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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Tradizione patavina, ecco perché si dice che Padova è la "città dei tre senza"

Di solito, quando si descrive qualcosa - e così anche una città - si parla di cosa questa cosa - o città - possieda. Si può dire che, a suo modo, Padova sia speciale in questo senso, se si pensa che uno degli epiteti che più le sono stati attribuiti nel tempo è quello di "città dei tre senza". Bando ad elencare una serie di qualità, Padova si distingue e, quello che possiede, lo fa emergere per privazione, una privazione che, però, è sinonimo di unicità.

Padova è la città del "Santo senza nome", perché Sant’Antonio, per i padovani, è il Santo per antonomasia. E, così, sentiremo più spesso dire "andiamo al Santo", che non "andiamo alla basilica di Sant'Antonio": tanto, che è quella, si sa.

Ma Padova è anche la città del "Caffè senza porte", quella dove lo storico caffè Pedrocchi, per oltre un secolo prestigioso punto d’incontro per intellettuali, studenti, accademici e uomini politici, fino al 1916, è rimasto aperto giorno e notte.

C'è poi il "Prato senza erba". E qui il riferimento è a Prato della Valle, la seconda piazza più grande d’Europa, che, fino alle fine del XVIII secolo, periodo in cui assunse la conformazione attuale grazie ad Andrea Memmo, era, in realtà, una superficie paludosa.

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