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Nuove misure "anti-kebab", possono aprire solo take away con il 60% di prodotti veneti

Il vincolo riguarda il centro storico e rientra nel più ampio regolamento (sperimentale per un anno) "per l'insediamento delle attività di somministrazione di alimenti e bevande"

Nuovo provvedimento "anti-kebab" dell'amministrazione del sindaco leghista di Padova Massimo Bitonci. Dopo l'ordinanza che prevede la chiusura anticipata alle ore 20 degli esercizi nelle zone Stazione, Borgomagno, Prima Arcella e Codalunga, ora è la volta del nuovo "Regolamento per l'insediamento delle attività di somministrazione di alimenti e bevande", che, all'articolo 4 bis ("Attività artigianali e commerciali del settore alimentare - misure per la tutela e il decoro del patrimonio culturale del Centro storico"), vincola eventuali nuove aperture nella cosiddetta zona 1 (Piazze, Prato della Valle, via Roma, riviera Tito Livio...) a mettere in vendita prodotti almeno per il 60% appartenenti alla filiera veneta o comunque "tipici del territorio e della tradizione storico culturale della città di Padova e della Regione Veneto".

VENETO ALMENO IL 60% DEI PRODOTTI. Il nuovo regolamento, che dovrà essere approvato in sede di Consiglio comunale e rimarrà valido in via sperimentale per un anno, è stato illustrato mercoledì mattina dal vicesindaco con delega al Commercio Eleonora Mosco. La misura rientra tra le cosiddette norme "anti-kebab" e riguarda le attività artigianali e commerciali del settore alimentare, ovvero i "take away", che, d'ora in poi, potranno aprire solo se saranno in grado di garantire che almeno il 60% dei prodotti per la preparazione o la vendita sarà tipicamente veneto.

ECCEZIONI. Una "conditio sine qua non" che non sarà applicata, invece, alle attività già esistenti al momento dell'entrata in vigore del nuovo regolamento. Saranno possibili eccezioni: "L’esercente che intenda richiedere la deroga rispetto al comma 1 del presente articolo - si legge nel testo dell'articolo - dovrà presentare specifica richiesta corredata da un progetto, che verrà valutato dalla giunta comunale, competente a decidere sull’eventuale concessione della deroga, nel quale vengano evidenziati in particolare i seguenti elementi, rispondenti agli indirizzi dell’Amministrazione comunale per la tutela e il decoro del centro storico: qualità e pregio dell’allestimento di vetrine, insegne ed interni; tipicità dei prodotti venduti (nazionale o internazionale); qualità delle materie prime utilizzate; innovatività e originalità del progetto; congruenza e/o capacità di integrazione con identità del tessuto storico, architettonico e commerciale della città; modalità di gestione dell’attività".

L'ASSESSORE REGIONALE. "Favorire i negozi con prodotti 'a chilometri zero' è una ottima idea per valorizzare gli splendidi centri storici del Veneto, ricchi di storia, arte e cultura, forti di una identità che è la prima ragione del fascino che esercitano, in particolare nei confronti dei turisti stranieri - commenta Elena Donazzan (FI), assessore al Lavoro della Regione Veneto - tutte le città storiche del Veneto dovrebbero avere un assessore e una regolamentazione legata all’identità del territorio. La amministrazioni locali devono ripensarsi - sostiene l’assessore - il loro compito è anche la difesa dell’identità. Solo operando così, si qualifica l’occupazione, si creano nuove professionalità nel campo dell'accoglienza e del marketing e si valorizzano le tradizioni locali e, indirettamente, le produzioni 'made in Veneto'".

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