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I centristi contro l'auditorium alla Prandina proposto dal sindaco Giordani

Tramarin e Zanovello: «Ci è, in tutta sincerità, sembrata un fulmine a ciel sereno. Non ci sono ragioni per pensare ad un'ipotesi del genere». Il gruppo Padova Europa e Riformista fa parte della maggioranza ed esprime il presidente del Consiglio comunale, Antonio Foresta

Padova Europea e Riformista segue il dibattito che da giorni sta interessando, a seguito delle dichiarazioni del Sindaco Giordani, il tema del futuro della Prandina nella nostra città: «Vogliamo prendere una posizione chiara, soprattutto considerando tutti gli aspetti e i passaggi che negli anni hanno riguardato quell’area, la cui acquisizione è stata per noi strategica rispetto alle opportunità di sviluppo del centro storico» evidenziano il coordinatore politico Davide Tramarin e la portavoce, Marta Zanovello.

Il futuro

«Il futuro della Prandina deve essere posto in relazione diretta con quello di piazza Insurrezione - dicono Tramarin e Zanovello - .Auspichiamo infatti che il progetto di pedonalizzazione di quest’ultima entri nel vivo. L’evento di capodanno ha infatti dimostrato le potenzialità che piazza Insurrezione, se liberata dalle auto, potrà avere per il centro storico e riteniamo che il 2023 debba finalmente essere l’anno giusto perché cominci un progetto strutturale di sua riqualificazione. Questo, dunque, dovrebbe secondo noi essere il punto di partenza per qualsiasi ulteriore ragionamento».

Auditorium

«A tal riguardo, l’idea di pensare un auditorium alla Prandina ci è, in tutta sincerità, sembrata un fulmine a ciel sereno, che non abbiamo compreso per almeno tre ragioni: nel 2021 era stata lanciata l’idea – anche con un rendering, un ordine di costi, finanziamenti e investimenti – di realizzare un’arena della musica in Fiera. Un’idea a nostro avviso ottima e strategica, dal momento che una struttura di questo tipo potrebbe avere un notevole mercato nel nordest. Per di più, se realizzata guardando con ambizione a modelli europei quali, per esempio, il Festhalle di Francoforte o la Ziggo Dome di Amsterdam, Padova potrebbe dotarsi di una grande sala da concerti modulare capace di ospitare sia i tour delle grandi stelle della musica rock e pop (che non sempre toccano la nostra città), sia grandi orchestre e spettacoli di musica lirica o da camera. Inoltre a differenza della Prandina, l’edificio sarebbe logisticamente vicino alle autostrade, alla stazione e più facilmente raggiungibile con il trasporto pubblico, soprattutto con le nuove linee del tram. Insomma, ci pare una soluzione che non deve essere messa da parte, soprattutto se sostituita da un piccolo auditorium che toglierebbe ulteriore spazio verde valorizzabile alla Prandina a fronte dei dati sempre più scoraggianti circa l’inquinamento atmosferico in città. Non comprendiamo come mai, dopo il percorso di partecipazione effettuato negli anni scorsi, sia emersa una proposta che sembrerebbe far cominciare, di nuovo, dall’inizio il confronto sul futuro della Prandina. Crediamo che la maggioranza di governo in città abbia l’onere e la responsabilità di continuare il solco tracciato a partire dagli anni scorsi sviluppando un dibattito risolutivo che porti, finalmente, alla definizione di un progetto condiviso di valorizzazione dell’area che non sia influenzato da possibili nuovi portatori di interessi, che risultano estemporanei rispetto al percorso fatto fino ad oggi. Risultano ancora abbastanza incomprensibili e poco chiare le motivazioni per le quali è stata accantonata l’ex-tesoreria della Cassa di Risparmio. Edificio tuttora in disuso e alternativo a soluzioni che prevedono il consumo di suolo».

Conclusioni

«Auspichiamo pertanto che l’amministrazione e la maggioranza diano continuità alle buone idee e agli obiettivi posti negli scorsi anni. Per questi la scorsa estate i padovani hanno riconfermato il centrosinistra con evidente convinzione, dato il consenso ottenuto e la vittoria schiacciante al primo turno. Un eventuale cambio di direzione rispetto alla Prandina ci parebbe, ad oggi, non comprensibile agli occhi dei cittadini».

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