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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

La musica dal vivo a Padova non manca: cinque "nostri" cantautori

Alle volte, vedendo le lunghe file di fronte a discoteche e feste dj set, un pensiero dal filo cinico corre alla mente a suggerire che la musica dal vivo è sorpassata, che non interessa più ai ragazzi e che ormai quei tempi d'oro in realtà mai interrotti dal secondo dopoguerra agli anni '90 siano finiti. Diciamolo subito, senza fronzoli e il più direttamente possibile: neanche per sogno. Va bene, non siamo più negli anni '60 quando il concetto di dj ancora quasi non esisteva e l'intrattenimento musicale nei locali (quelli seri) era esclusivamente dal vivo, ma il diffondersi della cultura elettronica e dei dj­set non ha limitato la musica dal vivo, l'ha solo affiancata.

De gustibus non disputandum est, preambolo doveroso prima di dire che, al netto dei gusti personali, il panorama cantautorale italiano ha partorito e sta partorendo artisti di prim'ordine, dalle trasognate, poetiche liriche di un Colapesce alla vitalità un po' retrò di un Brunori Sas, dall'elettronico mondo scanzonato e disumanamente cinico di un I Cani fino alla diretta e critica visione del mondo in rock di Appino, degli Stato Sociale o dei Pan Del Diavolo. Molta, moltissima carne arrostisce lenta al fuoco del sottobosco musicale italiano, cosa tanto più meritevole quanto più si considera che è animata evidentemente solo dalla passione dato che, in questo momento, le major discografiche non toccano chi non sia uscito da un reality neanche con i guantoni da boxe.

Padova, chiaramente, non può essere da meno. Si fa un gran dire a proposito della città del Santo, che sia musicalmente morta, noiosa, perduta in una routine musicale trita e conformista, che sia insomma musicalmente nulla. Ebbene, se un'idea si basa sulla reale constatazione del mondo, questa non è un'idea ma un preconcetto a voler essere teneri superficiale: Padova pullula, brulica di locali, concert hall, festival, serate spot, eventi e concerti spontanei, formicola di giovani e meno giovani armati di chitarra, di basso o di qualsivoglia strumento, e le sue strade sono vitalizzate da un flusso creativo costante che non cerca altro che la sua dose di ispirazione. Ecco cinque cantautori e cantautrici, giovanissimi o rodati, che hanno fatto e stanno facendo parlare di sé.

ULISSE SCHIAVO. Appena ventenne, il giovanissimo chitarrista dalla tecnica armonica e articolata vola direttamente verso una vocalità acuta e melodiosa, in un immaginario che può ricordare un Nick Drake, o forse un David Crosby, o ancora un Jeff Buckley, o forse più semplicemente e con più completezza, solamente un Ulisse Schiavo. Balzato all'attenzione del pubblico a 19 anni, vincendo il concorso "Senza Spine" del circolo Fishmarket, e di recente uscito con l'EP d'esordio "Viscera", Ulisse non programma a breve concerti, ma gli aggiornamenti sono pubblicati puntualmente sulla sua pagina Facebook.

ERIN BONOMO. Nativa di Dolo, Elisa Bonomo, in arte Erin, ha in Padova una sua città d'adozione oltre che per aver frequentato il suo ateneo, per il nutritissimo numero di concerti che vi ha tenuto e che continua a tenervi. Erin Bonomo è una di quelle cantautrici che "nasce" con la chitarra in mano, da sempre proiettata sul palco, tanto gradevole nella vita quotidiana, accompagnandovisi in una conversazione sul più e sul meno, quanto scatenata sul palco, con la sua declinazione vocale forte, decisa e irriverente, con i suoi testi tanto discosti dal convenzionale e dal politicamente corretto quanto connotati da critiche, analisi e introspezioni profonde e intelligenti, e con una tecnica chitarristica addirittura sconfinante nel grunge. Due gli album al suo attivo in compagnia della sua band, La Cantina dei Bardi; incessante la sua attività da solista, di cui il pubblico padovano potrà avere un assaggio domenica 24 gennaio all'Interno12 di via Portello.

JACK CANTINA. Vicentino di Montecchio Maggiore, attualmente residente a Bologna e reduce da un tour di successo in Giappone, Jacopo Bettarello, in arte Jack Cantina, ha scelto Padova per vivere i suoi vent'anni. E Padova lo ricorda, per molti anni con il suo dobro e la sua voce che faceva vibrare le finestre, portare le sue canzoni fra le vie del centro, suonando all'aria aperta a beneficio dei passanti. Lo ricorda, nei locali e nei festival con la sua band, i famigerati Magma Flux, animare feste scatenate e allegramente tendenti all'esagerazione. Sì, perchè quella di Jack Cantina è una musica particolare, scatenata e riflessiva, profonda e profana, fantasiosissima negli arrangiamenti ma trascinante e immediata da comprendere; una musica adatta a un musicista maturo, e non certo da ieri, dotato di un pregio che, davvero, un cantautore ogni cento ha: saper parlare a tutto il pubblico come si parlasse a ognuno di loro, singolarmente. Anche Jack Cantina, al momento, non programma concerti, ma non si dovrà attendere molto prima di vedere una sua data sulla sua pagina facebook, e di sicuro Padova è una delle sue mete preferite.

GIOVANNA LUBJAN. Ecco una conoscenza ben consolidata del pubblico padovano, con i suoi tredici anni di pervicace, ostinata, coronata carriera sulle spalle e la sua voce inconfondibile: Giovanna Lubjan, o più semplicemente Lubjan, è un'autentica padrona di casa a Padova, e non solo a Padova. Inconfondibile la sua chitarra saettante e veloce, che non perde mai l'armonia attraversando morbidamente come una nave da crociera un oceano in tempesta di arrangiamenti articolati, complessi e originalissimi, animati forse da un rock pop anni '90 sublimato in un mezzo espressivo coniato attorno al messaggio della sua autrice. Alle volte è davvero sorprendente rendersi conto, ascoltando le sue canzoni, della leggerezza che lasciano nel cuore delusioni, gioie immense, noia e divertimento, quando vengono raccontate da Giovanna Lubjan, cullate da una morbidezza energica davvero tutta sua. Tre gli album da lei finora pubblicati, per un'infinità di tour e concerti, l'ultimo dei quali, il Minitour Unplugged, dopo le tre date padovane di dicembre, la porterà il prossimo 22 al Rive Jazz Club di via Rive a Cartigliano.

LUCA FERRARIS. Jazz, manouche, swing e klezmer nella musica, stralunato, sognante eppure ancorato alla realtà nei testi. Quella del pianista e cantante Luca Ferraris è una musica davvero indefinibile, fitta di controsensi e di colpi di scena, profondamente colta ma spensieratamente scherzosa. Non a caso, il suo ultimo album,  "Sorridenti senza denti", è un gioco di parole, qualcosa che rimanda a una miseria felice, inconsapevole e quasi "stolta", ma anche alla parola inglese Sorry, perchè non si sa mai, intanto mettiamo le mani avanti! Per sua stessa ammissione, quello di Ferraris è uno sguardo anarchico e pirandelliano sulla vita, che non risparmia certo quella prorompente vitalità che suo marchio a partire dal sorriso sotto i baffoni dell'autore, ma che sa parlare di umanità con completezza e schiettezza, senza risparmiare davvero nulla in un continuo gioco fra testo e musica. Non a caso, la band che lo accompagna è composta da alcuni artisti tratti dalla crema musicale della buona vecchia Padova: Francesco Socal, Sergio Marchesini, Giulio Gavardi, Pietro Sconza e Paul Mazzega. La compagine si esibirà stasera al Ca'Sana di via Santi Fabiano e Sebastiano.

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