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Fratelli d'Italia autoconvoca il Consiglio sulle zone 30: «Ci dicano a cosa servono»

Il capogruppo Matteo Cavatton ritenta la carta dopo il caso Alì, che però in aula non era stato discusso per la richiesta di sospensiva da parte del Pd

«Il Consiglio comunale, luogo deputato al confronto democratico, non si riunisce quasi più. Per evitare di affrontare  con serietà e trasparenza i temi nevralgici della nostra Città, la maggioranza ha dimostrato una volta di più di essere refrattaria a qualsiasi forma di confronto ed è arrivata a votare la sospensione ed il rinvio della discussione di una mozione presentata dall’opposizione, fatto mai accaduto da che ho memoria. È per questo che ho deciso di promuovere un altro ordine del giorno con valore di autoconvocazione». Il capogruppo di Fratelli d'Italia Matteo Cavatton, dopo aver chiesto l'autoconvocazione per il caso Alì, torna a farlo per le zone 30, che tanto hanno fatto discutere dopo il caso Bologna.

Le richieste sulle zone 30

«Se chi governa disattende ai propri doveri ed i consiglieri di maggioranza si limitano ad accondiscedere servilmente ai voleri di sindaco e giunta - dichiara Cavatton - l’opposizione è chiamata a sostituirsi nell’azione amministrativa e a portare al centro del dibattito cittadino tutto le  tematiche che impattano profondamente sulla vita dei padovani ma che il Sindaco vorrebbe far passare sotto silenzio. È per questo che portiamo in aula la discussione su Padova a 30 all’ora. Vogliamo sapere se sono state effettuate, e come, le opportune e doverose verifiche in tema di riduzione degli incidenti, di abbassamento dell’inquinamento e di variazione dei tempi di percorrenza, qualora la misura annunciata pubblicamente venisse adottata. Vogliamo sapere se l’eventaule abbassamento dei limite nelle zone perifiche è legato a motivazioni puramente ideologiche o, peggio ancora, alla nemmeno troppo nascosta intezione di fare cassa con le contravvenzioni. Mi auguro davvero che tale mozione non subisca la medesima sorte della precedente, anche perché l’opposizione non intende arretrare rispetto al proprio diritto-dovere di indagine e controllo dell’attività amministrativa e, se costretta, continurà ad usare sistematicamente lo strumento dell’autoconvocazione».
 

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