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Ordine pubblico e politica: lo strano caso del sesto giovane, del giornalista e di quelli di Ultima Generazione

Continua a far discutere quanto accaduto venerdì scorso, con il fermo di sette persone tra cui un giornalista e un giovane visitatore presso la mostra di Palazzo Zabarella dove gli attivisti volevano compiere un'azione per sensibilizzare riguardo la crisi climatica

Un giardiniere, originario di Treviso, residente nel veneziano che in una pausa lavorativa stava visitando la mostra di Palazza Zabarella. Giovane ma non per questo attivista politico o militante di Ultima Generazione. Nella vicenda che ha portato al fermo e alla denuncia di sette persone ritenute in procinto di compiere un'azione per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo la crisi climatica, c'è finito pure lui oltre ad Edoardo Fioretto, il giovane giornalista de Il Mattino portato in Questura insieme agli altri sei.

La notizia ha avuto una certa eco visto che non è, non per fortuna ma perché sancito dalla Costituzione, normale che un giornalista venga caricato su una volante solo per essere lì a fare il suo lavoro. E se il dubbio è che qualcuno lo avesse avvertito, a Fioretto, per esssere lì al posto e al momento giusto, per la stessa logica non si può dire lo stesso di chi ha fermato i 7 giovani? A meno che la Digos non abbia un infiltrato nell'organizzazione Ultima Generazione, fatto che sarebbe altresì curioso se non clamoroso, in qualche modo anche loro lo avranno pure saputo visto che anche loro erano lì, a Palazzo Zabarella. Ognuno fa il suo lavoro.

Detto questo, rimane la questione del sesto uomo. Se gli attivisti di Ultima Generazione arrivano ad autodenunciarsi, perché trattenere un giovane che tutti assicurano non c'entrare per nulla con quanto stava accadendo. Si trovava in un luogo pubblico, a una mostra per la quale c'è la fila ogni giorno, ha comprato il biglietto ed è entrato. Nulla di misterioso insomma. Una vicenda che poteva essere gestita un po' meglio a meno che l'intenzione sia quella di intimidire, anche la stampa in questo caso. Dopotutto è così dalla notte dei tempi,  quando la politica non si prende in carico certe vertenze, inevitabilmente tutto diventa ordine pubblico. Ma così non dovrebbe essere in una democrazia matura. Di quanto accaduto se ne parlerà ancora visto che, come abbiamo già raccontato, la vicenda di Palazzo Zabarella sarà sottoposta all'attenzione del ministro Piantedosi sottoforma di interrogazione parlamentare.

E' chiaro che la Digos era al corrente delle intenzioni degli attivisti, altrimenti non si sarebbero trovati lì. Non stiamo parlando di una pericolosa organizzazione, anzi nel loro spirito è insito il concetto di resistenza passiva tanto che anche questa volta i cinque si sono autodenunciati. Più vicini a un gruppo di boy scout che a eco terroristi, per intenderci. Eppure è chiaro che le questure di tutta Italia sono impegnate molto seriamente su questo fronte. C'è un certo impegno nel cercare di fermare questa rete di attivisti. Ma al netto dei giudizi e tornando ai fatti di due giorni fa, è passato sotto traccia il fermo di questo che chiameremo, per semplicità, il sesto ragazzo. Assolutamente estraneo all'organizzazione eppure è stato portato lo stesso in Questura dove c'è rimasto oltre 4 ore, visto che quando il giornalista che è stato trattenuto per quel tempo, quando gli è stato finalmente permesso dì andarsene lo ha visto ancora lì. Foto segnaletiche, impronte digitali, un avvocato d'ufficio, solo per essere evidentemente stato nel posto sbagliato al momento sbagliato, al contrario di Fioretto che invece si trovava nel posto giusto, dove succedono le cose.

Questa vicenda, che è un mix pasticciato di buone intenzioni, non può non portare a fare una riflessione sui giovani. Se non partecipano e non si interessano alla politica, vengono classificati come menefreghisti, se lo fanno, è un attimo che vengano assimilati a pericolosi terroristi. Lo stesso discorso vale per la stampa. Se un giovane giornalista sta al suo posto, che è poi esattamente dove non dovrebbe stare, tutto bene. Appena si cominciano a prendere iniziative, che poi è insito sia nell'essere giovane che nel fare questa professione, cominciano i problemi. Qualche contraddizione da risolvere non ci pare tanto azzardato affermare che ci sia, evidentemente.

Ma a fronte di tanto clamore che ha portato tanti politici nazionali a esporsi sulla faccenda, da noi, nel senso più locale del termine, c'è maggiore prudenza. Sindaco e giunta comunale non si sono assolutamente espressi, solo Coalizione Civica ha preso una posizione netta e di condanna di come è stata gestita l'operazione. Sta inoltre circolando un documento che porta tra gli altri la firma della ex consigliera comunale, Giuliana Beltrame che si dice, lei e tutti gli altri, molto preoccupata dopo quanto successo. «Da tempo assistiamo ad una deriva autoritaria e ad una intensificazione dell’attività repressiva nei confronti di chi denuncia devastazioni ambientali e cambiamento climatico come effetti di attività umane senza criterio e finalizzate unicamente al profitto, nello stesso momento in cui si spengono i riflettori sul perverso sistema responsabile degli stessi, con l’intento di combattere non la malattia ma chi la mette in evidenza. Mentre il cambiamento climatico miete vittime in ogni parte del mondo, grandi opere inutili alterano gli ecosistemi fuori e dentro le città e l’inquinamento da fonti fossili avvelena l’aria, la preoccupazione principale sembra essere di mettere a tacere chi reclama un’inversione di tendenza». Si legge in uno dei passaggi del documento firmato anche da Alessandro Angrilli, Lia Toller e molti altri nomi che rappresentano un certo tipo di attivismo politico in città: «Non disturbare il manovratore è il messaggio, nemmeno se l’intenzione è denunciare una situazione ambientale che oggettivamente appare sempre più grave. Riguardo ai giovani che con coscienza s’impegnano: meglio che lavorino come precari in un sistema produttivo che li degrada spesso a semi-schiavi, che nel tempo libero stiano nei bar o a marcare la movida cittadina. L’adoperarsi su temi importanti è ritenuto pericoloso. Solidarietà ai ragazzi di Ultima Generazione, trattati come criminali per il fatto di essere attivisti per il clima nel nostro Paese, indicando all’opinione pubblica problematiche e responsabili. Solidarietà al giornalista a cui è stato impedito di svolgere il suo lavoro d’informazione, essenziale in una democrazia che non divenga il grottesco feticcio verso cui ci stiamo avviando a grandi passi».

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