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Le lavoratrici invisibili chiedono più diritti: in piazza colf, badanti e baby sitter

A sostenere la loro battaglia l'Adl Cobas: «E' il momento di rompere il silenzio e di sottolineare che il welfare in Italia si regge su queste persone»

Più diritti per le lavoratrici invisibili. La mobilitazione promossa da Adl Cobas è dedicata a loro. Colf, badanti, baby sitter, soprattutto immigrate e senza un contratto regolare. I Cobas chiedono condizioni più dignitose e soprattutto diritti: la malattia pagata dall'Inps, una pensione giusta ad un'età adeguata, la maternità pagata, l'accesso alla Naspi e il diritto a conservare il posto di lavoro dopo la maternità.

Adl Cobas

«E' il momento di rompere il silenzio e di sottolineare che il welfare in Italia si regge su queste persone, molte famiglie non potrebbero permettersi un doppio reddito senza una collaboratrice domestica che si prende cura degli anziani o dei bambini o dei lavori di pulizia - denuncia il sindacato Adl Cobas. - .Il lavoro delle collaboratrici è considerato molto meno di quello delle dipendenti di un'azienda privata o di un ente pubblico. Eppure lavorano in condizioni di sicurezza non garantita, si ammalano più facilmente perché il loro è un lavoro usurante, non hanno orari - dovrebbero fare massimo 54 ore ma sono sempre molte di più - rinunciano al riposo, a stare con le loro famiglie e guadagnano pochissimo. Per di più, dopo vent'anni di lavoro maturano pensioni da 200-300 euro e devono aspettare i 71 anni per ricevere quei pochi soldi. La nostra non è una battaglia contro le famiglie ma perché lo Stato riconosca più diritti a queste lavoratrici».

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