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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Padova nella storia, la firma dell'Armistizio alla fine della Prima guerra mondiale

Lo sapevate? Senza la città di Padova, quasi sicuramente la Prima Guerra Mondiale sarebbe stata perduta. Passato ormai il periodo dei grandi eserciti napoleonici, ma in un mondo in cui ancora si stentava a capire le evoluzioni di un conflitto che era andato molto oltre le aspettative che si avevano al suo scoppio, la logistica era qualcosa di forse più importante della stessa linea del fronte, e sicuramente delle tattiche di molti generali criminali che mandarono al macello senza remora più generazioni di italiani. Si pensi a cosa doveva significare alimentare un fronte lungo centinaia di chilometri, dall'Istria alla Svizzera, dove i pesanti scambi d'artiglieria erano all'ordine del giorno e dove milioni e milioni di soldati erano stazionati spesso in zone impervie, mal servite da strade o ferrovie o d'alta montagna. Migliaia di tonnellate di armi e munizioni, milioni di tonnellate di rifornimenti, cibo, vestiti, corrispondenza, per non parlare delle truppe fresche da portare al fronte: per sostenere uno sforzo del genere, occorreva uno snodo ferroviario molto ben strutturato, con una eccellente capacità di transito, abbastanza vicino al fronte da potervi raggiungere ogni anfratto in poco tempo ma al contempo riparato dall'artiglieria, installato in una città industriale dove i rifornimenti potessero trovare magazzini riparati, officine per la riparazione e la lavorazione, macelli per il bestiame e via discorrendo.

La scelta, fin da subito, parve scontata: Padova. Non per niente, la città subì nell'arco degli anni del conflitto ben novantasette incursioni aeree, alcune delle quali molto violente come quelle che centrarono la chiesa Del Carmine, il Duomo e perfino il Santo, mietendo numerose vittime. Quando poi, nel '17, le truppe italiane vennero sbaragliate a Caporetto, la linea di ripiegamento rimase a lungo oggetto di discussione: un fronte plausibile era il fiume Brenta, mentre quello più probabile era addirittura l'Adige, ma questo avrebbe lasciato Padova nel primo caso sulla linea del fuoco, nel secondo addirittura in mano al nemico, dandogli un vantaggio tecnico davvero insostenibile. Fu anche per non perdere Padova che, infine, la linea di resistenza venne stabilita sul fiume Piave. Da Padova, più precisamente dal Castello di San Pelagio, partì Gabriele D'Annunzio per il suo celeberrimo "Volo su Vienna", e quando l'inutile carneficina ebbe fine, venne scelta proprio Padova per accogliere la delegazione Austro-Ungarica incaricata di siglare l'armistizio: la sua firma avvenne a villa Giusti, ancora oggi visitabile lungo via Armistizio, a due passi dal centro cittadino. 

Ciononostante, neppure un'onorificenza fu assegnata alla città di Padova per il suo ruolo durante il conflitto. I padovani non si sono mai crucciati di questo, però: la vera medaglia di Padova sta nella bellezza e nella vitalità che non ha perso pur passando attraverso quell'inferno... e dopo cent'anni luccica ancora come non mai. 

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