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Venerdì, 26 Aprile 2024
ALIMENTAZIONE

Coldiretti chiede di inserire l'origine della carne nei menù dei ristoranti

Il presidente padovano, Bressan: «Estendiamo l’obbligo anche a mense, ospedali, aziende». A Padova il settore vale quasi 260 milioni di euro e coinvolge quattromila allevamenti

«Menù trasparenti nei ristoranti francesi con l’obbligo di indicazione dell’origine delle carni. Un passo avanti nel segno della trasparenza e della tutela di produttori e consumatori che dovrebbe seguire anche l’Italia, adottando subito una misura analoga». Lo chiede Coldiretti Padova. La notizia è di questi giorni: la ristorazione commerciale e collettiva francese, inclusi ristoranti e mense, dovrà indicare nei menu il paese di origine delle carni di maiale, pollame, agnello o montone servite ai propri clienti. Lo stabilisce il Governo francese con il decreto n° 2022-65 del 26 gennaio sulle modalità di applicazione dell’indicazione obbligatoria dell’origine delle carni di pollame, suine e ovine nella ristorazione commerciale e collettiva.

Modello francese

«Nel dettaglio – sottolinea la Coldiretti - dovranno essere indicati nei menu il paese di allevamento e il paese di macellazione, sia che si tratti di carne fresca, refrigerata o congelata, per garantire maggiori informazioni sugli alimenti consumati anche fuori casa. La nuova norma sarà applicabile dal 1° marzo 2022 per 2 anni, fino al 29 febbraio 2024 dopo essere stata autorizzata dall’Unione Europea. Per la carne bovina la Francia aveva già adottato una misura analoga nel 2004, dopo l’emergenza “mucca pazza” - spiegano in una nota - ora la stessa norma viene estesa a tutti i tipi di carne. E in Italia? Se ne parla da molti anni ma finora, nonostante i numerosi appelli da parte di Coldiretti, associazioni di allevatori e produttori, nonché da quelle dei consumatori,non si è fatto nulla per favorire questo passo fondamentale per una informazione più consapevole che permette di tutelare il settore dall’invasione di carne straniera, anonima, meno controllata e perciò meno sicura. Almeno una bistecca su due viene dall’estero, spesso da Paesi che non contemplano tutti i rigidi controlli sanitari e di qualità degli alimenti previsti dalla nostra legislazione».

Massimo Bressan

«Come ha ben sottolineato il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandi, si tratta di una misura di trasparenza importante per consumatori e per le imprese della filiera della carne – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – un provvedimento che va adottato al più presto anche in Italia dove circa 1/3 della spesa alimentare avviene fuori casa, tra ristoranti, bar e ristorazione collettiva. L’iniziativa della Francia è un buon esempio da seguire al più presto, dopo anni di discussioni e proposte». La zootecnia padovana da carne, ricorda Coldiretti Padova, vale quasi 260 milioni di euro nel complesso, tra bovini da carne, suini, carne avicola e conigli, con circa 4.000 allevamenti attivi. I capi bovini nelle stalle padovane sono quasi 100 mila, distribuiti in oltre 2.200 allevamenti, in maggioranza di medie dimensioni. I suini invece sono circa 105 mila e gli allevamenti 1820. Nel 2021 il fatturato per la carne bovina si è stabilizzato dopo il calo dell’anno precedente. Sul fronte della carne suina Padova è la terza provincia, dopo Verona e Treviso, per produzione con 23 mila tonnellate e un fatturato di oltre 33 milioni di euro.

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