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L’unico in Vento, il museo “Poleni” tra i finalisti dell’European museum of the year awards 2024

Il museo dell’università di Padova è l’unico museo in Veneto ad aver ottenuto questo riconoscimento

Delle centinaia di musei di tutta Europa che si candidano ogni anno all’European Museum of the Year Awards (EMYA), solo alcuni, una cinquantina quest’anno, vengono “nominati” e invitati a partecipare alla conferenza e alla cerimonia in cui viene proclamato il vincitore. Tra questi il Museo “Giovanni Poleni”, unico in Veneto e tra i due selezionati fra le proposte italiane di quest’anno.

Il premio

Il Premio Museo europeo dell'anno è stato fondato nel 1977, sotto gli auspici del Consiglio d'Europa, con l'obiettivo di sostenere, incoraggiare e premiare l'eccellenza e l'innovazione nel panorama museale europeo. Volto a promuovere la cittadinanza consapevole, la democrazia, i diritti umani e la sostenibilità, superando i confini culturali, sociali e politici, l’EMYA risponde ai cambiamenti sociali a lungo termine e alle urgenze sociali attuali. Riflette le sfide, gli obblighi e le opportunità che i musei devono affrontare nel XXI secolo. Come tiene a sottolineare l’European Museum Forum, il processo di valutazione dei candidati garantisce che vengano identificate qualità, innovazione e creatività al di là delle enormi differenze di tradizioni, contesto, obblighi, tematiche, dimensioni e finanziamenti dei musei partecipanti. Quest’anno, la conferenza annuale e la cerimonia di premiazione del premio EMY2024 si terranno a Portimão, in Portogallo, dall'1 al 4 maggio 2024. I candidati presenteranno i loro musei, verranno annunciati i vincitori e verranno discussi, rinnovati e reinterpretati i valori di fondo e le idee innovative nel campo museale europeo. Saranno presenti 250-300 professionisti museali di spicco, compresi i vincitori delle scorse edizioni del premio. La conferenza funge da punto di riferimento per un fruttuoso scambio di idee e conoscenze, favorendo e stimolando l'innovazione e le migliori pratiche del settore, e creando una vera e propria rete tra i musei partecipanti.

 Il riconoscimento

«La nomina del Museo “Giovanni Poleni” al prestigioso premio EMYA rappresenta una nuova conferma dell'impegno con cui i musei di Ateneo stanno affrontando le sfide del presente, aprendosi al territorio e ponendosi in proficuo dialogo con la società civile. L'inaugurazione del rinnovato Museo Botanico e del nuovo Museo della Natura e dell'Uomo ci hanno fornito ulteriori occasioni per superare i tradizionali confini dei nostri musei, che vengono sempre più vissuti da grandi e piccoli visitatori come luoghi di partecipazione e di cittadinanza scientifica, in cui sperimentare in prima persona occasioni di dialogo tra le varie discipline – sottolinea Fabrizio Nestola, presidente del Centro di Ateneo per i Musei dell'Università di Padova –. Oggi i Musei del CAM sono impegnati in una serie di nuovi progetti, intesi a promuovere l'accessibilità del patrimonio anche da parte di pubblici fragili o di coloro che non possono frequentare il museo per motivi economici, legati alla salute o alle limitazioni della libertà individuale. Come l'esperienza maturata in questi anni dal Museo Poleni ben dimostra, il patrimonio è di tutti e sta a noi aumentare le opportunità di fruizione del patrimonio culturale da parte dei pubblici tradizionalmente emarginati».

 La collezione

Il Museo “Giovanni Poleni” custodisce un'inestimabile collezione di strumenti scientifici frutto dell'insegnamento e della ricerca in fisica svolti a Padova a partire dal XVIII secolo. Fu infatti nel 1739 che Giovanni Poleni iniziò a insegnare fisica sperimentale all'Università di Padova. Da quel momento vennero acquisiti strumenti scientifici per effettuare esperimenti e dimostrazioni a scopo didattico e di ricerca. È stato radicalmente ristrutturato e riaperto al pubblico nel settembre 2021, fa parte del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’ateneo. È uno dei musei del Centro per i Musei di Ateneo (CAM) ed è ospitato in una delle aree didattiche e di ricerca del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Padova.

Le attività

«È bellissimo pensare che tra le centinaia di musei che ogni anno si candidano dai 46 Paesi membri dell’Unione europea ci sia il Museo “Giovanni Poleni” dell’Università di Padova. I candidati sono sia nuovi - quindi aperti al pubblico per la prima volta negli ultimi tre anni - oppure musei consolidati che hanno rinnovato la loro organizzazione e completato un programma sostanziale di modernizzazione e ampliamento degli spazi espositivi. Il Premio – dice Sofia Talas, conservatrice del Museo “Giovanni Poleni” – viene assegnato a quelli che contribuiscono profondamente alla nostra comprensione del mondo e allo sviluppo di nuovi paradigmi. Ricordo che tra i musei vincitori delle scorse edizioni troviamo il Museo dell’Infanzia in guerra di Sarajevo, il Musée des civilisations de l’Europe et de la Méditerranée di Marsiglia, il Museo nazionale olandese di Storia della Scienza di Leida e il Museo delle Olimpiadi di Losanna. Lo studio sugli strumenti scientifici è oggi una delle attività importanti del Museo, che continua ad arricchire le proprie collezioni con dispositivi provenienti dalle attuali ricerche svolte a Padova nell’ambito della fisica. Abbiamo mantenuto l'aspetto di "luogo di lavoro" della sede, poiché il Museo si propone di mostrare al pubblico come i fisici insegnavano e facevano ricerca. Stiamo vedendo che le aree espositive intime, combinate con l’aspetto da luogo di lavoro e i colori caldi dell'allestimento, rendono il Museo “Giovanni Poleni” uno spazio inclusivo, un luogo in cui persone di ogni età, cultura e provenienza non si sentono escluse o fuori posto. Il Museo però svolge anche un ruolo sociale anche al di là dei confini della storia della fisica mettendo in evidenza, ad esempio, l'interdisciplinarità del sapere, le connessioni che si sono create, negli ultimi secoli, tra la fisica e altri campi, come la musica, la psicologia, la medicina, l'arte e l'architettura. In un mondo sempre più specializzato e frammentato, speriamo di favorire relazioni che travalichino i confini tradizionali tra diversi settori della cultura. Un altro obiettivo del Museo “Giovanni Poleni” – sottolinea Talas – è quello di stimolare discussioni e pensiero critico sugli attuali rapporti fra scienza e società: si propone ad esempio una riflessione sulle connessioni tra scienza e mercato esaminando la popolarità dei prodotti radioattivi tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del ‘900. Infine poniamo al centro del Museo la multiculturalità della scienza: gli strumenti scientifici sono la testimonianza materiale degli scambi di conoscenze avvenuti tra le varie culture nel corso di migliaia di anni. Così come la scienza è stata un ponte tra le culture, speriamo che il nostro Museo sia in grado di creare ponti tra le persone e le loro diverse culture».

 Uno spazio al passo con i tempi

«Il prestigioso risultato internazionale ottenuto dal Museo Poleni conferma l’ottimo lavoro fatto da lungo tempo dal nostro Dipartimento per conservare e valorizzare in forme nuove il suo patrimonio storico scientifico. Già a partire dagli anni 1980 infatti, grazie in particolare al collega Gian Antonio Salandin, non solo si sono recuperati, restaurati e messi in sicurezza gli strumenti storici, ma si sono anche via via sviluppate ricerche approfondite su questo ricchissimo patrimonio. Queste ricerche hanno permesso di comprendere in modo sempre più chiaro il senso del Museo e, al contempo, di immaginare e realizzare nuove forme di uso del Museo ai fini della diffusione della cultura. Un museo infatti – afferma a nome del Dipartimento di fisica e astronomia Giulio Peruzzi, responsabile scientifico del museo – non deve semplicemente far leva sull’eventuale fascino esercitato dai reperti conservati, e al Museo Poleni ce ne sono davvero di notevoli, ma deve stimolare nel pubblico sia generico sia specialista domande, dubbi, dibattiti, accostamenti inaspettati tra diversi ambiti disciplinari. Insomma, si deve cercare di mettere in atto quella che dovrebbe essere la funzione principale dei musei oggi, in ispecie di quelli universitari: uno spazio per pensare, uno spazio per confrontarsi sul passato, sul presente e sul futuro, uno spazio per comprendere il carattere universale della scienza moderna, base epistemica della democrazia e della convivenza pacifica tra i popoli. La nomina per l’EMYA conferma la strada intrapresa».

Foto articolo da comunicato stampa - Foto Federico Milanesi

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