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Economia

Scuola, la Cisl scrive a Zaia: "Pochi insegnanti di sostegno e carenze alle primarie"

L'organizzazione sindacale chiede un intervento urgente per risolvere i problemi

In vista del prossimo avvio dell'anno scolastico 2017/2018 la Cisl si appella al presidente del Veneto, Luca Zaia, mettendo in luce i problemi che limitano il buon funzionamento della scuola pubblica. Il nodo che preoccupa di più i due segretari generali della Cisl del Veneto, Onofrio Rota e Sandra Biolo, riguarda i docenti di sostegno.

CARENZE ORGANICO.

“Anche quest'anno, più dei precedenti”, scrivono in una lettera indirizzata alla Regione, “il numero degli insegnanti di sostegno formati e di ruolo disponibili sarà nettamente insufficiente rispetto alle necessità richieste da quello, elevato e crescente, degli studenti disabili che, quest'anno, sono 16.424. La causa di questo squilibrio sta nella scelta fatta dalle Università di Padova e Verona di chiedere al MIUR l'autorizzazione per un numero di posti nei corsi di specializzazione per attività di sostegno notevolmente inferiori alle necessità oggettive. Questa distanza tra necessità occupazionali e posti per la specializzazione/abilitazione va avanti da anni e sta creando un paradossale corto circuito che penalizza i laureati in cerca di occupazione, la scuola pubblica veneta e, in primis, gli studenti disabili”.

I NUMERI.

“Tanto per fare un esempio concreto: quest'anno, a fronte di 1.743 nomine, i posti per la specializzazione/abilitazione attivati dalle Università venete sono 560, meno di uno ogni tre. Questo scompenso riguarda però solamente alcune regioni, tra cui in modo evidente, in Veneto. In altre invece si verifica l'esatto contrario. Tanto per fare un esempio, in Molise gli specializzandi sono 370 a fronte di 35 immissioni in ruolo (più di 10 per ogni posto). Il secondo problema riguarda il personale abilitato all'insegnamento nelle scuole dell 'infanzia e primaria. Anche in questo caso le Università venete (nello specifico Scienze della formazione primaria di Padova con la sede staccata di Verona) dispongono corsi per un numero assolutamente insufficiente di studenti rispetto alle esigenze occupazionali”

I PENSIONAMENTI.

“Per l'Anno Accademico 2017/2018 sono previsti (per il primo anno del corso) 200 posti a Padova e 100 a Verona. In totale 300 posti, un numero invariato da tempo. Il fatto è che solo nel corso del 2017 sono andati in pensione, in Veneto, 601 docenti di scuola primaria e 143 di scuola d'infanzia. Le quantità dei pensionamenti sono simili anche negli anni precedenti. Nello scorso Anno Accademico l'Università di Padova ha ricevuto circa 1.100 domande di partecipazione ai test di ingresso e 850 richiedenti si sono presentati affrontare la selezione ed ottenere uno dei 300 posti disponibili”.

LE RICHIESTE.

“Si conferma così che se da una parte c'è bisogno di personale e c'è l'interesse da parte dei laureati, dall'altra ci si ostina a definire numeri chiusi incomprensibilmente restrittivi. Per essere chiari: oggi in Veneto non ci sono docenti per la scuola primaria. A queste carenze si pone rimedio con l'assunzione di insegnanti senza qualifica e con contratto annuale, alimentando così la spirale della precarizzazione della didattica, del lavoro e dell'organizzazione scolastica. Cosa chiediamo? Poche, semplici, scelte. La prima: che le Università concertino con l'Ufficio Scolastico Regionale i numeri e le caratteristiche dei corsi di specializzazione e abilitanti all'insegnamento. La seconda: che la Regione intervenga nel merito anche facendo valere la sua presenza nel Comitato Regionale di Coordinamento delle Università”, concludono.

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