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Confapi: «Le imprese hanno bisogno di stabilità anche politica, perché porre un limite ai mandati?»

L'economia padovana verso il 2024: segnali contrastanti ma export e Pil hanno il segno più. Il Presidente Carlo Valerio si schiera a favore di un nuovo mandato in Regione per Luca Zaia

L’Associazione traccia il bilancio di un anno difficile e importante, in cui la produzione industriale scende in territorio negativo (-2,7%), ma nel quale l’export continua a premiare le aziende padovane (+5%), così come resta positivo il saldo nelle assunzioni (+7.225). Il presidente Carlo Valerio: «Tante sfide per gli imprenditori, che hanno bisogno di stabilità e interlocutori certi: surreale il dibattito politico di questi giorni, siano gli elettori a scegliere. Il buon governo va premiato».

Economia padovana: pur in un momento complicato si può guardare con fiducia al 2024, nonostante tutto. Lo attestano i dati congiunturali elaborati da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, che, come da tradizione a dicembre, ha messo in fila i principali indicatori economici del territorio, in vista di un anno particolarmente importante anche dal punto di vista politico, con le elezioni europee a giugno e le amministrative che coinvolgeranno 310 comuni veneti e 52 comuni padovani, mentre già ferve il dibattito sulle elezioni regionali del 2025, incentrato sulla questione del terzo mandato. Un dibattito che il presidente Carlo Valerio non esita a definire «surreale e dannoso, perché gli imprenditori hanno bisogno di stabilità e interlocutori certi e chi ha lavorato bene, come il presidente Zaia a livello regionale e tanti amministratori, di centrosinistra e di centrodestra, a livello locale, avrebbe tutto il diritto di ripresentarsi alle urne lasciando che siano i cittadini a valutare il lavoro svolto. Presidente della Regione e sindaci sono figure apicali al servizio del territorio, con competenze che si costruiscono nel tempo. Gli imprenditori lo sanno bene. Non per niente molte aziende, piccole e grandi, contano su guide che rimangono al vertice per decenni: chiaramente non possiamo accomunare pubblico e privato, ma è evidente che l’esperienza è un valore importante. Perché rinunciarci a prescindere, quando comunque saranno i cittadini a esprimersi sulla qualità dell’operato?».

Prima i numeri. Da un lato, nel terzo trimestre 2023, la produzione industriale manifatturiera in Veneto riporta una variazione del -2,7% rispetto al terzo trimestre 2022, a segnare una frenata su base tendenziale, che risente ancora del contro-rimbalzo sul 2022. Una tendenza che si riscontra anche nel territorio padovano, nel quale le unità di impresa registrate sono 85.581 (erano 85.616 un anno prima), di cui 11.076 nell’industria, contro le 11.289 dell’anno precedente, con un calo di 213.

Dalla voce “export” arrivano i segnali più incoraggianti: al terzo trimestre del 2023 il saldo è positivo dello 0,7% in Veneto (per un totale di 61,2751 miliardi) e di un consistente 5% per le imprese della provincia di Padova, le cui esportazioni, nei 9 mesi tra gennaio e settembre 2023, sono salite a 10,1095 miliardi di euro (contro i 9,6269 miliardi nell’analogo periodo del 2022). Il tutto si ripercuote anche sulle previsioni relative al Pil, che dopo il +4,4% dello scorso anno, nel territorio vedrà il 2023 chiudersi con un +0,9% per assestarsi nel 2024 su un +0,6%, comunque superiore allo 0,4% della probabile crescita a livello nazionale.

Positivo, poi, il saldo relativo ad assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro: a oggi Padova registra +7.225 posizioni lavorative nel corso del 2023, con un +4.450 nelle assunzioni a tempo indeterminato. A tutto questo fa da contraltare la cronica difficoltà delle imprese di trovare lavoratori adeguati alle loro esigenze. Nello specifico, entro febbraio le aziende venete hanno in programma di assumere 120.360 persone, quelle padovane 21.280 (di cui 8.660 nell’industria). Ma, nel 53,9% dei casi, sanno già che sarà difficile trovarli, vuoi per mancanza di candidati, vuoi per la loro preparazione non idonea. Un quadro particolarmente fosco in alcuni settori, perché le difficoltà di reperimento salgono al 67,3% per gli operai specializzati. Per alcune voci specifiche, poi, il fenomeno assume proporzioni drammatiche, si pensi agli operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni, introvabili nel 92,2% dei casi, e a fonditori, saldatori, lattonieri, calderai e montatori di carpenteria metallica, irreperibili nell’82% dei casi.

Infine, nel valutare il quadro generale delle prospettive per il 2024 va considerato, appunto, che il prossimo sarà anno di elezioni: a giugno sono in programma quelle per il rinnovo del Parlamento europeo, ma si voterà anche in 52 comuni del territorio padovano, mentre, di fatto, è già iniziata la campagna elettorale in vista delle regionali del 2025.

«Mai come in questo momento, anche nel campo delle politiche industriali nazionali ed estere, c’è bisogno di procedere uniti e nella stessa direzione. Le nostre imprese si trovano ad affrontare numerose sfide, compresa quella delle guerre in atto e della scomposizione e ricomposizione degli equilibri geopolitici internazionali, che hanno ovvie ripercussioni sul piano economico. E ancora: pur nel progressivo contenimento dei costi dell’energia e delle materie prime, le difficoltà della logistica e lo spropositato costo del denaro continuano ad affaticare il sistema che Confapi rappresenta, e non solo quello. Nonostante questo quadro così complesso e mutevole, le nostre imprese continuano a essere competitive, anche grazie alla loro capacità di affacciarsi sui mercati esteri», afferma il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio commentando i dati elaborati su fonte Fabbrica Padova, Unioncamere del Veneto, Camera di Commercio di Padova, Istat, Regione Veneto, Veneto Lavoro e Prometeia.

«In questo quadro sono tante le sfide a cui siamo chiamati: investire in formazione per superare barriere culturali ed economiche che frenano la digitalizzazione e la transizione green; investire sul miglioramento delle competenze di gestione e controllo; investire sulle risorse umane attualmente introvabili, anche attraverso specifiche azioni di reclutamento e formazione di personale extra europeo nei paesi di origine», aggiunge Valerio. Che poi chiosa: «In un periodo così complesso come quello che stiamo vivendo, chi fa impresa ha bisogno, appunto, di stabilità e interlocutori certi. Per cui ci sentiamo di lanciare una provocazione: nel momento in cui in Parlamento si sta lavorando a un accordo tra i partiti di maggioranza per garantire un mandato in più rispetto ai due attuali per i sindaci tra i 5 e i 15 mila abitanti - il che potrebbe consentire a 6 primi cittadini del territorio padovano di candidarsi per un terzo incarico - perché dovrebbe essere vietato nei comuni più grandi e in Regione? In una democrazia è il cittadino che sceglie di confermare o mandare a casa un sindaco, un governatore o un presidente del consiglio - qualora si dovesse arrivare all’elezione diretta -, perché porre un limite alle sue possibilità di scelta?».

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