (italiano e di età sotto i 30 anni), altri detenuti (soprattutto nordafricani) hanno iniziato a protestare e il personale di Polizia penitenziaria, come sempre sottorganico, con non poche difficoltà ha gestito l'evento riportanti tutto alla calma. Purtroppo, solo per poche ore”, spiega il sindacalista. “Difatti, nel pomeriggio e sino alla sera si sono registrati episodi di violenze, in particolare nei due Blocchi detentivi II e IV, sia tra di loro che a danno del personale di Polizia”. “Verso le 16.30/17, sono iniziati dei disordini nel IV Blocco, dove si è registrata prima una colluttazione tra detenuti e, successivamente, delle aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, con due agenti contusi poi inviati al Pronto soccorso”, prosegue. “Verso le 18.30, poi, altri disordini nel II Blocco dove c’è anche stato l’episodio più inquietante. Il tempestivo intervento dei poliziotti, già sotto stress e fortemente oltraggiati e minacciati, è riuscito a scongiurare rissa e aggressioni al personale. Ma un detenuto si è parato davanti a un poliziotto urlando “Allah è grande” e, brandendo in mano una bomboletta di gas, minacciava di farsi e farli saltare. Fortunatamente, non è accaduto nulla e il personale di Polizia è riuscito a far rientrare la situazione dopo una lunga ed estenuante mediazione» 

Di tutte queste affermazioni non c'è in pratica nessun riscontro. E' vero due guardie si sono refertare con una prognosi di 7 giorni, che è indice comunque di qualcosa di non grave. Che i detenuti abbiano rumoreggiato è quanto di più naturale accade in queste circostanze. Per quanto riguarda i particolari di cui parla il Sappe, nella fattispecie l'episodio dell'uomo che urla Allah è grande, come se questo volesse per forza dire qualcosa di negativo o di minaccioso a meno che non si pensi che ogni musulmano sia potenzialmente un combattente di Isis, Al Qaeda, Al Nusra o di qualche altra sigla, i riscontri che abbiamo avuto ci dicono che è vero che un detenuto straniero ha urlato frasi sconnesse, ma non più di questo. Di certo non brandendo una bombola di gas. Spiace constatare che un sindacato di base approfitti di queste situazioni per alimentare oltre che gratuito razzismo anche tensioni di cui non si sente assolutamente il bisogno visto che già ce ne sono. Se si va a leggere i comunicati delle ultime settimane della stessa sigla sindacale si ritrovano sempre gli stessi concetti, cambia solo il nome della città a cui fa riferimento il carcere. Che ci sia un problema su questa materia, in Italia, è indiscutibile, ma strumentalizzare eventi drammatici per ottenere chi lo sa che effetti non può certo essere la strada maestra per un cambiamento. 

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