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Economia

Dalla crisi alle opportunità, migliora la fiducia delle imprese padovane nella ripartenza post Covid

Corpi intermedi e istituzioni locali si confermano punti di riferimento per trainare la ripresa. Questi i risultati dell’indagine Ipsos per Camera di Commercio Padova condotta su un campione di 200 pmi padovane

Secondo le Pmi padovane le conseguenze della pandemia continueranno a permanere anche per il prossimo anno, per esse il ritorno alla normalità da un punto di vista sanitario precederà il ritorno a una “normalità economica”. Le imprese ritengono che l’emergenza sanitaria abbia portato alle loro attività più rischi e problemi, manifestano preoccupazione verso il futuro ma, rispetto alle attese del periodo di piena pandemia, mostrano oggi di volere e sapere cogliere le opportunità che possono presentarsi loro. Quest’ultime risiedono prevalentemente nelle possibilità di crescere sul mercato nazionale, di accelerare il processo di digitalizzazione della propria attività, di vedersi semplificate le procedure burocratiche, di assistere alla crescita dei consumi legati al turismo e ai prodotti made in italy e infine di accedere con facilità al credito.  

Le aspettative

E’ questo l’esito dell’indagine dal titolo “Le aspettative delle aziende per l’inizio del periodo post Covid” condotta tra maggio e ottobre 2021 da Ipsos per Camera di Commercio di Padova su un campione di 200 aziende della provincia. La survey raccoglie il punto di vista delle imprese e racconta quali sono le aspettative, i timori, le opportunità e i rischi che avvertono le aziende padovane rispetto al periodo post Covid e al futuro. Se nella fase più acuta della pandemia, a maggio 2020, il 61% delle imprese temeva esclusivamente problemi e rischi per la propria azienda, a un anno di distanza, nel giugno 2021, il 42 % mostrava fiducia nelle opportunità rappresentate dal post pandemia.  

Le imprese

Ragionando su un orizzonte temporale di due anni, la ricerca evidenzia come le aspettative delle aziende risultino polarizzate: 1 azienda su 4 non esclude la possibilità di cessare l’attività anche se dichiara che i prossimi mesi saranno cruciali nel guidare verso questa decisione. Dall’altro lato 1 impresa su 3 sta programmando nuovi investimenti. Nel dettaglio, il 36 % delle pmi afferma di stare già programmando investimenti e di stare investendo per cogliere alcune opportunità. Quest’ultime punterebbero ad investire principalmente per migliorare la propria sostenibilità e l’attenzione all’ambiente (24%), per sviluppare l’industria 4.0 (23%), per entrare in nuovi mercati in Italia (18%), per semplificare i processi aziendali (15%) o per acquistare nuovi macchinari (9%) e aumentare la digitalizzazione (9%).  

Santocono

«Crediamo da sempre che alla base della nostra azione – commenta Antonio Santocono, Presidente della CCIAA- debba esserci il dialogo costante con i corpi intermedi e l’ascolto del tessuto imprenditoriale. Abbiamo deciso di farlo soprattutto in un periodo complesso come quello della pandemia e la ratio dell’indagine è stata proprio questa, cercare di capire quale fosse l’atteggiamento delle imprese rispetto al futuro legato al post pandemia con l’obiettivo di rendere sempre più efficace il nostro operato. Da quanto emerso appare evidente che abbiamo il dovere di continuare a offrire un supporto alle aziende verso la digitalizzazione, a fornire il nostro contributo nei settori dell’istruzione e della formazione e guidarle nella cosiddetta rivoluzione green e nella transizione ecologica. Si tratta di ambiti nei quali ci muoviamo da tempo attraverso attività di formazione, informazione e supporto economico o tecnologico. A fronte di un’iniziale giustificata preoccupazione verso il futuro e di un’elevata percezione di rischi e problemi connessi al periodo assistiamo oggi a una ripresa degli investimenti e una rinnovata fiducia verso il ruolo che i corpi intermedi tra cui le stesse CCIAA, le associazioni, le fondazioni, le istituzioni locali sapranno giocare nella ripartenza. Una ripartenza che siamo sicuri sarà trainata dal PNRR, strumento nel quale le nostre imprese ripongono grande fiducia e noi coopereremo affinché questa fiducia non venga tradita».  

Rischi e preoccupazioni 

Rispetto a maggio 2020, le aziende riportano un minor numero di rischi da affrontare nell’immediato. La principale preoccupazione continua ad essere quella di ritrovare i clienti di prima (per 22 aziende), seguita dalla preoccupazione per la disponibilità di liquidità (18 aziende contro le 52 del maggio 2020), che risulta però oggi notevolmente ridimensionata rispetto allo scorso anno, da quella di trovare nuovi clienti (per 16 aziende) e di non riuscire di approvvigionarsi di materie prime e prodotti (per 15 aziende). Si è ridotta in maniera importante anche la preoccupazione per i problemi legati alla perdita di commesse e ordini dall’Italia (che caratterizza oggi 13 aziende su 22 di maggio 2020) e per il recupero crediti (presente in 12 aziende sulle 18 di maggio 2020). Le pmi che manifestano preoccupazione per il futuro lamentano soprattutto l’incapacità di coprire le spese e di consolidare o allargare il parco clienti. Il 25% delle imprese non esclude la possibilità di cessare la propria attività e il 45% di esse pensa che questo possa accadere principalmente perché preoccupata per l’attività in perdita a causa delle spese elevate non ripagate dai guadagni. 

Opportunità 

Rispetto a maggio 2020, è aumentata tra le aziende padovane la percezione che l’emergenza da Covid 19 porterà soprattutto o anche delle opportunità (oggi lo pensa il 42% delle pmi contro il 12% del 2020).Tra le opportunità da cogliere per la propria azienda prevale, nel 33% dei casi, l’aspettativa di avere un maggior numero di ordini da clienti italiani, attesa che nel maggio 2020 caratterizzava solo il 18% delle imprese, di spingere sulla digitalizzazione (nel 20% dei casi) e di poter beneficiare di semplificazioni burocratiche (nel 12% dei casi).  La pandemia ha, inoltre, innescato una crescita delle aziende attive nell’e-commerce. In poco più di un anno è raddoppiato il numero delle aziende che fa commercio on line. Tra le aziende che non facevano e-commerce prima dell’emergenza sanitaria, il 18 % mostra oggi di aver intenzione di investire in questo ambito.

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