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Cronaca

A Padova il primo trapianto di rene in Italia combinato a un farmaco rivoluzionario

Per la prima volta in Italia è stato utilizzato un nuovo farmaco (Imlifidase) in grado di distruggere gli anticorpi per consentire a Mihaela, 43enne di origini romene residente in Umbria, di sottoporsi al trapianto di rene atteso da 13 anni

Una novità assoluta a livello nazionale: per la prima volta in Italia è stato utilizzato un nuovo farmaco (Imlifidase) in grado di distruggere gli anticorpi per consentire a Mihaela, 43enne di origini romene residente in Umbria, di sottoporsi al trapianto di rene.

Trapianto

Il merito è dell'Azienda Ospedaliera di Padova: nella conferenza tenutasi in via Giustiniani nella mattinata di oggi, mercoledì 14 dicembre, sono state presentate le innovazioni farmacologiche adottate in grado di distruggere gli anticorpi contro gli antigeni estranei presenti nella paziente e consentirle così un nuovo trapianto di rene. A raccontarlo proprio Mihaela, che ha ricevuto il nuovo rene il primo novembre presso l'Unità Operativa Complessa di Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas di Padova, diretta dal prof. Paolo Rigotti: la 43enne attendeva un trapianto da 13 anni a causa di un grado di immunizzazione estremamente alto che rendeva impossibile trovare un donatore compatibile, in quanto presentava livelli altissimi di anticorpi HLA, molecole riconosciute come estranee dal nostro sistema immunitario e causa di rigetto iperacuto e immediato del trapianto. L'intervento è stato possibile grazie all'Imlifidase, farmaco non ancora in commercio: in questo caso è stato ottenuto il parere favorevole all'impiego ad uso compassionevole dal Comitato etico dell'Azienda Ospedalierà ed è stato utilizzato per la prima volta in Italia e in 8 altri casi in Europa.

Mihaela

Il trapianto ha avuto successo grazie alla sinergia tra équipe chirurgica, anestesiologica ed infermieristica della Unità Operativa Complessa Chirurgia Trapianti Rene e Pancreas e alla collaborazione di Unità Operativa Semplice Dipartimentale Immunologia Trapianti, l'Unità Operativa Complessa Immunotrasfusionale e l'Unità Operativa Semplice Dipartimentale Patologia del Trapianto di cuore e Medicina Rigenerativa dell'Azienda Ospedale Università di Padova e il Centro Regionale Trapianti del Veneto diretto dal dott. Giuseppe Feltrin. Mihaela, emozionatissima, ha voluto portare la propria testimonianza: «Sono la dimostrazione che niente è impossibile: ho sempre creduto nel miracolo, tanto che non mi sono mai comportata da persona malata. Quando il 31 ottobre mi hanno telefonato dicendomi che c'era un rene per me non ci credevo, al punto che ho continuato a stirare fino a quando non mi hanno richiamato per ribadirmelo. Ora ho una nuova vita».

Luca Zaia

«Per la prima volta in Italia e l’ottava in Europa è stato possibile trapiantare un rene superando la presenza di anticorpi contro gli antigeni del donatore. Un risultato che conferma la sanità del Veneto ai vertici della chirurgia e della ricerca scientifica, a livello internazionale. I miei complimenti vanno all’azienda Ospedale Università di Padova, dove è avvenuto nei giorni scorsi il trapianto, al Professor Paolo Rigotti e al suo staff ed al direttore generale, Giuseppe Dal Ben, oltre al centro nazionale trapianti. Non si tratta di un’eccellenza fine a sé stessa. La sanità padovana è particolarmente prolifica anche per numeri, attirando numerosi pazienti anche da fuori regione, specie per i trapianti. Proprio quest’anno abbiamo potuto festeggiare il traguardo dei 3mila trapianti di rene realizzati a Padova. Il Veneto nel 2021 si è classificato primo in Italia per numero di trapianti da donatore vivente, con 74 atti operatori, oltre a guidare anche la classifica nazionale dei trapianti di pancreas, con 20 pazienti trapiantati; fra le prime posizioni anche in tutti gli altri ambiti chirurgici. È davvero un orgoglio poter dare nuova vita, grazie ai donatori e allo sforzo dei sanitari, a chi soffre: grazie a quest’ultima operazione, ad esempio, la donna che ha ricevuto l’organo non solo non avrà più bisogno di dialisi, ma potrà tornare ad una vita normale»: questo il commento di Luca Zaia, presidente della Regione Veneto.

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