Concerto per la santa Pasqua all’abbazia di Praglia
Il percorso che l’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Marco Angius, intraprenderà insieme ai suoi ascoltatori in occasione del concerto pasquale del prossimo mercoledì 12 aprile alla Abbazia di Praglia, a Bresseo di Teolo (Pd) sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, promette di essere uno di quei viaggi da cui non si può che uscire cambiati.
Il tracciato del programma, infatti, procede dall’immediatezza del sentire e dall’evidenza delle passioni di cui è pervasa la Sinfonia n. 49 in fa minore di Franz Joseph Haydn per avvicinarsi, attraverso le molteplici finestre e finestrelle aperte dalla Quarta sinfonia di Gustav Mahler, all’innocenza ambigua dell’infanzia. E, nel riemergere di sensazioni che sembravano essersi asciugate ed assopite, apre alla possibilità di una reviviscenza di quella purezza: di una sorta di seconda nascita, o di resurrezione.
Il titolo attribuito alla sinfonia di Haydn in programma, “La passione”, più ancora che all’occasione sacra – o alla leggenda secondo cui quest’opera sarebbe stata composta il giorno di Venerdì Santo – è legata all’estrema espressività della scrittura musicale, che rimanda alla rinascita di un sistema degli affetti in seno alla corrente settecentesca dello Sturm und Drang. E infatti questa sinfonia, che è una delle poche che Haydn scrisse in tonalità minore, è lontanissima dai toni soffusi e galanti dello stile delle corti e dei palazzi; ricorda piuttosto, almeno nei movimenti lenti, l’emotività esasperata del primo Seicento. Nei tempi veloci, invece, l’incisività dei frammenti che compongono i temi, i contrasti fra suoni sforzati e melodie raccolte e soprattutto il trattamento spaziale del materiale già chiamano uno stile successivo, quasi beethoveniano.
Incisività dei fraseggi, scrittura per frammenti ed iperespressività si ritrovano appieno nella Quarta sinfonia di Mahler, ma senza le inquietudini di coerenza e di economia di materiale che agitavano il sinfonismo di Haydn e Beethoven. E’ proprio di Mahler guardare oltre le leggi intrinseche dell’arte musicale (che, essendo così poco razionale, quando la si vuole rigorosamente derivata da sé stessa conduce a un’ascesi potenzialmente senza fine) per lasciarsi attraversare da tutti i flussi del mondo, esagerandone le asperità, i contrasti, le dolcezze ed i drammi per renderli riconoscibili in mezzo al caos della loro mescolanza reciproca. Come ha affermato Marco Angius, in Mahler “la forma musicale coincide con l’irregolarità dell’esistenza”.
La rappresentazione del mondo che ci offre la Quarta sinfonia è un labirinto aereo, disperso, percorso da intensità impalpabili. Così, nel primo e nel secondo movimento, ricordi di Schubert, Haydn, Beethoven si mescolano al suono dei musicisti di strada, a rumori della natura ed a versi di animali, rievocando la capacità dei bambini di passare dalla leggerezza al sacro candore, al terrore e infine a un altro gioco. E così il terzo movimento, che si annuncia fin dall’inizio come un lungo incantamento, un intreccio di curve di cui non si distinguono bene i contorni – quasi un arabesco visto troppo da vicino – si rivela la traduzione di una sensazione infantile ben precisa, forse la sensazione infantile per eccellenza: quella di essere immersi in un mondo che sfugge totalmente al proprio dominio, ma nondimeno capace di dispensare grandi gioie e profonde sofferenze – sentimenti ben più forti di quelli che possono provare gli adulti, dannati dall’illusione del controllo.
Totalmente immersa nel mondo dell’infanzia è infine la conclusione della sinfonia, in cui entra una voce di soprano, Chiara Isotton, giovane soprano bellunese, già avviata verso una brillante carriera,
per cantare il Lied finale (“La vita celestiale”, tratto da Des Knaben Wunderhorn). Come disse lo stesso Mahler, l’idea del mondo superiore che ne traspare è talmente lontana dalla nostra comune rappresentazione della beatitudine celeste da risultare quasi disturbante. “Di nessun mondano frastuono / s’ode qui in cielo il suono”, si canta; ma subito dopo la vita angelica viene invasa da danze, salti e canzoni, fiumi di vino e grandi mangiate; San Pietro torna pescatore, Santa Marta fa la cuoca e perfino a S. Ursula Martire, alla vista della gran giostra dei beati bambini, scappa una sonora risata.
Mercoledì 12 aprile, ore 21
Abbazia di Praglia, Bresseo di Teolo
Orchestra di Padova e del Veneto
Marco Angius, Direttore
Chiara Isotton, Soprano
Franz Joseph Haydn - Sinfonia n. 49 “La Passione”
Gustav Mahler - Sinfonia n. 4 “La vita celestiale” (versione K. Simon)
Ingresso libero sino ad esaurimento dei posti
Profili
Chiara Isotton, soprano
Il soprano Chiara Isotton nasce nel 1985 a Belluno dove studia presso la scuola di Musica A. Miari. Dopo essersi brillantemente diplomata presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, prosegue il perfezionamento con William Matteuzzi e Roberto Scandiuzzi e frequenta nel 2008 i corsi dell’Accademia Chigiana con Renato Bruson.
Nel giugno 2009 vince una Borsa di studio alla XXXIX edizione del Concorso Internazionale Toti dal Monte di Treviso e frequenta un master su La Vera Costanza di Haydn con Regina Resnik oltre ad un corso tenuto da docenti fra i quali Maria Chiara e Roberto Scandiuzzi e con quest’ultimo partecipa a un corso di perfezionamento nell’estate 2010 a Santander presso l’UIMP.
Dopo essersi classificata in numerosi Concorsi nazionali, nel marzo 2013 risulta fra i vincitori del Concorso Comunità Europea di Spoleto che le consentirà di esibirsi nell’estate al Festival dei Due Mondi e al Festival delle Nazioni di Città di Castello e a debuttare in settembre il ruolo di
Tosca al Teatro Lirico Sperimentale.
Nel Febbraio 2015 è la Sacerdotessa nell’Aida diretta da Zubin Mehta al Teatro alla Scala, dove successivamente ricopre anche il ruolo di Alisa nella Lucia di Lammermoor diretta da Stefano Ranzani. Nel giugno 2015 si diploma all’Accademia di perfezionamento del Teatro alla Scala e a settembre ritorna a Spoleto debuttando Mimì ne La Bohème.
Fra i suoi impegni concertistici, la sua apparizione nel contesto dell’Hermitage Music Festival di San Pietroburgo, l’esecuzione dello Stabat Mater di G. Rossini all’Auditorum dei Wiener Sängerknaben a Vienna e una serie di Recital in Corea (Sejong Art Center, Daegu Opera House) al fianco di Renato Bruson. Inoltre si è esibita a Hong-Kong (Cultural Center), allo State Theater di New Brunswick (New Jersey), al Teatro Grande di Brescia, ad Al Ain (UAE University). Da ricordare un concerto presso il New Stage del Teatro Bolshoi di Mosca diretta da Tugan Sokhiev e l’esecuzione della IV Sinfonia di G. Mahler al Conservatorio di Milano e al Carlo Felice di Genova diretta da Fabio Luisi.
Recentemente ha preso parte ad un concerto alla Scala con Edita Gruberova sotto la direzione di Marco Armiliato.
Marco Angius, direttore d’orchestra
Marco Angius è tra i direttori d’orchestra italiani più richiesti di questo momento. Specialista nell’interpretazione della musica contemporanea, ha collaborato con le principali istituzioni ed enti lirici italiani oltre a una serie di debutti internazionali di assoluto presitigio: l’Ensemble Intercontemporain di Parigi, la Tokyo Philharmonic Orchestra, l’Orchestre Philarmonique de Nancy, l’RCM Orchestra di Londra, l’Hermes Ensemble di Anversa, l’Orchestre de chambre de Lausanne, l’Orchestra Nazionale della Rai di Torino, l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna (dove ricopre un rilevante incarico di direttore ospite per il repertorio moderno e contemporaneo), l’Orchestra Verdi di Milano, l’Orchestra I Pomeriggi Musicali.
Già direttore principale dell’Ensemble Bernasconi dell’Accademia Teatro alla Scala, dal settembre 2015 è direttore musicale e artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto con la quale ha già inciso 5 cd. Tra le pubblicazioni più recenti l’incisione An Mathilde di Dallapiccola Togni per Stradivarius e l’Arte della fuga di Bach/Scherchen diretta dallo stesso Angius (Stradivarius).
Tra i suoi ultimi impegni artistici importanti: ha diretto l’opera Aquagranda di Filippo Perocco che ha inaugurato la Stagione 2016/2017 del Teatro La Fenice e ha debuttato sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino al Teatro Regio di Torino nell’opera Ká?a Kabanová di Janá?ek con la regia di Carsen. Prossimamente sarà impegnato al Teatro Farnese di Parma per la Stagione del Teatro Regio di Parma ne “Il Prometeo” di Luigi Nono.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.