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A cura di Federica Scandolo

Vita universitaria, studenti padovani in cucina: una questione di tempi e spazi

Ciao mamma, vado a studiare a Padova. Ma, ovvio, la vita universitaria non è solo studio, c’è anche molto altro: cibo, per esempio. Quando si è studenti fuori sede ci si trova faccia a faccia con i fornelli, e spesso quel genere di fornelli che si aziona solo con l’accendino, dopo ripetute imprecazioni. Si sa, a parte i fortunati delle zone residenziali, che magari hanno a disposizione spazi più ampi e ristrutturati, gli studenti del centro città si dilettano in piccole stanze poco arieggiate. Ma non è lo spazio a fare la cucina, è quello che ci si fa dentro a darle il nome. Ebbene, cosa succede nelle cucine dallo stile vintage, per non dire vecchio, degli studenti padovani?

Nuova immagine bitmap-10-2Frigo, dispense, mensole e pertugi vari sono spesso divisi equamente tra i coinquilini. Ognuno ha le sue abitudini alimentari, giustamente, e, in una famiglia studentesca numerosa, si può assistere al fenomeno del frigo con uno scomparto pieno, uno vuoto e uno con solo bottiglie; lo stesso avviene nell’armadietto della dispensa, dove il primo ripiano è a rischio crollo, mentre in quello centrale una scatoletta di tonno piange la solitudine.

Questa analisi della gestione spazi rappresenta le diverse modalità con cui lo studente si approccia al cibo. Ognuno mangia quando, quanto e come vuole, perché, a parte qualche caso di sociopatia, gli orari non coincidono quasi mai con quelli degli altri coinquilini. Ci si ritrova spesso nella condizione di doversi preparare il pasto da soli e in poco tempo. Chiaramente non è la regola, ci sono anche le circostanze di armonia e collettivismo, in cui si divide tutto e ci si trova a tavola insieme la sera. L’ideale è che almeno uno sappia cosa sta mescolando in quella pentola.

Ogni studente ha la sua disponibilità economica e la propria esperienza culinaria, tuttavia in quasi tutti scarseggia una predisposizione essenziale: la voglia di mettersi a cucinare (anche con la consapevolezza di dover lavare i piatti dopo). Facciamo finta, per un momento, che non esistano la pizza congelata, il kebab sotto casa o la solitaria scatoletta di tonno salva-vita. E facciamo anche che non siate/siano arrivati a Padova con una borsa frigo piena di cose buone e pronte della mamma. Ok, a pranzo la mensa può risolvere tanti problemi con poca spesa, ma la sera?

Da questa condizione, nasce la creatività culinaria studentesca. Infatti, l’invenzione di piatti con quello che c’è, senza perderci troppo tempo, per molti è un’arte. Arte essenziale. Nascono così piatti unici (nel senso che dopo quello basta) e accostamenti improbabili. Gli ingredienti base più usati sono insalata, pasta e riso. Quello con cui sono mescolati, beh, fantasia dello chef!

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