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A cura di PadovaOggi

Musica, cinque band padovane che stanno molto facendo parlare di sé

Non solo folk ma anche rock, pop, musica elettronica, jazz, swing e chi più ne ha più ne metta. Il panorama creativo padovano sembra davvero non esaurirsi mai e abbracciare tutti i gusti e gli stili, tanto che districarsi nell'universo della band musicali cittadine appare se non impossibile quantomeno molto difficile. Ecco cinque band padovane che stanno molto facendo parlare di sé.

MAMUTHONES. Nato come progetto solista del fondatore ed ex batterista della celeberrima formazione Jennifer Gentle, Mamuthones pubblica dal 2007 due album con alcune delle etichette avant-rock più attive e quotate, A Silent Place e Boring Machines, con ottimi apprezzamenti di critica e pubblico. Col tempo, al progetto si uniscono il chitarrista Matteo Polato, Francesco Lovison, della band Slumberwood, al basso e synth, e il guru del "bacchiglione beat" Maurizio Boldrin, poi sostituito da Andrea Davì, alla batteria. Cinque gli album al loro attivo, di cui l'ultimo, lo split album Collision #4, realizzato assieme alla band britannica Evil Blizzard, per una carriera che li ha fatti assurgere ai massimi livelli italiani nel campo del nuovo rock psichedelico. 

THE PEXION. Più squisitamente strumentali e straordinariamente vitali i The Pexion, formazione che conta i suoi anni nelle dita di una mano e che vede impegnati membri dagli emblematici nomi d'arte: El Tega Freddy Flamingo al contrabbasso, Pep Doctor P alla chitarra e Johnny Hollywood alla batteria. Non ingannano le suggestioni anglosassoni dei nomi per lo stile, un punk rock intriso di surf e rockabilly che loro stessi definiscono "Hellcowpunk", ma tutte italiche sono invece le tematiche dei testi, intrise di uno squisito anarchismo nell'interpretazione dei fatti e delle immaginazioni, di un lassismo impegnato che ossimoro tutto italico. Non per niente, i The Pexion preferiscono animare i palchi delle iniziative più socialmente impegnate delle notti patavine, animando anche progetti artistici e sociali collaterali della più disparata natura. Mai come nel loro caso, quantomeno a Padova e per il carico semantico che il genere porta sulle spalle, Punk is not Dead!

SAYA QUINTET. Saltando di palo in frasca, passiamo a questo quintetto ormai da anni sulla cresta dell'onda, e formata da alcune delle nuove leve più promettenti del vitalissimo circuito jazzistico cittadino: la cantante Sara Fattoretto, il sassofonista Yuri Argentino, il chitarrista Andrea Vedovato, il contrabbassista Riccardo Di Vinci e il batterista Stefano Cosi. Notato l'anno scorso dalla giuria del prestigiosissimo Premio Tenco, il Saya Quintet deve la sua notorietà alla fantasia e alla sapienza negli arrangiamenti che propone, tratti dalla migliore tradizione della canzonetta e della musica leggera italiana dagli anni '30 agli anni '60, dal Trio Lescano al Quartetto Cetra, da Lelio Luttazzi a Domenico Modugno fino a Luigi Tenco e Giorgio Gaber. Ipnotica è la nuova linfa iniettata nelle vene di una musica che grazie anche al loro contributo pare destinata all'immortalità, che indulge spesso e volentieri in improvvisazioni ardite e in sperimentalismo ironico mai scontato o dissacrante. 

SPACE MOSQUITO. Operazione inversa a quella dei Saya è quella degli Space Mosquito, che invece preferiscono riprendere brani di successo internazionale (leggi cheap in certi casi), e trasformarli in arrangiamenti surf e pulp in qualcosa di nuovo ma dal sapore vintage. Però, lungi dal soffermarsi a facili paragoni con altri gruppi, il ribaltamento che la cantante Mosquito Queen, il bassista Galaxy Gregg, il chitarrista Nitro Hank e il batterista Shuttle Mike (questi i loro nomi ufficiali nel mondo parallelo del palcoscenico) sanno fare, è qualcosa di davvero sorprendente per quanto rendono irriconoscibili brani noti a tutti, un progetto dissacrante fin nella sua concezione che evolve le sue creazioni riconsacrandole a uno stile contemporaneamente oscuro e solare, ormai datato ma sempre nuovo, intramontabile ma poco percorso, di nicchia ma amato da tutti. Non ha che due anni all'attivo l'avventura degli Space Mosquito, biennio che ha visto però decine di concerti, un videoclip, il progetto di un secondo e una costante pulsione compositiva che pare quasi inesauribile.

KLUNE. "We did nothing special, just kind of pop music", questa la laconica definizione che il produttore Alberto Pagnin, il chitarrista Giulio Abatangelo e il cantante Giovanni Solimeno danno della loro giovanissima formazione, i Klune, nata esattamente due anni or sono. Ma pop è forse riduttivo per una band come i Klune che invece sa mescolare pop e musica elettronica con una sapienza davvero rara, e con una pulsione allo spettacolo dal vivo e una presenza sul palco di tale portata da accumulare nel corso dei due anni di attività decine di concerti con riscontro di pubblico non indifferente malgrado ancora stentino a realizzare un vero e proprio album preferendo accostare liberamente le loro composizioni. Ma, si sa, la musica è meglio ascoltarla dal vivo...questo sembra essere il messaggio di fondo del disco mai nato dei Klune. 

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