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Da Este al Mato Grosso, Don Lucio Nicoletto nominato Vescovo in Brasile

Sao Felix do Araguaia, nello Stato del Mato Grosso, è da sempre una terra segnata violenza, prevaricazioni e aggressione del territorio. Una missione non priva di rischi, quella di don Luca Nicoletto.  «Che sia stato scelto uno di noi per andare ad operare in una diocesi con così tante problematiche, per noi è un onore», ha commentato Monsignor Claudio Cipolla

La nomina è arrivata direttamente da Papa Francesco, l'annuncio lo ha dato il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla. Don Lucio Nicoletto è il nuovo vescovo di Sao Felix do Araguaia, nello Stato del Mato Grosso, in Brasile. Un pezzo del paese vedeoro dove storicamente violenza e aggressione del territorio la fanno da padroni. Una missione non priva di rischi quella di don Luca Nicoletto. 

Nato ad Este cinquantadue anni fa, dal maggio del 2005 presta la sua opera in Brasile e nel 2009 entra nel consiglio pastorale. Le sue esperienze sono molteplici in un vasto territorio come quello brasiliano e vanno dalla formazione dei giovani all'apertura e organizzazioni di alcune missioni. Ma perché è così importante questa nomina lo spiega, pesando naturalmente le parole, monsignor Claudio Cipolla. Il Vescovo infatti evidenzia sia la posizione, confina con il Venezuela ed è parte della foresta Amazzonica, che la vastità di un territorio che storicamente è sempre stato oggetto di particolari attenzioni prima dei grandi proprietari terrieri, poi dei ricercatori d'oro e delle multinazionali. La violenza, le disparità sociali, colpiscono per lo più la parte più povera della popolazione, ancora oggi. La presenza poi di tanti predicatori poi, soprattutto evangelici, alimenta e giustifica tanta violenza ai danni soprattutto delle popolazioni indigene o appartenentei al movimento Sem Terra. Se in Italia quello della Chiesa Evangelica è visto più o meno come un fenomeno folkloristico, in Brasile è l'anima dell'ultra destra convervatrice tanto che, quando Bolsonaro fu eletto prima del ritorno di Lula, determinante è stato il "lavoro" fatto dai predicatori, soprattutto attraverso i canali televisi. Il Vescovo Cipolla non esprime giudizi ma fa intendere come non vadano sottovalutati certi fenomeni, che basta approfondire un attimo per comprendere quanto siano reazionari e violenti. Possiedono canali tv dove cercano di fare proselitismo paradassalmente cercando di attirare proprio le fasce più deboli, che però nei vari programmi vengono rappresentati come coloro che portano "degrado". 

Ma Araguaia, nel Mato Grosso, in Brasile rappresenta anche la pagina più nera della repressione messa in atto dal regime militare, che governò il Brasile dal 1º aprile 1964 al 15 marzo 1985, nel contesto della Guerra fredda. Tra il 1972 e il 1973 molti giovani trovarono in questa regione il luogo della speranza, dove far crescere il seme della linertà e della democrazia. Furono rucidati senza pietà e seppelliti in una fossa comune, dopo essere stati bruciati in modo da non lasciare tracce, proprio alla foce del grande fiume Araguaia che da il nome alla provincia dove Don Lucio Nicoletto presterà la sua opera da Vescovo. Di quella tragedia si venne a sapere solo anni dopo, nel 1975, attraverso il notiziario che dirigeva il giornalista Valdimir Herzog, che attraverso un grande lavoro di ricerca portò alla luce quella mattanza. Una denuncia che gli costò la vita. Fu infatti arrestato dalla Polizia Militare che inscenò goffamente il suicidio del giornalista. Era il 25 ottobre del 1975. Il suo funerale fu la prima grande manifestazione popolare contro il regime militare. 

Il Brasile è il paese con la più grande comunità cattolica al mondo, ma sta vivendo negli ultimi decenni una sorta di rivoluzione religiosa: se trent’anni fa si dichiarava cattolico oltre l’80 per cento dei brasiliani, oggi la percentuale è scesa intorno al 50, a favore principalmente dell’ascesa delle chiese evangeliche pentecostali, ultraconservatrici e capaci di creare reti solide, anche di un welfare di base, all’interno delle comunità più povere dove paradossalmente raccoglie un gran numero di proseliti. Nei quattro anni di governo dell’estrema destra, con Bolsonaro, lo rileva il rapporto del Cimi di luglio scorso, le politiche favorevoli ai cercatori d’oro sono state letali, anche nel Mato Grosso. Per non parlare delle multinazionali che hanno aggredito la foresta con la massima libertà. Sono aumentati gli attacchi alle comunità indigene e sono state uccise 795 persone appartenenti alle tribù, soprattutto a nord est, nell'ultimo anno. Una deriva che già esisteva e che sotto il governo Bolsonaro ha trovato più di qualche legittimazione. Forze paramilitari che anche dopo la caduta di Bolsonaro a favore di Lula, dettano comunque legge. Sono territori periferici dove vivono i discendenti dei cosiddetti "popoli originari". Indigeni che per la maggior parte hanno abbracciato, nel corso dei decenni, la Chiesa Cattolica. Ecco perché, per tutta questa serie di motivi, questa nomina nasconde significati molto più importanti e profondi di quanto si possa valutare da qui. 

«Luoghi enormi dove la nostra presenza rappresenta un lume, una speranza», ha sottolineato il vescovo Claudio Cipolla. «Per noi andare in missione vuole dire andare dove ci sono problemi. E il fatto che sia stato scelto uno di noi ad andare ad operare in una diocesi con così tante problematiche, per noi è un onore e siamo contenti di questa scelta. Nostro compito sarà accompagnarlo, far sentire a lui e a tutta la sua comunità la nostra vicinanza», ha concluso Monsignor Cipolla. 

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