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Pizzo ai caporali per lavorare al Maap: i lavoratori denunciano, aperta una indagine

Duecento euro al mese sono costretti a versare i lavoratori delle cooperative Silver e Platinum, che hanno in appalto dalla Due Erre Sas il lavoro al mercato ortofrutticolo. Una decina di lavoratori, tutti originari del Bangladesh, si sono rivolti qualche mese fa ad Adl Cobas che li ha supportati nel presentare denuncia

Masul vive in Italia da circa 10 anni, è originario del Bangladesh. Da quattro anni lavora al Maap: «E' un lavoro duro, ogni giorno faccio 15 ore, sono 350 al mese. Per lavorare devo pagare, altrimenti mi lasciano a casa. Lo sapete che c'è la mafia? E se non gli do i soldi loro mi lasciano a casa e cominciano a parlare male di padre, madre... Loro molto male parlano», dice usando queste parole per farci capire che vengono insultati e maltrattati da queste persone. E' mezzogiorno e davanti al Maap cominciano a concentrarsi diversi lavoratori impiegati nella movimentazione della merce nel mercato ortofrutticolo. Hanno appena finito il turno, alcuni sono semplicemennte in pausa. Arrivano tutti in bicicletta.

Ad aspettarli ci sono alcuni sindacalisti di Adl Cobas e tanti giornalisti. Prende la parola Stefano Pieretti che spiega nel dettaglio la situazione: «Da quando lavorano al Maap, questi lavoratori sono costretti a pagare il pizzo ai caporali che gli chiedono ogni mese 200 euro per farli lavorare, dopo aver chiesto loro 2500 euro per essere assunti. E questa situazione va avanti da anni. Originari del Bangladesh i lavoratori, i caporali sono un connazionale e un modavo. I due sono dipendenti delle cooperative Silver e Platinum. 

Dopo anni di vessazioni i lavoratori si sono fatti coraggio e si sono rivolti ad Adl Cobas, che ha sostenuto da subito le loro ragioni. «Li abbiamo accompagnati a far le denunce, diversi mesi fa. Oggi abbiamo deciso di fare questo annuncio pubblico perché queste persone sono stremate. Non ce la fanno a fare ogni giorno 15 ore, che non sono neppure riconosciute in busta paga. Forse ricevono qualcosa fuori busta, ma in ogni caso, ogni mese, devono versare la quota a chi li chiama a lavorare». A guardare le loro buste paga, i lavoratori fanno160 ore al mese, in realtà però ne fanno molte di più, in pratica il doppio. Se fosse confermato quanto denunciato sarebbe un clamoroso caso di sfruttamento del lavoro. Chiediamo a Pieretti se secondo lui è possibile che le cooperative Silver e Platinum non fossero al corrente della situazione o se invece questo che si sta denunciando fosse un vero e proprio sistema: «Ci sembra strano non sappiano almeno che i lavoratori erano impiegati per così tante ore ogni giorno. Questo mi parrebbe strano. Sul resto non mi posso pronunciare».

Lavoratori denunciano caporalato al Maap

Le cooperative hanno in appalto il lavoro dalla Due Erre Sas che ha subito fatto sapere, con una nota, che non fosse assolutamente a conoscenza della situazione grave all'interno del mercato ortofrutticolo. «Due erre sas era totalmente all’oscuro di questi comportamenti che, se saranno confermati dalle verifiche degli enti locali, sono da censurare e condannare senza tentennamenti.La nostra azienda ha sempre lavorato nel rispetto della normativa e a difesa della dignità dei lavoratori e così continuerà a fare anche in futuro», fanno sapere con una nota. «Restiamo in attesa degli sviluppi, in base ai quali valuteremo eventuali azioni da intraprendere anche a tutela dell’immagine della nostra azienda». Anche il presidente del Maap, Mario Liccardo, ha diramato una nota a commento della denuncia di questa decina di lavoratori supportati da Adl Cobas: «Apprendo con stupore e grande rammarico quanto viene denunciato da ADL Cobas, poiché si tratterebbe di fattispecie contrarie alle legge e a principi basilari in tema di tutele del lavoro e della dignità dei lavoratori. Dal punto di vista formale potrei anche cavarmela dicendo che il MAAP “non c’entra” in quanto non ha nessun rapporto contrattuale con le cooperative menzionate dal sindacato e che tantomeno c’entra il Cda in carica perché nominato solo tre mesi fa, mentre dal comunicato di ADL Cobas si evince che i fatti risalirebbero addietro nel tempo», puntualizza subito. «Ma ciò precisato non intendiamo certo chiudere gli occhi su qualsiasi fatto, men che corretto e da chiunque commesso, che si verifichi all’interno del perimetro di operatività del nostro ente, essendo il principio di legalità un caposaldo imprescindibile, riaffermato a chiare lettere anche dal codice etico di cui MAAP si è dotato già da alcuni anni». Liccardo fa capire che aspetta di vedere cosa emergerà di concreto dalle indagini che sono scattate immediatamente dopo la denuncia: «Fermo restando altresì il rispetto del principio del garantismo nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nell’odierna denuncia sino agli eventuali accertamenti da parte gli enti preposti, valuteremo comunque nel proseguo ogni iniziativa utile a rafforzare il rispetto di questi principi».

Nei prossimi giorni sarà fissato un incontro in Prefettura dove Adl Cobas auspica venga aperto un tavolo per affrontare tutte queste criticità. Il sindacato chiede che le due cooperative vengano messe fuori dal Maap, insieme ai due caporali. Inoltre pretendono sia assicurata la continuità lavorativa per chi ha avuto il coraggio di denunciare e anche per chi non lo ha avuto, ma subisce a tutt'oggi questo tipo di trattamento. 

Stegano Pieretti Adl Cobas

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