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«Come stanno i ragazzi»: il film sul disagio psichico negli adolescenti uno schiaffo all'indifferenza degli adulti

Il documentario proposto al Park Prandina dall’associazione Train de Vie è stato girato all’interno del reparto di neuropsichiatria di Padova. La discesa nell'abisso e la risalita di adolescenti padovani che hanno trovato il coraggio e il supporto per uscirne. Un problema sottostimato che coinvolge centinaia di giovani

Il documentario di Alessandro Tosatto e Andrea Battistuzzi, “Come stanno i ragazzi”, andrebbe proiettato e visto in ogni dove. Questa è la premessa. Che poi un film di tale importanza venga proposto di martedì sera in uno dei giardini estivi della città, alla Prandina, rimane un grande merito per chi lo ha portato. Un film forte, chiaro, spiazzante e disarmante ma che ha la sua forza proprio nel coraggio di affrontare un tema terribile in un modo delicatissimo ed efficace. Il documentario infatti racconta la punta più alta di disagio giovanile, ci mette di fronte alla disperazione di adolescenti che per una serie di molteplici e quasi sempre sottostimati motivi, scelgono la via tragica dell'autolesionismo o addirittura arrivano a tentare il suicidio, invece che la vita. Non tutti per fortuna riescono nel tentativo più disperato, ma in ogni caso poi il percorso che gli si prospetta di fronte è davvero lunghissimo. E serve una equipe di persone esperte che sappiano cosa bisogna fare, come affrontare questi problemi. E servono strutture. Il pubblico presente, educatori e insegnanti ma anche tanti genitori, è rimasto rapito e concentrato per tutta la durata della proiezione. Se nel primo appuntamento si è affrontata la tematica della sessualità con l'obiettivo di capire come affrontare con i giovanissimi questo tema, il secondo appuntamento, questo, ha alzato ancora di più l'asticella. 

Sono storie vere quelle che vengono mostrate, raccontate da chi ha vissuto esperienze di grave autolesionismo fino appunto ad arrivare a tentare il gesto più drammatico. Sono tutti ragazzi padovani. Argomenti come questo sono ostici non solo per la portata di dolore che evidentemente contengono ma anche perché in troppi, adulti, pensano che non li riguardino, che a loro figlio o nipote questo non può accadere. Il primo errore che non bisogna fare, sottovalutare. Nel film vengono messi in evidenza alcuni degli aspetti che rendono per alcuni adolescenti la vita davvero impossibile, ma si intuisce lo siano in generale per tutti. Dall’eccessiva aspettativa che si ripone loro, la troppa competitività, al poco tempo dedicatogli e all’incapacità di usare un linguaggio a loro comprensibile davvero, che li faccia sentire coinvolti. I modelli perfetti, ma irreali, che vengono poi loro proposti, la ricerca eccessiva di rispondere a dei canoni che non possono corrispondere alla realtà sono solo alcuni degli esempi di elementi che portano a sviluppare criticità. Oltre a tutto questo c'è ovviamente l'ambiente famigliare, un elemento fondamentale. Nel bene e nel male. 

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La proiezione fa parte della proposta dell’associazione Train de Vie che ha dedicato una serie di appuntamenti dedicati a educatori e insegnanti soprattutto, ma aperta anche a genitori, sul tema dell’adolescenza. Il motore di questa iniziativa è Elena Nobile di Train de Vie, che ha coordinato la rassegna e scelto titoli e ospiti. «Il film è stato girato all’interno del reparto di neuropsichiatria di Padova. Vanno prima di tutto ringraziati i ragazzi che hanno vissuto questa esperienza e che stanno cercando di uscirne, che hanno trovato la forza di raccontarsi». Elena Nobile lavora proprio al recupero di questi adolescenti. «L’obiettivo è quello di far capire che certi problemi ci sono e si possono affrontare. Per fortuna ci sono già reti ed equipe multidisciplinari che lavorano per questo. Ma bisognerebbe prima di tutto, saperli ascoltare per poterli individuare. Parliamo di dolori nascosti, che non si vedono ma che sono profondi, radicati.  Bisogna cominciare a guardarli da un'altra prospettiva se vogliamo coglierne il dolore e quindi intervenire». Quello della salute mentale è un tema che è ancora oggi un tabù, che andrebbe assolutamente superato. Alla serata hanno partecipato anche la Professoressa Michela Gatta, la dottoressa Silvia Zanato, Annalisa Traverso (Npi) e la psicoterapeuta Marina Miscioscia. 

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Il film mostra anche come siano poche in Italia le strutture in grado a far fronte alla domanda di giovanissimi con forte disagio. Quella patavina è una eccezione, non la regola. Ci sono addirittura regioni che non hanno reparti nei loro ospedali capaci di affrontare questi problemi. Nei pronto soccorso però gli interventi per atti autolesionisti e i tentativi di suicidio sono cresciuti quasi del 30% negli ultimi anni. Un dato che non può essere sottovalutato. Una parte del film è dedicato anche ai danni e ai pericoli che possono portare l’accesso ai vari dispositivi che connettono tutti con tutti. Qualcosa che oggi pare scontato e banale ma se non indirizzato, preparato e accompagnato, rappresenta troppo spesso un pericoloso salto nel buio. 

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